Elisa Barucchieri: La bellezza (della danza) è negli occhi di chi guarda

Elisa Barucchieri, attrice, coreografa e danzatrice, è l’anima, il motore di ResExtensa

di Redazione
Elisa Barucchieri: La bellezza della danza è negli occhi di chi guarda (Claudia Blu lab foto Luca di Bartolo)
Spettacoli

Elisa Barucchieri: La bellezza (della danza) è negli occhi di chi guarda

Elisa Barucchieri, attrice, coreografa e danzatrice, è l’anima, il motore di ResExtensa. L’associazione non a caso, prende il nome dal pensiero Cartesiano e la sua idea che contrappone la res cogita, tutto ciò che è pensato, ragionato alla res extensa, lo spazio esteso, dell’intuizione. Questa è l’idea di Elisa di danza: il modo di tendersi in un atto dinamico verso gli altri. Tenace, istintiva e capace di trasmettere il moto di emozioni che si agitano dentro di lei senza risparmiarsi, Elisa Barucchieri rompe gli schemi, gli stereotipi che relegano la danza ad una forma d’arte elitaria, portandola fuori dai teatri, nelle piazze, per le strade, tra la gente. Una lunga luminosa carriera ed una passione che non lascia scampo per una donna dallo sguardo profondo che, grazie ai suoi spettacoli, ci permette di entrare nel suo magico mondo.

La danza, l’arte sono parte di te. Come sono entrate nella tua vita?

Mio padre era un grande artista, uno scultore. Aveva aperto un centro per le arti in Toscana, dove gli studenti americani universitari venivano a studiare arte, architettura e design e noi abbiamo vissuto andando e venendo dagli Stati Uniti, questo mi ha permesso di crescere con tanta arte intorno. Credo pertanto, di non avere avuto scampo. La danza è stata da subito la mia passione, ma il giudizio tranchant di un insegnante che mi vedeva non adatta, perché troppo alta e con l’ossatura grossa, mi fecero passare allo sci agonistico con mio fratello. A diciott’anni con un fisico da sciatrice libera, ha prevalso comunque il mio amore e sono tornata danzare. Dopo anni di sollevamento pesi e flessioni ho ripreso la danza contemporanea, realizzando finalmente il mio sogno.

L’arte è quindi un “affare” di famiglia, qualcosa da condividere anche con tua sorella…

Sì, è proprio così, con mia sorella Elena Sofia Ricci, nonostante lei abbia una carriera del tutto diversa dalla mia, spesso condividiamo progetti e lavoro. Quest’anno abbiamo lavorato in teatro su Fedra, dove lei ha esordito alla regia ed io ne ho curato le coreografie. Abbiamo debuttato a Firenze ed in autunno saremo a Roma. È stato emozionante essere accanto a lei e vederla realizzare una cosa bellissima con le parole di Seneca che sono di grande attualità. Abbiamo davvero tanto in comune, la precisione, la voglia di comunicare con le nostre creazioni, oltre che l’affetto speciale che ci lega. Pensa che qualche giorno fa, in uno spettacolo a Narni, dovevo essere anche voce narrante, ma ero del tutto afona perché malata. Elena Sofia non ci ha pensato un attimo e mi ha sostituita, devo ammettere molto bene! Ha del talento la ragazza!

RexExtensa cosa rappresenta per te?

Il mio desiderio e la missione di ResExtensa è di rendere il linguaggio della danza accessibile, per me non deve esistere che qualcuno possa dire, non la capisco. Non serve capire, è importante lasciarsi emozionare, travolgere. Spero che questo andare incontro al pubblico, aumenti la fiducia nei confronti della danza, che regala a chiunque qualcosa, ognuno in base al proprio modo di sentire. La bellezza è sempre negli occhi di chi guarda. L’associazione dal 2022 gode del riconoscimento ministeriale di Centro di Produzione per la Danza e quindi possiamo lavorare anche per produrre spettacoli altrui, spendendoci al meglio affinché possa realizzarsi davvero il mio sogno.

Quanto è importante l’insegnamento per te?

È molto importante e mi piacerebbe potermici dedicare davvero. Purtroppo, al momento, sono troppo impegnata e non potrei dare la continuità che è irrinunciabile. Nelle vecchie scuole di danza si confondeva il rigore con la rigidità, secondo le abitudini della tipica scuola privata, ma io credo fortemente che sia invece, condurre, non dirigere: l’ascolto, la cura sono alla base di tutto. Spero e mi impegno per passare a chiunque lavori con me, qualcosa di questa scintilla che mi brucia dentro e soprattutto la consapevolezza che si dona qualcosa, ogni volta. Vedere danzare dei giovani, capire che tra loro c’è questo scambio, mi rincuora e rafforza la mia determinazione a “passare”, idealmente il testimone, della mia idea di danza per tutti.

Qual è il segreto della riuscita di ResExtensa che quest’anno compirà vent’anni?

Il nostro successo è far sì che per tutti quelli che lavorano con noi, possa essere una famiglia, dove si cresce e ci si confronta. La somma di tutti è più della somma. Balliamo con l’altro, mai accanto. In scena ci si deve amare: lì accade qualcosa di magico, che è molto più della vita normale. Talvolta c’è un perfetto sincronismo e perfezione, ma senza amore, si vedono solo due che ballano l’uno accanto all’altro. Ballare insieme eleva alla massima potenza la magia di ognuno e ciascuno.

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