Roma, per l'omicidio dell'infermiera c'è un fermo: è un marocchino di 45 anni

Svolta nelle indagini per l'assassinio di Rossella Nappini: dopo aver ascoltato ore l'ex compagno in manette è finito un nordafricano riconosciuto dai testimoni

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Roma

C'è una svolta nell'omicidio di Roma. La Squadra Mobile ha fermato, come indiziato dell'assassino dell'infermiera di 52 anni, un marocchino 45enne. Per tutta la notte l'ex compagno, dal quale la donna era separata da anni e che è il padre dei suoi due figli, è stato messo sotto torchio. Poi la svolta: gli uomini della Questura hanno fermato il nordafricano di 45 snni.

Accoltellata ripetutamente

Secondo gli agenti sarebbe lui ad aver accoltellato più volte  Rossella Nappini, un'infermiera di 52 anni nel quartiere di Trionfale di Roma. Sin dalle prime ore dopo l'omicidio in Questura sono state ascoltate diverse persone, dopo che il corpo della donna è stato rinvenuto in una pozza di sangue nell'androne del palazzo in cui viveva in via Giovanni Allievi.

I capi di accusa

E’ accusato di omicidio con l’aggravante della premeditazione il 45enne di origini marocchine fermato nella notte per la morte di Rossella Nappini, uccisa ieri con diverse coltellate nell’androne di un palazzo a Roma, zona Trionfale. L’uomo, che ora è nel carcere di Regina Coeli, in passato avrebbe avuto una relazione con la 52enne. Sul caso indaga la Squadra Mobile coordinata dalla Procura capitolina.

L'allarme alle 17 dedl 4 settembre

A lanciare l'allarme, intorno alle 17, sono stati alcuni vicini, due giovani che vivono nello stesso condominio della vittima. La procura ieri sera ha disposto l'autopsia per stabilire il numero di coltellate con cui è stata uccisa la donna. Nella notte, dopo ore di incessanti attività investigative, i poliziotti della squadra mobile capitolina, coordinati dalla procura di Roma, hanno rintracciato l'uomo 45enne ritenuto gravemente indiziato dell’omicidio della donna. Il ruolo chiave, come anticipato da Affaritaliani.it, l'ha giocato un testimone oculare che ha descritto minuziosamente il killer ai poliziotti: da lì è scattata una vera e propria caccia all'uomo. Il marocchino è stato sottoposto dal Pubblico ministero al provvedimento del fermo di indiziato di delitto e si trova attualmente al carcere di Regina Coeli. La sua posizione è al vaglio dell’autorità giudiziaria.

La vita della donna

La donna, separata, aveva due figli e viveva assieme alla madre anziana nell'appartamento del palazzo in cui è stata trovata morta. A raccontarlo i residenti del quartiere. Un gruppo di persone, infatti, ieri si è radunato attorno al civico 61 di via Allievi. "Io vivo nel palazzo, penso che vivesse qua con la madre - ha raccontato una residente -. Da quello che so ha due bambini ed è separata. Mio marito ha sentito urlare 'aiuto' intorno alle 17 ma quando si è sporto dal balcone non ha visto nulla. Quando è uscito per andare a lavorare è passato davanti all'ascensore e ha visto un corpo disteso ma già era coperto con un telo".

Roma città fuori controllo

Nonostante l'operazione brillante della Mobile e grazie all'attività operativa coordinata dal Questore, resta il nodo di una città insicura. Manca una visone di sicurezza anche e soprattutto a livello politico. Il Campidoglio avrebbe un assessorato dedicato al problema ma è evitdente che il ruolo giocato a livello dell'Amministrazione è fallimentare.

Il ricordo dell'Ospedale

"E' stata uccisa una donna, ancora una volta. Questa donna era una nostra infermiera, lavorava all'ospedale San Filippo Neri. Era parte integrante della nostra comunità ed è doveroso che tutta la Asl Roma 1 si unisca simbolicamente nel cordoglio - insieme al commissario Quintavalle e alla direzione aziendale - e nella espressione di ferma condanna della violenza, in ogni sua forma". Così l'ospedale San Filippo Neri in un post su Facebook ricorda Rossella Nappini, infermiera uccisa ieri a Roma con diverse coltellate.  "Un femminicidio non è mai solo un episodio di cronaca - si legge - Per questo non dobbiamo mai cedere alla banalizzazione di un simile dramma, ma restare vicini a questa famiglia e a quella di tutte le vittime. Non esistono motivazioni reali per simili gesti, si tratta di una barbarie che dovrebbe farci riflettere e vergognare tutti".

 

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