Superbonus, Bankitalia "cerchiobottista": "Prezioso, ma costa troppo"

Secondo la relazione di Palazzo Koch, i costi per il sistema caleranno "a partire dall’anno in corso per effetto della riduzione dell’aliquota"

di Redazione Economia
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Bankitalia: "Senza il Superbonus metà degli interventi non ci sarebbe stato"

"Il Superbonus ha avuto un impatto assai significativo: si può stimare che circa la metà degli investimenti che ne hanno beneficiato abbiano carattere aggiuntivo (non si sarebbero cioè verificati in assenza dell’incentivo)". A rilevarlo è Giacomo Ricotti, Capo del Servizio Assistenza e consulenza fiscale della Banca d’Italia, in audizione nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli strumenti di incentivazione fiscale con particolare riferimento ai crediti di imposta, presso la Commissione Finanze e Tesoro del Senato. In questi giorni il livello di scontro in materia di Superbonus ha continuato a crescere.

Il governo ha scelto di voler intervenire pesantemente su un provvedimento che non aveva mai convinto neanche Mario Draghi, ma che aveva il merito di aver fatto girare l'economia. C'è però un doppio problema: il costo per la collettività e il rischio di frodi. "Anche tenendo conto delle imposte e dei contributi sociali versati a fronte dell’aumento dell’attività del settore, gli oneri della misura per il bilancio pubblico restano - sottolinea Ricotti - comunque ingenti. Sulla base di prime valutazioni, questi oneri netti hanno avuto un profilo crescente nel biennio, riflettendo la forte accelerazione nel ricorso alla misura; si ridimensioneranno a partire dall’anno in corso per effetto della riduzione dell’aliquota prevista dalla normativa. Stando alle attuali regole contabili, gli effetti del Superbonus sull’indebitamento netto si manifestano gradualmente, secondo la tempistica di fruizione dell’agevolazione".

Il problema del costo della collettività, tra l'altro, è "splittato". Le modalità di utilizzo dei crediti in rate pluriennali e la loro contabilizzazione 'per cassa', infatti, fanno sì che i costi si manifestino in momenti diversi sui conti pubblici: nel biennio 2021-2022 il disavanzo ha beneficiato in misura sostanziale delle maggiori entrate connesse con la crescita dell’attività economica nel comparto edilizio; i costi legati all’utilizzo dei crediti d’imposta maturati si registreranno invece in larga misura negli anni successivi. Questa modalità di registrazione potrebbe peraltro essere rivista, se le autorità statistiche maturassero la convinzione che – data la possibilità di trasferire il bonus dal beneficiario iniziale a terze parti – l’incentivo ha natura rimborsabile (payable) invece che non rimborsabile (non payable). 

"Un incentivo non-payable viene registrato nell’indebitamento netto solo al momento in cui effettivamente viene utilizzato (ad esempio in compensazione, se si tratta di un credito d’imposta), mentre uno payable viene incluso già quando matura. Su questo aspetto dovrebbe incidere, per il futuro, la recente decisione del Governo di impedire la cedibilità dei crediti" ha concluso Ricotti.

Superbonus: Nomisma, impatto 110% su economia nazionale pari a 195,2 mld

Secondo il recente studio di Nomisma l’impatto economico complessivo del Superbonus 110% sull’economia nazionale è stato pari a 195,2 miliardi di euro, con un effetto diretto di 87,7 miliardi, 39,6 miliardi di effetti indiretti e 67,8 miliardi di indotto. Per valutare gli effetti finanziari del provvedimento gli analisti di Nomisma segnalamo che già nel 2021 un’analisi prodotta dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri (Cni) evidenziava che il disavanzo per le casse dello stato sarebbe stato compensato dalla generazione di Pil. Lo studio indicava come complessivamente un carattere di sostenibilità della misura sarebbe stato prevedibile in un orizzonte di 4 o 5 anni, periodo in cui, dati i precedenti, la domanda di ristrutturazioni e di efficientamento energetico degli edifici avrebbe potuto mantenersi su livelli elevati, attivando nel sistema economico ulteriori effetti di crescita.

Complessivamente l’incremento del valore degli immobili oggetto di riqualificazione, nell’ipotesi che tutte le unità immobiliari riqualificate rientrino nelle classi energetiche inferiori, supererebbe i 7 miliardi di euro. In uno scenario – in cui si stima che in Italia il settore delle costruzioni consumi oltre il 30% dell’energia primaria (generata per il 93% da fonti non rinnovabili) e sia responsabile di circa un terzo delle emissioni di gas serra – risulta particolarmente rilevante anche una valutazione dell’impatto positivo a livello ambientale: dai risultati dello studio emerge una riduzione totale delle emissioni di Co2 in atmosfera, responsabile mediamente del 40% del totale con punte fino al 70% nelle grandi città, stimata in 1,42 milioni di tonnellate. Al riguardo, l’investimento per la transizione ecologica attraverso il Superbonus è di 59 euro per tonnellata Co2, contro 52 euro per Trasporti e 95 per Industria.

Questo per altro si riflette anche sul bilancio delle famiglie, con risparmi pari a circa 29 miliardi di euro (dati stimati da Nomisma sui cantieri già conclusi). Nello specifico, per chi ha beneficiato della misura il risparmio medio in bolletta, considerando anche il periodo straordinario di aumento dei costi dell’energia, è infatti risultato pari a 964 euro all’anno. Lo studio evidenzia anche una riduzione del 15,5% per un solo salto di classe energetica, 30,9% per un salto di 2 classi energetiche e del 46,4% per un salto di 3 classi. Da non trascurare, infine, l’impatto sociale che, sempre secondo lo studio di Nomisma, ha visto un incremento di 641.000 occupati nel settore delle costruzioni e di 351.000 occupati nei settori collegati. Al pari del metodo di valutazione utilizzato per l’effetto economico generato, nello studio di Nomisma sono stati determinati anche i relativi coefficienti di attivazione utilizzati per valutare l’impatto prodotto sul sistema economico nazionale. In particolare, da una prima disamina è emerso che una produzione aggiuntiva di 1 mld di euro in costruzioni produce un incremento di 16.402 unità di lavoro nette di cui 10.602 direttamente nel settore delle costruzioni (pari ad una percentuale del 64%) e 5.800 nei comparti collegati.

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