La "compagnia invisibile" che ha in pugno le materie prime: 115 mld nel 2022

Operatori del settore, banche ed investiment banking hanno fatto boom nel 2002

di Daniele Rosa
Litio
Economia

Materie prime, il 2022 anno boom per gli operatori sconosciuti del settore

La Compagnia delle Indie, il punto apicale di tanti investitori più o meno sconosciuti, nel diciassettesimo secolo aveva il monopolio di tante attività commerciali in varie parti del mondo. Oggi qualcosa di analogo succede con un’altra compagnia, quasi invisibile, che ha il monopolio delle ricche materie prime nel mondo. Un gruppo eterogeneo fatto di colossali operatori del settore come Glencore, Trafigura, Vitol, poi big finanziari e dell’investment banking. 

Nel 2022, un anno instabile e unico fatto di guerre, crisi energetiche e inflazione gli “invisibili” del business delle materie prime hanno guadagnato oltre 115 miliardi di dollari, un terzo di più del risultato del 2018. Secondo una completa sintesi fatta dai consulenti dell’americana Oliver Wyman le grandi Big delle materie prime hanno potuto godere dei migliori momenti di volatilità e, con intelligenza, ne hanno approfittato. I risultati economici sono davvero significativi: 115 miliardi di dollari nel 2022, più del doppio dell’utile fatto nel 2009, l’anno del boom delle materie prime.

Materie prime, gli "invisibili" hanno guadagnato su tutto

In tempi di turbolenza (petrolio, gas naturale ed elettricità) come l’anno passato, gli “invisibili” hanno guadagnato su tutto. Solo con petrolio, gas ed elettricità i guadagni cresciuti e stimati sono stati tra il 55% e il 90%. Ma i guadagni sono arrivati pure da minerali e metalli (18%), gas naturale liquefatto (11%) e alimentari (5%). E la transizione green è stata per le compagnie di materie prime un’altra importante opportunità. Le operazioni con rame e nichel sono cresciute in maniera esponenziale. I nuovi diamanti, cioè litio e cobalto, fondamentali nella produzione di batterie per auto elettriche, sono sempre più ricercati. E le versioni green dei metalli tradizionali offrono sempre più opportunità nel settore. 

I Glencore, i Trafigura, i Vitol, i Gunvor, i Cargill o i Mercuria, prestanome di aziende specializzate nella compravendita di materie prime, sono solo una parte della grande commedia finanziaria che si sta rappresentando sui diversi scenari finanziari mondiali. In questo mega business, secondo l’agenzia americana, una parte importante la stanno facendo fondi di investimento (10%) e le banche (20%). La maggior parte di questi attori non effettuano alcuna transazione concreta con alcuna materia prima e che si limitano ad acquistare e vendere diritti che poi non eseguono (i derivati sono un modus operandi abbastanza comune). Ferro, soia, argento o gasolio, qualsiasi prodotto, tutto serve per guadagnare.

Materie prime, le società commerciali del settore diventate canali di finanziamento

Queste società commerciali sono diventate canali di finanziamento per il commercio mondiale; sono una specie di settore bancario ombra, disposti a pagare in anticipo i produttori di petrolio per il loro greggio o a fornire ai produttori rame a credito”, hanno sostenuto Javier Blas e Jack Farchy nel loro libro “Il mondo è in vendita”. Per molti analisti le materie prime si usano a copertura contro l'inflazione e come una sorta di investimento alternativo. Ma fino a quando il mondo sarà così instabile "la compagnia degli invisibili” avrà ancora tanti anni di guadagni senza limiti.

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