Allarme caldo: calo di produzione, rialzo dei prezzi

Oltre il caro energia e la guerra, sulla produzione agricola pesa il cambiamento climatico

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Allarme caldo: con il cambiamento climatico cala la produzione agricola, cresce il prezzo ... della pasta

Un caldo anomalo su tutta la Penisola, quello che si sta registrando nel 2022, che ha fatto scattare l’allarme siccità fuori stagione per le semine autunnali dei cereali, tra cui il grano. Anzi, il più caldo mai registrato dal 1800, con una temperatura addirittura superiore di quasi un grado (+0,96 gradi) rispetto alla media storica, e precipitazioni ridotte di 1/3 pur se più violente nei primi 9 mesi dell’anno. Piogge insufficienti, e che stanno obbligando gli imprenditori agricoli ad intervenire con irrigazioni di soccorso per non compromettere i raccolti.

L’allarme è lanciato da Coldiretti, che sottolinea come il caldo stia provocando l’allungamento della fase vegetativa delle piante, con il rischio di far ripartire le fioriture, maggiormente esposte ai danni di un successivo abbassamento delle temperature, con la conseguente diminuzione del potenziale produttivo delle coltivazioni. Il tutto aggravato dall’azione dei parassiti, rimasti attivi con le temperature miti e predisposti ad attaccare più facilmente le colture ancora in campo.

Cambiamento climatico e caldo, in calo la produzione di grano duro  

Le perdite e i danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne quest’anno – continua Coldiretti – superano già i 6 miliardi di euro dall’inizio dell’anno, pari al 10% della produzione nazionale; una di quelle maggiormente in calo è senza dubbio quella di grano duro italiana. A rivelarlo, in concomitanza del World Pasta Day che si festeggia il 25 ottobre in tutto il mondo, Cai - Consorzi Agrari d’Italia, sulla base dei dati Istat: negli ultimi sei anni l’Italia ha perso circa 35mila ettari di terreno coltivati a grano duro. Nonostante l’incremento di 40mila ettari coltivati, inoltre, la produzione è calata di 1,5 milioni di quintali rispetto all’anno scorso, sempre a causa proprio del cambiamento climatico, del caro energia e del conseguente aumento dei costi dei concimi. In calo anche le superfici seminate nel 2022 (-1,4%).

Calo della produzione, ma rincari record e inflazione per la pasta

A non calare, ma anzi a crescere, invece, è il prezzo dei prodotti come la pasta. Oggi un kg di spaghetti, penne o tagliatelle costa ai consumatori italiani un quarto in più rispetto allo scorso anno, lo ha denunciato Assoutenti: a fronte di prezzi schizzati del +24,6% sul 2021, una famiglia spende in media 34,5 euro in più all’anno.
La soluzione? In quasi una famiglia su tre (29%) si prepara pasta semplice o ripiena fatta in casa: “Con il caro pasta scatenato anche dalla crisi energetica si registra – sottolinea la Coldiretti – un ritorno al passato rispetto alle prime fasi dell’industrializzazione e urbanizzazione del Paese quando la conquista della modernità passava anche dall’acquisto della pasta piuttosto che dalla sua realizzazione in casa.

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