“Dimmi il tuo nome”, questo il titolo della performance che Lorenzo Marini ha inaugurato lo scorso 22 maggio all’interno della metropolitana di Milano, fermata Duomo, e che durerà fino al 5 giugno. Per comprendere il progetto occorre fare un passo indietro. L’artista, a partire dal 18 maggio, ha decorato tram e pensiline di Milano, Firenze, Roma e Torino con un’installazione dinamica, “L’arte ti dà il bentornato in città”. Il Maestro di Monselice (Padova) ha voluto celebrare la bellezza, la gioia e la felicità di ritrovarsi, in coincidenza con l’avvio della “fase 2”. Le opere da cui sono tratti i manifesti rientrano nell’art-type, la corrente pittorica di cui Marini è caposcuola e che ha teorizzato nel 2016, dopo una mostra personale presso il Palazzo della Parmenente di Milano.
Le lettere e, in generale, i segni grafici assumono vita propria e vengono interpretati con la stessa dignità di un qualunque soggetto artistico. Nell’ambito di questa iniziativa, la performance milanese consiste nell’utilizzare uno dei 250 mega-poster cartacei affissi sulla metropolitana, composti da sequenze di lettere, e scrivere nomi. Le varie iniziali corrispondo, appunto, a quelle dei nomi.Marini, con pastelli a olio e cera, ha scritto sul poster i vari nomi propri. A volte erano frutto dell’incontro con i passanti che si soffermavano a guardare la performance cui Marini chiedeva il nome, altre volte erano frutto dell’ispirazione diretta dell’artista.
Il Maestro veneto (ma milanese d’adozione) ha voluto celebrare i singoli nomi di cittadino, di ogni presenza. L’opera è diventata, così, una sorta di bacheca dove ognuno può trovare il proprio nome. “L’idea di evidenziare ciò che una lettera suggerisce è l’esatto contrario del lavoro di altri artisti che hanno voluto cancellare ciò che era scritto. L’arte contemporanea deve essere sensazione, sorriso, empatia”, spiega Marini. L’iniziativa è stata realizzata grazie alla collaborazione di IGPDecaux, azienda leader nella comunicazione esterna. Curatore della performance, il critico Sabino Maria Frassà.