Agnese Moro al Redentore di Bari Vangelo e Politica: valori, modelli, riforme

L’esempio di Aldo Moro ai Salesiani del Redentore a Bari, per il ciclo 'Vangelo e politica: Valori, modelli, esperienze', con la partesipazione di Agnese Moro.

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"Perché quest’uomo si è messo a fare politica?" È la domanda da cui è partita la testimonianza di Agnese Moro, che a Bari ha partecipato alla giornata di Studi promossa dal Laboratorio Don Bosco, nell’Istituto Redentore, per raccontare l’esempio di Aldo Moro come uomo, come politico e come cattolico.

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La risposta è in una parola, “dedizione”, che Moro  ha messo nel suo modo di fare politica, facendone la cifra del suo operato. “Io credo che mio padre - ha detto Agnese Moro - si sia appassionato al destino delle persone di questo Paese, che lui abbia sentito nei confronti di quelli che sua mamma chiamava i vinti della vita. Ha desiderato che questi trovassero nell’Italia un posto accogliente. Che il Paese diventasse un posto bello per le persone che fino a quel momento erano rimaste fuori da tutto”.

Tradotto in impegno, la sua dedizione traspariva da ogni suo gesto, anche nella vita familiare. A testimoniarlo la carrellata di foto private che Agnese mostra mentre prova a spiegare chi era suo padre. Foto di un uomo che lei definisce “fuori posto” ovunque fosse in un contesto privato: che fosse in Lapponia con uno spolverino leggero e i mocassini in mezzo alla neve con lo sguardo fisso su una renna “A testimonianza - ha ironizzato Agnese - della sua fiducia nel dialogo; che fosse al mare ritratto in giacca e cravatta perché “Gli italiani  avevano diritto di essere rappresentati nella massima dignità possibile” era la risposta a chi in famiglia provava a chiedere perché?

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Che fosse in un pranzo domenicale ritratto con una pila di carte da studiare sul tavolo. Non c’è un’immagine di un giorno di festa, che fosse Natale o Pasqua, che Agnese ricordi, in cui non ci fossero documenti da visionare, articoli da scrivere, discorsi da perfezionare, lavoro da svolgere: “Perché tutto il tempo doveva essere a servizio degli italiani -  ha ricordato - un uomo e il suo operato spesso schiacciato dal tragico epilogo, che ne ha offuscato lo spessore e il contributo politico".

Proprio sul Moro pubblico è intervenuto Guido Formigoni, docente dello Iulm, autore della biografia “Lo statista e il suo dramma”. Un dramma che si traduce  “Nella grande difficoltà del politico di tenere insieme ciò che ha provato a tenere insieme per tutta la vita, ovvero la volontà riformatrice e la necessità di far procedere il suo partito. Il tutto senza troppe scosse, perché consapevole di vivere in un Paese dalle strutture fragili e dalle passioni forti”. Un modo di fare politica inclusivo, con la centralità del dialogo e la fiducia nel potere della parola come strumenti di lavoro.

“Un cattolico vocato alla politica”, lo ha definito Angelo Giuseppe Di Bisceglia, dell’Università pontificia Salesiana. “Un uomo - ha sottolineato Di Bisceglia - ispirato e guidato dalla fede nel suo impegno a dare riconoscimento a chi era stato escluso dalla storia”.

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L’ispirazione cristiana non fu un orpello per Moro - ha precisato Giuseppe Acocella, rettore dell’Università G. Fortunato di Banevento - ma si traduce nella centralità del diritto sociale, nel mettere i bisogni reali delle persone nel tempo reale”.

A don Giuseppe Ruppi, padrone di casa della giornata di studio e direttore del laboratorio don Bosco, il compito di testimoniare il profondo rapporto di Moro con i salesiani di Bari e con l’istituto Redentore, che il politico visitò nel 1958: “In quella visita Moro ha sottolineato l’importanza della formazione professionale, un concetto che i salesiani hanno accolto, fatto proprio e messo in pratica nella loro opera quotidiana. Tra noi e Moro c’è un feeling carismatico - ha concluso don Ruppi - davvero significativo. E la risposta della comunità che ha gremito la sala dell’incontro ne è la testimonianza tangibile”.  

(gelormini@gmail.com)

 

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