I blog riportano opinioni degli autori e non necessariamente notizie, in ossequio al pluralismo che caratterizza la nostra Testata.
A- A+
Cose di Lavoro
Il potere del Gaman per superare gli tsunami della vita e del lavoro

Esattamente 10 anni e 30 giorni fa in Giappone ci fu un devastante terremoto con epicentro in mare e successivo tsunami. Il più potente mai misurato in Giappone e il quarto a livello mondiale. Era l’11 marzo 2011, al largo della costa della regione di Tohoku nel Giappone settentrionale.

Ma la tragedia non finiva lì.

A seguito dello tsunami, i reattori dell’impianto nucleare di Fukushima Dai-Chi si spensero. Lo tsunami che si abbatté sulla centrale, alcune decine di minuti dopo, distrusse i gruppi di generazione di emergenza che alimentavano i sistemi di raffreddamento di 3 reattori e di ogni fonte di alimentazione elettrica. Nel corso delle ore e dei giorni successivi quattro distinte esplosioni, causate da fughe di idrogeno, portarono al meltdown completo dei noccioli di tutte e tre i reattori coinvolti.

"Ci manca tutto", disse in quelle ore il governatore della prefettura di Fukushima Yuhei Sato, lamentando che c'erano troppo pochi pasti caldi e scorte di sopravvivenza per le 425.000 persone sfollate a causa dei due disastri naturali e che vivevano nella paura di una calamità nucleare.

Eppure, piuttosto che panico e paura, l'atteggiamento predominante in Giappone, in seguito alla devastante coppia di disastri naturali, sembrava essere quello di una risolutezza calma e determinata.

Sembra un’affermazione forte ma un dato di paragone aiuta a capire meglio: quando nel 2005 l’uragano Katrina decimò New Orleans o quando nel 2010 Haiti venne scossa da un potente terremoto, i saccheggiatori si riversarono nelle strade nel giro di pochissimo.

Al contrario, nei giorni successivi al terremoto e allo tsunami di magnitudo 9.0 che colpirono il Giappone nord-orientale, nonostante i negozi segnalassero ondate di acquisti con lo svuotamento di scaffali di cibo e altre forniture di base, non ci sono furono segnalazioni di truffe sui prezzi o saccheggi.

Piuttosto che panico o rabbia, i cittadini giapponesi sembravano affrontare le conseguenze dei due disastri naturali e la crisi nucleare con una tranquilla combinazione di resilienza e rassegnazione.

“Rapporti provenienti da tutte le quattro prefetture più colpite del paese indicano che i sopravvissuti sono calmi e  si adoperano per aiutare se stessi e gli altri, senza quella schiacciante frustrazione pubblica che ci si potrebbe aspettare in una nazione di fronte ad una crisi nucleare sulla scia di un disastro naturale ” raccontava la cronaca di quei giorni.

Ma questo atteggiamento non è certo nuovo per il Giappone o per i suoi 127 milioni di persone.

L’arte del Gaman

Subito dopo il bombardamento di Pearl Harbor nel dicembre 1941, a tutti i giapponesi di etnia giapponese della costa occidentale - più di due terzi dei quali erano cittadini americani di nascita - fu ordinato di lasciare le proprie case e trasferirsi in dieci campi di internamento nell'entroterra, per la durata della guerra.

In una reazione fatta di paura, razzismo e confusione, gli americani relegarono in campi di internamento persone di ogni età, colpevoli solo di avere sangue giapponese, obbligandoli ad abbandonare istantaneamente le loro case, le loro attività, tutto.

Ho scoperto questa storia di cui non avevo mai letto nei libri di storia (e di cui ho fatto fatica tutt’ora a trovare informazioni anche nel web) in un video su Youtube di un’illustratrice nippo-americana molto famosa, Dana Tanamachi.

Laureata in Communication Design alla University of North Texas, Dana si è poi trasferita a New York e ha iniziato a creare dei magnifici poster per gli spettacoli di Broadway. Piano piano il destino, la sua inventiva e la sua bravura l’hanno portata ad inventarsi un lavoro come “custom chalk letterer”. In pratica realizza grandi opere d’arte su lavagna con semplici gessi. Le sue opere sono diventate famose e ha ricevuto commissioni di lavori tra le più disparate e importanti, Oprah Winfrey in primis.

Nel suo toccante intervento per CreativeMornings Dana racconta la storia dei suoi antenati, dal momento in cui sono stati strappati alle loro vite fino al periodo in cui hanno cercato di ritrovare un senso alla propria vita, nonostante tutto, nei campi di internamento.

Oltre infatti a raccogliersi in gruppi autodiretti per creare scuole, attività lavorative di sostegno, attività sportive, centri di aggregazione religiosa e altre forme di apparente normalità, i giapponesi internati cominciarono anche ad usare scarti e trovarono materiali per realizzare mobili e altri oggetti con cui abbellire l'ambiente circostante.

Questi oggetti - strumenti, teiere, mobili, giocattoli e giochi, strumenti musicali, ciondoli e spille, portamonete e display ornamentali - sono manifestazioni fisiche dell'arte del gaman, una parola giapponese dal significato profondo da cui ognuno di noi oggi può trarre grande beneficio.

Una parola che, insieme a Kaizen (miglioramento continuo) e IKIGAI (un motivo per cui alzarsi la mattina), ha profondamente segnato la mia vita.

Gaman ( 我 慢 ) infatti è un termine giapponese di origine buddista zen che significa "sopportare l'apparentemente insopportabile con pazienza e dignità". Il termine è generalmente tradotto come "perseveranza", "pazienza" o "tolleranza".

Significa fare del proprio meglio in tempi difficili e mantenere l'autocontrollo e la disciplina.

Nel mondo VUCA in cui viviamo (acronimo che sta per Volatile, Incerto, Complesso e Ambiguo) queste doti sono un alleato prezioso per rimanere centrati e chiari quanto basta per non perdere la bussola.

In passato quando il numero di problemi che una persona nella propria vita poteva incontrare stava tutto in: “farsi assumere, farsi sposare, fare figli, portare a casa la pagnotta, stare fuori dai guai”, le cose erano decisamente meno volatili e molto più lineari.

Ma anche solo con la comparsa di internet nelle nostre vite la situazione è drasticamente cambiata. E’ stato stimato che una persona oggi è sottoposta in una sola giornata al numero di informazioni e scelte a cui una persona del secolo scorso non era sottoposta nell’arco della sua intera vita.

Il grado di stress a cui siamo sottoposti oggi è immensamente più grande di un tempo. Il livello di abilità e i requisiti per stare sul mercato del lavoro in modo dignitoso oggi sono drasticamente aumentati.

Quello che una volta era sufficiente per “portare a casa la pagnotta” oggi non basta più. Non solo.

Da quando il COVID-19 si è diffuso, abbiamo sperimentato il VUCA in forme decisamente intense.

Nessuno può dire con certezza per quanto tempo durerà ancora (davvero) la pandemia né è in grado di prevedere con precisione quali effetti economici avrà. Economia, politica, equilibri globali sono sempre più imprevedibili. Si "naviga" a vista ed è sempre più difficile prendere decisioni a lungo termine.  

Una situazione che per tutti si rivela estenuante e impegnativa. Una situazione che richiede sempre nuove conoscenze per rimanere al passo e riuscire ad adattarsi al mutare continuo delle condizioni.

Servono nuovi modelli e nuove abilità per affrontarlo. Ma anche questo richiede impegno. Richiede persistenza, determinazione a “sopportare l'apparentemente insopportabile con pazienza e dignità”.

I (pochi) studiosi del Gaman e delle dinamiche che lo rendono applicabile sono concordi su una cosa: al cuore del Gaman c’è la consapevolezza della necessità imprescindibile di uscire dall’individualismo tipico della nostra società per riscoprire un rinnovato senso di appartenenza.

Il bisogno di riscoprire una dimensione sociale del vivere – e lavorare – quotidiano, che non sia fatto solo di calcoli economici, ma torni a valorizzare ciò che più rende umano l’uomo: la creatività, il senso di appartenza, il desiderio di contribuire per migliorare, in qualunque modo possibile e almeno un po’, il mondo in cui viviamo.

Il che ci porterebbe a parlare di un’altra parola giapponese dalla forza prorompente, ovvero l’IKIGAI. Ma sarà per la prossima domenica.

Buona settimana e buon Gaman.

 

Erica Zuanon
Ingegnere, Content Strategist e Career Coach
www.azionelavoro.it

Commenti
    Tags:
    resilienza





    in evidenza
    Caso gioielli, Scotti punge Fagnani: “Belva addomesticata? Devi fare i nomi”

    La conduttrice vs Striscia la Notizia

    Caso gioielli, Scotti punge Fagnani: “Belva addomesticata? Devi fare i nomi”

    
    in vetrina
    Affari in Rete

    Affari in Rete


    motori
    Lamborghini Urus SE: l'icona dei super SUV diventa ibrida

    Lamborghini Urus SE: l'icona dei super SUV diventa ibrida

    Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

    © 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

    Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

    Contatti

    Cookie Policy Privacy Policy

    Cambia il consenso

    Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.