Cipomo Day, oncologi e medici generali insieme per i malati di tumore

Oncologi e medici di famiglia si confrontano in un dialogo per una transizione integrata delle terapie che va dall’ospedale al territorio

di Eduardo Cagnazzi
Medicina

Tumori, al via il Cipomo Day 2022 per una transizione integrata delle terapie

Dare risposte ai malati di tumore modulandole sulle differenti esigenze di una patologia che, grazie ai progressi della medicina, tende sempre di più a cronicizzarsi. Pazienti ai quali garantire continuità assistenziale dall’ospedale al territorio, affinché non si sentano abbandonati durante i percorsi di follow-up, guarigione o nella fase più delicata delle cure palliative.

È questa una delle nuove sfide dell’oncologia che richiede una riorganizzazione assistenziale basata su una forte sinergia tra oncologi ospedalieri e medici di medicina generale. Un “ponte” tra ospedale e territorio che deve avere fondamenta solide.

Parte da qui la seconda edizione del Cipomo Day previsto il prossimo 12 novembre in versione virtuale in tutta Italia dal Collegio italiano primari oncologi ospedalieri in collaborazione con la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri.

Un evento pressoché unico nel suo genere: è infatti una delle prime volte che viene organizzata un’occasione di confronto costruttivo tra specialisti oncologi e Medici di medicina generale. L’obiettivo è far emergere da un lato le esigenze della medicina territoriale nell’affrontare le problematiche oncologiche sul territorio, dall’altro è individuare le modalità di integrazione con gli specialisti ospedalieri affinché venga facilitato il percorso di presa in carico del paziente.

“Si parla tanto di integrazione ospedale territori”, afferma Luigi Cavanna, presidente del Cipomo, “e, per perseguirla, sono preziose le occasioni di confronto costruttivo tra specialisti oncologi e medici di famiglia. Ecco perché con il Cipomo Day, in maniera pionieristica, abbiamo voluto con forza dare vita ad un evento che ha proprio questo obiettivo: solo attraverso la collaborazione tra oncologi e i medici di famiglia è possibile capire come mettere a terra le strategie necessarie a dare risposte a questi differenti bisogni”.

Ogni giorno in Italia oltre mille persone ricevono una diagnosi di tumore maligno e nel nostro Paese vivono oltre 3 milioni e 600 mila persone con tumore: “Una categoria di pazienti estremamente eterogenea che annovera persone già guarite o che stanno intraprendendo un percorso verso la guarigione e quindi sottoposte a terapie chiamate ‘neoadiuvante o adiuvante’. Pazienti in follow up ed anche quanti invece devono combattere con un tumore metastatizzato, la cui guarigione diventa molto più difficile da raggiungere.

Tutte persone con bisogni estremamente diversi che hanno come unico e solo punto di riferimento le oncologie delle strutture ospedaliere”, sottolinea Cavanna.

Questo non è più sufficiente: “Dobbiamo capire come governare questo necessario percorso di ‘transizione territoriale’ -aggiunge lo specialista- come gestire il passaggio di consegne ospedale-territorio in maniera coordinata e di collaborazione continuativa tra specialista, Medico di medicina generale e un domani l’oncologo che andrà sul territorio”.

E i numeri del cancro confermano la necessità di questa sinergia. In Italia la mortalità per tumore nel 2021 è in riduzione, con una stima di 181.330 decessi nel 2021 (100.200 uomini e 81.100 donne), con un calo di 1.870 morti rispetto all’anno precedente. Anche i tassi di mortalità per tutti i tumori nel nostro Paese sono decisamente più bassi rispetto alla media europea, e nel corso degli ultimi 6 anni sono diminuiti del 9.7% negli uomini e dell’8% nelle donne.

Dati molto incoraggianti si sono registrati in particolare per il tumore dello stomaco (-18.4% negli uomini e -25% nelle donne) e del colon-retto (-13.6% e -13.2% rispettivamente in uomini e donne). Per il tumore del polmone si assiste ad una riduzione del tasso di mortalità del 15.6% negli uomini mentre, al contrario vi è un aumento del 5% nelle donne.

Anche per Filippo Anelli, presidente della FNOMCeO, “si declina nella sinergia tra professionisti, nell’integrazione tra ospedale e territorio, nella continuità delle cure, una presa in carico a tutto tondo della persona. È giusto e positivo anche per la riuscita della terapia che il paziente trovi tutte le migliori competenze e prestazioni professionali laddove gli servono, sul territorio, e quando gli occorrono, senza tempi di attesa”.

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