Caso Siria, contraddizioni di Trump si spiegano con sue “qualità” da manager
Intanto si contano i primi morti tra civili e soldati e le conseguenze della politica espansionistica di Erdogan sono imprevedibili
Dell'invasione dell’area nord-orientale della Siria da parte dell’esercito turco per “cacciare” i curdi, al di là di ciò che più importa e preoccupa – ossia i fatti, da un lato i civili e i soldati morti che si iniziano a contare, dall’altro la politica espansionistica neo-ottomana del presidente turco Recep Tayyip Erdogan - sorprendono le prese di posizione del presidente Usa Donald Trump.
Questi, sciogliendo l’”Unità di protezione del popolo curdo” (Ypg), cioè un centinaio di soldati delle forze speciali Usa al confine della Turchia, che avevano la funzione di deterrente, ha consentito che i turchi invadessero una delle provincie più tranquille della regione. Qui i curdi, che hanno dato il loro apporto fondamentale alla sconfitta dell’Isis e rappresentano alcuni aspetti di libertà spiazzanti, come il ruolo della donna, per l' area mediorientale, custodiscono i campi di prigionia dove vivono 12.000 ex combattenti dell’Isis e 75.000 tra vedove e orfani. I curdi, impegnati a fronteggiare i turchi, avranno meno uomini e risorse per vigilarli.
Ci sono poi ben altre conseguenze. L’obiettivo di Erdogan dovrebbe essere quello di creare una zona cuscinetto al confine della Turchia – come fece Israele nella parte sud del Libano – per poi trasferirvi milioni di profughi siriani, oggi ospitati entro i suoi confini. Non solo, ciò spingerà i curdi – storici alleati dell’occidente – nelle braccia della Siria e della Russia. Intanto già Erdogan inizia a ricattare l’Unione europea, che con l’Onu ha criticato l’invasione: “Se l’Ue ci accuserà di occupazione della Siria e ostacolerà la nostra operazione militare, apriremo le porte a 3,6 milioni di rifugiati e li manderemo da voi“.
A stupire sono le modalità di Trump. Da manager a stelle e strisce, che ragiona col (suo) buon senso pragmatico da bravo ragazzo; che decide sulla base del proprio istinto e non ha problemi nel contraddirsi perché è consapevole di essere in buona fede. Questo atteggiamento può anche essere funzionale a un manager di una corporation di New York o a un consulente di Wall Street, meno al presidente degli Usa. Così si spiega lo stillicidio di frasi di Trump in contraddizione tra di esse, che possono sembrare per certi versi surreali, per non dire grottesche: “Ci sfiliamo da ridicole guerre senza fine, molte delle quali tribali”; “L’invasione della Turchia è stata una cattiva idea”; “La Turchia sarà sanzionata se non agirà nel modo più umano possibile”; “I curdi con ci hanno aiutato durante la Seconda guerra mondiale, per esempio in Normandia”.
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