Migranti, decreto Cutro: la toppa peggio del buco? Meloni, rischio cul de sac

Dopo essere arrivata a Palazzo Chigi la premier Meloni ha sfumato le sue posizioni sui migranti. Decisive le prossime Elezioni europee

L'opinione di Massimo Falcioni
Il Primo ministro Giorgia Meloni
Politica

Migranti, sbarchi quadruplicati: l'UE fa orecchie da mercante

È in particolare sull’immigrazione che la prosopopea del centrodestra in campagna elettorale, in particolare di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini, si è sciolta in questi quasi primi sette mesi di governo come neve al sole. Una volta arrivata a Palazzo Chigi, sull’immigrazione Meloni ha sfumato molte sue posizioni, abbandonando anche uno dei suoi cavalli di battaglia quando dall’opposizione invocava il blocco navale di tipo militare di fronte alle coste dei Paesi di partenza.

Il Decreto Cutro “Disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all’immigrazione irregolare” approvato il 4 maggio dalla Camera (213 sì e 133 no) dopo l’ok del Senato del 20 aprile dà l’addio alle norme colabrodo della sinistra sull’immigrazione ma già trova il muro della UE.

Il nuovo DL 20/23, che porta il nome della strage avvenuta nelle acque di Cutro lo scorso 26 febbraio, nei primi tre articoli definisce i flussi per il prossimo triennio. Che per il 2023 è stato intanto emanato per 82mila posizioni, mentre le richieste degli imprenditori hanno raggiunto quota 250mila. Le domande riguardano persone già presenti in Italia. La parte penale del decreto mira a perseguire gli scafisti e i trafficanti di essere umani con pene dai 20 ai 30 anni. C’è una stretta ai permessi speciali. Le opposizioni sono sulle barricate: “Il governo porta a termine un altro attacco ai diritti dei richiedenti asilo e delle persone migranti”.

“E’ un decreto propaganda con misure contrarie alla Costituzione, al diritto internazionale ed è contro l’interesse dell’Italia”, tuona Benedetto Della Vedova di +Europa. E Toni Ricciardi, deputato Pd: “Sarà un caso, ma proprio il 2 maggio ci siamo ritrovati a parlare di emergenza migranti, ma quella sbagliata. La vera emergenza sono gli oltre 100.000 nostre ragazze e ragazzi che partono per l’estero, non coloro che arrivano”.

Sulla stessa linea Amnesty International Italia: “E’ l’ennesimo passo falso di una norma nata sbagliata con norme inefficaci e controproducenti che non intervengono in alcun modo sulle cause delle stragi e delle violazioni dei diritti”. Sul DL 20/23 si ravvisa anche un forte rischio di incostituzionalità a causa dell’articolo 7 ter, che potrebbe impedire i ricorsi in caso di rigetto delle domande di protezione internazionale, violando gli articoli 24 e 113 della Costituzione. Insomma, per i partiti, al governo o all’opposizione poco cambia, il Decreto Cutro diventato legge è stato ed è l’occasione di scontro parlamentare e politico ad uso elettorale, un primo segnale che fa capire l’aria che tira in vista delle elezioni europee del 2024.

Ma qual è la situazione reale dell’immigrazione? Dall’inizio dell’anno al 4 maggio sono già arrivate in Italia, attraverso il Mediterraneo, 42.449 persone, quattro volte di più del 2022. Gli irregolari provenienti da Paesi in situazioni terribilmente gravi, ad esempio ben più gravi della Tunisia,  sono stati finora pochi: 1.585 dal Burkina Faso, 1.328 dal Mali. Ciò conferma che non sono condizioni estreme di violenza, guerre e persecuzioni a spingere in Italia così tanti emigranti irregolari. Il raffronto con il passato fa capire meglio quel che accade e quel che può presto accadere. Nel 2017 gli sbarchi erano stati 119.369.

Poi nel 2018, grazie ai decreti Sicurezza e Immigrazione dell’allora ministro dell’Interno (governo Conte) Salvini, gli sbarchi erano crollati a 23.370 nel 2018 e a 11.471 nel 2019. Sbarchi poi via moltiplicati dal 2020 dopo le sostanziali modifiche del nuovo ministro dell’interno Luciana Lamorgese: 34.154 nel 2020, 67.477 nel 2021, 105.131 nel 2022. L’ISPI (il centro studi italiano di analisi geopolitiche e tendenze politico-economiche globali) stima possibili 120.000-140.000 arrivi in Italia entro l’anno. Sarebbero i livelli della “crisi” del 2014-2016: livelli comunque gestibili o segnali di “invasione”?

La realtà è che almeno la metà dei 900mila migranti sbarcati in Italia nell’ultimo decennio sono poi andati in altri paesi europei. Il numero di stranieri in Italia è stabile, attorno ai 5,5 milioni dal 2014. Il governo intende accogliere legalmente 500 mila lavoratori extracomunitari entro il 2024: ciò anche per far fronte al problema del declino demografico e alla mancanza di manodopera. Ma non sarà facile conciliare una linea aperturista con una linea dura. Alle prossime elezioni europee del 2024, con le nuove ondate di immigrati e anche con quel che di male fanno alcuni di loro in Italia, il centrodestra e in primis il partito della premier Meloni, potrebbero pagare un conto salato. Sul nuovo governo non pesa solo la tragedia dei 93 morti nel mare a Cutro ma il permanere di una distanza abissale fra il dire e il fare, non si sa se per calcolo politico o per inconsistenza politica.

Il refrain della premier è sempre lo stesso: “Le frontiere marittime dell’Italia sono quelle dell’Europa e l’Europa è chiamata a difenderle. Nel Consiglio europeo l’Italia intende ribadire che non c’è solo un minuto da perdere sul tema dei migranti”. Ma l’Europa dov’è? La UE  fa orecchie da mercante e rimbalza sull’Italia la patata bollente: “Emergenza migranti? Se ne riparla nella primavera 2024”. Cos’è questo modo di agire, se non uno schiaffo politico a Meloni e al governo di centrodestra per metterli in difficoltà anche nei confronti dell’elettorato in vista delle elezioni europee  nella primavera 2024?

Appuntamento elettorale continentale atteso e delicato non solo per l’Italia ma per il destino dell’Unione europea. Secondo gli ultimi sondaggi la “maggioranza Ursula” che governa a Bruxelles sarebbe in forte calo a vantaggio della destra, degli indipendenti e degli euroscettici. Meloni, Salvini e i loro “soci” al governo hanno già messo in fresco le bottiglie da stappare dopo il voto europeo. C’è un piccolo particolare: il governo Meloni, così, ci arriva al 2024?

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