Meloni e lo spread, il nemico numero 1 della nostra economia: ecco perchè

Meloni e spread/ Nessun economista fa un bilancio onesto e veritiero, tutti considerano lo status quo come una condizione ineluttabile: l'analisi

di Alfredo Tocchi
Economia

Meloni e lo spread, la grande "battaglia" economica del governo di Centrodestra 

Nei giorni scorsi, la presidente del Consiglio Onorevole Giorgia Meloni si è rallegrata per il calo dello spread, che lei considera un merito del suo governo. Non è altro che l'ennesimo, imbarazzante esempio di provincialismo, da parte di un governo gradito all'Aspen Institute. Oggi, dopo anni di spread, l'impoverimento del nostro Paese è evidente in tutto (dai lavori pubblici, all'istruzione e alla sanità per citare soltanto tre esempi). Eppure, nessun economista fa un bilancio onesto e veritiero, tutti considerano lo status quo come una condizione ineluttabile e aprono le braccia sospirando: "Sono le leggi del mercato".

Ma io - giurista - so che le leggi (anche e soprattutto quelle del mercato) le fanno i legislatori, che altro non sono che i Parlamenti nazionali. Ed è proprio questo il punto: i Parlamenti nazionali non contano più nulla, sono stati esautorati nelle loro funzioni da organismi sovranazionali controllati dalla finanza. Lo spread è un esempio straordinario di quanto affermo (da più di trent'anni). Per meglio spiegare i termini della questione, accenno, prima di iniziare la mia analisi dello spread, alla c.d. "regola del 72", che si utilizza per calcolare in fretta e senza calcoli complessi in quanto tempo, investendo un capitale ad un determinato tasso d'interesse (e ovviamente evitando di intaccarlo), lo si raddoppia.

Basta dividere 72 per il tasso d’interesse (o di rendimento) e il risultato equivale al numero di anni necessari per raddoppiare il capitale. Se, per esempio, il tasso d’interesse fosse del 2% annuo, l'investitore impiegherebbe circa 36 anni a raddoppiare il proprio capitale. Se fosse del 3% annuo, 24 anni e così via.
E’ una regola applicabile a tutte le grandezze che crescono/diminuiscono ad un tasso “composto”. Se il Pil di un Paese cresce al 3% annuo, la sua economia impiegherà circa 24 anni per raddoppiare oppure se cresce al 6% impiegherà circa 12 anni. Questa informazione è essenziale per capire il danno che 22 anni di spread hanno causato all'economia italiana. In un articolo uscito su Money.it viene spiegato abbastanza bene cosa sia lo spread. 

Cos’è lo spread Btp-Bund?

Con lo spread Btp-Bund si indica il differenziale (ovvero la differenza) tra il rendimento dei buoni del tesoro italiani e contro gli omologhi tedeschi. Rispondere al quesito cos’è lo spread Btp-Bund è dunque piuttosto semplice: parliamo della differenza dei rendimenti tra i titoli di Stato italiani (Btp) e i titoli di Stato tedeschi (Bund). I titoli di Stato sono delle obbligazioni che un Paese emette in cambio di denaro da parte dell’investitore, con un relativo rendimento da pagare ad una determinata scadenza. Più la salute di un Paese è salda e forte, meno rendimento lo Stato darà all’investitore perché si tratta di un investimento molto sicuro - non esiste il rischio che lo Stato non riesca a ripagare chi ha comprato le sue obbligazioni.

Più l’economia di una nazione è a rischio, più il rendimento sarà alto secondo il ragionamento all’inverso.
In sintesi, per spiegare cos’è lo spread Btp-Bund, si può affermare: è un valore che ci dice quanto è più pericoloso prestare soldi allo Stato italiano (comprando Btp) rispetto al comprare il Bund. Il Btp è paragonato al titolo di Stato tedesco perché il Bund è visto dal mercato come un titolo senza rischio dato che l’economia della Germania è molto solida. Più alto è lo spread Btp-Bund, più alto è il rischio nel comprare il Btp. Più lo spread diminuisce, più l’Italia è valutata come uno Stato credibile e sicuro.
Chi valuta la solidità di un'economia?

Le agenzie di rating, Standard and Poor's e Moody's. In un articolo de Il Corriere della sera del 16  gennaio 2022, venivano indicati gli azionisti delle principali agenzie di rating: compaiono i nomi dei principali fondi di investimento mondiali (BlackRock, State Street e Vanguard), di banche d'affari, grandi capitalisti come Warren Buffet, hedge fund speculativi e fondi pensione conservativi. 

Perché la solidità di un'economia incide sullo spread?

L’aumento dei rendimenti dei Btp vuol dire che l’Italia è diventata un’economia più “pericolosa”, e aumenta il rischio che il Paese non sia in grado di ripagare i detentori dei Btp una volta giunti a scadenza. Quando l’Italia per una serie di eventi inizia ad essere considerata un Paese poco sicuro o affidabile, i rendimenti dei titoli di Stato aumentano perché altrimenti nessuno vorrebbe investire e prestare soldi all’Italia attraverso i Btp - che altro non sono che delle richieste di prestito da parte dello Stato verso gli investitori.
L’aumento dello spread Btp-Bund indica il fatto che l’Italia, per ricevere dei prestiti, è costretta ad offrire un tasso di interesse più alto, e quindi il costo dei prestiti che riceve aumenta. In sintesi, le agenzie di rating valutano il rischio di default del mutuatario (l'Italia), ovvero il rischio che l'Italia non restituisca il prestito ricevuto.

Esiste(va) un rischio di default?

Il default può essere definito, seguendo le migliori definizioni della Corte di Cassazione, come «uno stato di impotenza funzionale non passeggera, a soddisfare le obbligazioni contratte». Nessun osservatore della recente crisi dei mercati ha ancora adeguatamente sottolineato che il salvataggio del soggetto in default premia gli speculatori, che hanno investito i loro capitali ricavandone tassi d’interesse più elevati rispetto ad altri investimenti «sicuri». Se in teoria è evidente e non contestato che una Nazione possa - proprio come una persona fisica o giuridica - fare default (si pensi al caso dell'Argentina), è altrettanto evidente che questo rischio non sussista per Nazioni nell'Unione Europea. Il caso della Grecia (per quanto l'economia greca sia una frazione di quella italiana) è emblematico.

In ogni caso - anche ammettendo un teorico rischio default - l'Unione Europea dovrebbe creare le condizioni e gli strumenti per azzerarlo completamente. Ciò è non soltanto possibile, ma doveroso. Infatti, (sono consapevole di usare un esempio paradossale ed estremamente grossolano) senza l'aggravio dello spread (che per semplicità indicherò al 2%), in un arco temporale di 36 anni l'Italia avrebbe ripagato il 100% del proprio debito pubblico semplicemente accantonando l'importo del 2% annuo sul proprio debito pubblico.

Invece, i rendimenti che l’Italia offre (ovvero i tassi d'interesse comprensivi dello spread) vanno tutti ad incrementare il debito pubblico. Quindi, meno sicura è l’Italia più lo Stato dovrà offrire un rendimento più alto per vendere i Btp, più il rendimento sale, più costoso diventa per l’Italia ripagare i Btp a scadenza, più aumenta il costo dei Btp per le casse italiane e più aumenta il debito pubblico. Ecco perché l’Italia trema quando lo spread Btp-Bund sale.

Tuttavia, grazie a un avanzo primario (un PIL superiore al debito pubblico al netto degli interessi), l'Italia ha continuato a fare fronte alle proprie obbligazioni, (riducendo le spese correnti in settori quali la scuola, la sanità, la previdenza eccetera). Ma la domanda è: l'Italia era a rischio default? La risposta è NO: Oggi, al contrario, dato che il deficit pubblico ha raggiunto il 152,6% a fine marzo 2022, l'Italia non può più contare sull'avanzo primario.

Conclusioni

Abbiamo regalato agli investitori internazionali un 2% annuo circa di rendimento per 22 anni, grazie alla cecità dei nostri politici. Nessuno, nel nostro Parlamento, menziona la necessità di eliminare lo spread. Il divario tra la nostra economia e quella tedesca è aggravato dal fatto che noi - da 22 anni - giochiamo con un handicap. Lo spread ha infatti un impatto devastante anche sui tassi d'interesse passivi che le nostre banche applicano ai nostri imprenditori, con una ricaduta diretta sui costi di produzione. Per quanti anni i nostri politici consentiranno alla finanza internazionale di sfruttare la gallina dalle uova d'oro? Per quanti anni ancora noi cittadini italiani saremo sottoposti alla fiscalità più iniqua d'Europa, godremo dei servizi pubblici peggiori, verremo trattati da cicale quando siamo formiche e definiti PIGS da coloro che da New York, Londra, Bruxelles e Berlino si comportano come bulli internazionali? Io scrivo di spread da una vita. Nel 2011 una mia lettera ai principali quotidiani venne pubblicata da La Stampa tagliata al punto da renderla incomprensibile e semplicistica. Nel 2013 il Collega Nando Ioppolo (prematuramente scomparso pochi mesi più tardi) spiegò in questo filmato le dinamiche perverse e prive di fondamento giuridico dello spread. 

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Oggi è giunto il momento di eliminare per legge lo spread, pena il costante impoverimento di tutti noi.
Nel silenzio dei nostri economisti, complici e succubi della finanza internazionale, noi tutti, ciascuno nel proprio ambito e secondo le proprie competenze e capacità, siamo chiamati a far sentire la nostra voce. il risanamento economico non ci verrà offerto dall'alto. Il Forum di Davos e l'Aspen Institute sono finanziati dagli stessi fondi soci delle due principali Agenzie di rating. Non ci verrà offerto dall'Unione Europea che ha sempre e comunque favorito la finanza internazionale e l'industria tedesca. I nostri economisti più illustri (da Mario Monti a Mario Draghi passando per Romano Prodi, Carlo Azeglio Ciampi e Giulio Tremonti) hanno contribuito alla spoliazione del nostro Paese. Ora basta!
 

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