Con la vittoria di Schlein cambia tutto: dentro e (fuori) il Pd

La svolta a sinistra del “nuovo” PD imporrà una chiarificazione prima di tutto al centro: in quel terzo polo che stenta a nascere

L'opinione di Daniele Marchetti
Politica

Elly Schlein fa chiarezza nella politica: con lei nasce la "nuova" sinistra

Non v’è dubbio che la vittoria di Elly Schlein sia un elemento di chiarezza nel panorama politico italiano: quel partito che fino all’altro ieri era un poco di centro ed un poco di sinistra adesso, al netto di clamorose giravolte della stessa neo-segretaria, sembra essere vocato ad incarnare l’asse portante della “nuova” sinistra e del futuribile -ma forse mai come adesso possibile- nuovo partito unico della sinistra.

Un atto di chiarezza con molte conseguenze interne, con una diaspora annunciata da tempo ma che avrà necessariamente bisogno di tempo per rendersi significativa, e soprattutto -aspetto poco valorizzato- conseguenze esterne a cominciare da un irrigidimento nel confronto tra maggioranza ed opposizione al Governo di Giorgia Meloni come testimoniano le parole della stessa Premier: “Mi attendo un’opposizione durissima”. Ma c’è molto di più.

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La svolta a sinistra del “nuovo” PD imporrà una chiarificazione prima di tutto al centro: in quel terzo polo che stenta a nascere. Un chiarimento inevitabile sul significato di “polo di centro” ancora assai fumoso e soprattutto assai poco chiaro visto che il “centro di Carlo Calenda” appare molto diverso, e non potrebbe essere altrimenti non foss’altro per la cultura politica dei due interpreti, dal “centro di Matteo Renzi”. Due mondi, due storie, due sensibilità e due culture politiche che dovranno -pena l’irrilevanza- trovare sintesi in una incisiva ed accattivante proposta politica comune di cui il partito unico è solo l’epilogo, l’approdo, la concretizzazione e non già, come sembra ai più, l’inizio.

Senza tutto ciò anche le più rosee aspettative manifestate, in queste ore, con un certo superficiale entusiasmo da alcuni protagonisti di quello che fu il “cerchio magico renziano”, rischiano di non avere ragion d’essere. Anzi, tutt’altro! I riformisti del PD, qualora messi all’angolo dalla nuova dirigenza (perché si potrebbe ipotizzare -e ciò sta alla sensibilità/abilità della Schlein- anche una loro valorizzazione in seno alla nuova segreteria), saranno disposti a rischiare un cambio di casacca solo se confortati da un progetto politico vero, nuovo, forte, serio e non solo da un’illusione elettoralistica già assai ridimensionata nella recente tornata amministrativa.

Non basta! Con la vittoria del tutto inattesa di Elly Schlein tutto è destinato a cambiare anche a sinistra dove la competizione rischia di essere all’ultimo voto (sperando che non si trasformi all’ultimo sangue di piazza) sempre che non si guardi avanti e si pensi, come i potenti sostenitori DEM della neo segretaria ambiscono da tempo, ad un nuovo grande contenitore rosso-verde-giallo: ex-comunista, ex-ecologista, ex-movimentista “con un piede nel passato e lo sguardo (forse) dritto, aperto sul futuro” come qualcuno avrebbe sognato in quel di Modena.

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