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L'avvocato del cuore
I ragazzi e i pericoli del web. Come controllare l'uso dei social?

 

“Gentile Avvocato, io e mio marito siamo separati da quasi un anno e da allora nostro figlio Gabriele di 10 anni si è chiuso in sé stesso, è sempre più cupo e irritabile e trascorre numerose ore sui social. Quando il bambino è con me cerco di tenerlo occupato e non gli permetto di utilizzare il tablet per più di un’ora al giorno, ma ho il presentimento che quando è dal papà (quindici giorni al mese) passi l’intera giornata online.

Documentandomi  sul web ho letto di molte mamme che si trovano nella mia situazione, ma la notizia che più mi ha allarmato è quella del bambino di undici anni di Napoli che si è tolto la vita lanciandosi dal quinto piano del proprio appartamento. Cos’è il Blue Whale Challenge? Come posso dissuadere Gabriele, e anche mio marito che sottovaluta la situazione facendomi passare per paranoica, dall’utilizzo sfrenato dei social?”

 

Il rischio di manipolazione su internet, soprattutto dei più piccoli, è reale e provato. Sono sempre maggiori i casi di adescamento di minori online attraverso i “sistemi” come l'ormai noto Blue Whale Challenge. Nata nel 2013 in Russia, la “Sfida della Balena Blu” - questa la traduzione letterale -  è un folle rituale psicologico che si compone di 50 prove in 50 giorni.  Prove caratterizzate da gesti di autolesionismo, selfie in situazioni pericolose, sfide continue e, infine, il tragico gesto: lanciarsi nel vuoto dal palazzo più alto della città in cui si vive. La sua diffusione è oggi mondiale e i numeri di ragazzi che soccombono nella speranza di ottenere l'”immortalità digitale” è in costante aumento. Si pensi nel solo periodo compreso tra il novembre 2015 e l'aprile 2016  sono stati ricondotti a questo depolorevole fenomeno almeno 100 suicidi giovanili. Sulla sua scia si sono sviluppati altri “giochi” altrettanto perversi, come “Jonathan Galindo”, che sembra essere alla base del suicidio del bambino di undici anni avvenuto pochi giorni fa a Napoli.

In cosa consiste? Il ragazzino riceve una richiesta di amicizia da un profilo Instagram, Facebook o Tik Tok con la faccia di un uomo che sembra mascherato da Pippo, il cartone della Disney, che lo invita a “giocare” tramite un link. Ben presto però gli verranno proposte sfide e prove di coraggio che, proprio come nella Blue Whale Challenge, lo spingeranno prima all’autolesionismo e poi al gesto estremo. L'errore che sempre più genitori commettono è quello di pensare che si tratti di un fenomeno che, per quanto triste, rimane lontano dal proprio contesto familiare. In un momento storico nel quale il rapporto che lega i ragazzi al web è sempre più stretto e inevitabile – tanto che  durante il lockdown è stato proprio internet a permettere loro di non interrompere gli studi – la possibilità che un mostro silenzioso si infiltri nei loro account social e approfitti della loro vulnerabilità è tutt'altro che remota. E il risultato lo vediamo sotto i nostri occhi: una “web generation” nella quale sempre più ragazzini si isolano dalla società, barricandosi nelle loro stanze e sostituendo i rapporti sociali diretti con quelli mediati via internet.

Una fotografia tanto preoccupante quanto triste di una società materialista e ipertecnologica.

In questo contesto allarmante, Cara signora, il Suo approccio è sicuramente corretto: limitare a una sola ora giornaliera l'utilizzo dei social è sicuramente un metodo efficace per aiutare i ragazzi, e anche il Suo Gabriele, a evitare di cadere in una vera e propria dipendenza. Altro suggerimento è di prestare sempre attenzione ai cambiamenti nella vita di Suo figlio, come il rendimento scolastico, le amicizie, il ciclo sonno-veglia, e di farlo sentire un membro importante della famiglia, senza mai sottovalutare le sue emozioni. In questo modo, Gabriele, sentendosi riconosciuto, rafforzerà la propria autostima e si accetterà così com’è, senza dover ricercare all’esterno quel riconoscimento del quale ognuno di noi ha bisogno, soprattutto in età adolescenziale.

È inoltre necessario che Lei affronti seriamente con Suo marito i rischi che possono derivare dall’uso scorretto del web, anche ascoltando il parere di Vostro figlio, e che provveda a installare l’app Parental Control per controllare e limitare l’uso dei dispositivi elettronici. 


Se, poi, Suo marito si mostrerà sempre poco collaborativo, lasciando che Vostro figlio colmi  la noia dei momenti che trascorrono insieme con l’utilizzo smodato dei social, nulla Le vieta di chiedere al Tribunale una modifica del calendario di visita padre-figlio per limitare i loro incontri, quantomeno per questa fase delicata di crescita del piccolo Gabriele.

*Studio Legale Bernardini de Pace

 

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