Cospito e i rapporti Nordio-Delmastro: ipotesi di un asse Arcore-Mostacciano

Questo aspetto non è stato finora ben delineato ma le tensioni istituzionali si riverberano, inevitabilmente, anche a livello politico

Di Giuseppe Vatinno
Politica

Caso Cospito, Nordio tiene il punto e Delmastro non cede

La vicenda Cospito, nella sua complessità non solo giuridica ma anche fattuale, mette in luce anche i difficili rapporti che ci sono a via Arenula tra il ministro Nordio e il sottosegretario con delega al Dap Delmastro. Questo aspetto non è stato finora ben delineato ma le tensioni istituzionali si riverberano, inevitabilmente, anche a livello politico. La vicenda è nota e anche parecchio ingarbugliata ma quello che emerge è che il ministro della Giustizia Carlo Nordio (FdI) non sia molto centrato sulla frequenza del suo vice e cioè Andrea Delmastro (FdI).

Infatti il ministro definisce “sensibili” le informazioni contenute nella relazione del Dap in cui si fa riferimento ai contatti in carcere tra l’anarchico Alfredo Cospito e dei mafiosi al 41 – bis, ma sensibili non significa coperte da segreto ma solo, pare, che ci voglia una semplice richiesta di accesso agli atti. Tuttavia Nordio ha tenuto il punto dicendo che per la loro divulgazione occorreva una “verifica preventiva” e poi ha dichiarato che “sulla questione è stato aperto un fascicolo d’indagine dalla procura di Roma. Per doveroso rispetto del lavoro degli inquirenti, non possiamo non tenerne conto”.

Per Delmastro invece si tratterebbe solo di non aver seguito pienamente la forma ma Giovanni Donzelli, vicepresidente del Copasir, quelle informazioni per il suo deflagrante intervento in aula le avrebbe potute avere facilmente come del resto ogni parlamentare, poi il fatto che siano anche coinquilini fa pensare che possano essersi parlati, anche se l’interessato smentisce dicendo che l’incontro è avvenuto a Montecitorio.

Qualche giorno fa invece, Delmastro aveva punzecchiato Nordio in una intervista sull’altro spinoso tema delle intercettazioni. Pare proprio che tra Nordio e Delmastro non ci sia molta sintonia, pur facendo parte dello stesso partito. Per capire quello che sta accadendo al ministero bisogna ricordare che Delmastro è considerato una sorta di “controllore” che Giorgia Meloni ha messo alle calcagna di Nordio e questo è il vero punto oscuro della vicenda politica. Infatti Nordio è stato eletto in quota Fratelli d’Italia ma fin da subito si è mostrato molto garantista e quasi sembra che il vero ministro della Giustizia sia invece quello dell’Interno Matteo Piantedosi (quota Lega), vedi il caso dei rave party.

Ma la domanda che viene naturale è: come mai un magistrato moderato come Nordio è stato eletto in FdI e non nel suo alveo naturale e cioè Forza Italia? Se il suo “mandato” politico – ci si permetta questo termine - è quello di riformare la Giustizia nell’ottica berlusconiana, e cioè garantista, perché formalmente Nordio fa parte di Fratelli d’Italia? Non potrebbe esserci sotto una strategia garantista parzialmente concordata tra Berlusconi e la Meloni?

Ed in effetti con l’elezione di Nordio in FdI non ci sarebbero stati dubbi di “garantismo”, data la nota posizione ai limiti del giustizialismo di quel partito su ergastolo ostativo e 41 –bis. Tuttavia, proprio la presenza del fidato Delmastro in un ruolo chiave a via Arenula sembra un indizio che almeno qualche ragionamento strategico di lunga durata, almeno la legislatura, possa essere stato fatto tra Arcore e Mostacciano, ovviamente in un quadro generale complesso che prevede un dare/avere tra i programmi dei due alleati, tra cui, come si ricorderà, non sono mai mancate forti tensioni in passato.

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