Lo sguardo libero
Europee/ I leader di partito capolista nelle 5 Circoscrizioni? Meglio di no
Nella democrazia liberale ideale, l’elettore delega chi gli chiede lealmente l’investitura per rappresentarlo direttamente
Essenziale e conveniente anche il principio dell’alternanza
Per raccogliere più voti, è conveniente che un leader di partito si candidi capolista in tutte le cinque Circoscrizioni alle elezioni Europee che si terranno negli Stati membri dal 6 al 9 giugno - come potrebbe fare Elly Schlein, o altrettanto ma con meno probabilità Giorgia Meloni - o presentare ovunque un unico candidato come potrebbe fare la Lega con il generale Roberto Vannacci? (Matteo Salvini non si presenterà.)
Ad approfondire i principi della democrazia liberale, sembrerebbe di no. E a maggior ragione, secondo i medesimi principi, non lo sarebbe farsi eleggere senza poi andare al Parlamento europeo, mandandoci altri al proprio posto.
Il perché è semplice. La democrazia è l’individuo, colui che merita/che va aiutato nel caso di condizioni inferiori di partenza; che è uguale agli altri di fronte alla legge e che (per tutto ciò) è tollerante verso chi è diverso da lui.
L'individuo-elettore delega il potere a chi gli chiede lealmente l'investitura per rappresentarlo direttamente. In questo senso la democrazia liberale "pura" predilige l’elezione diretta. Per intenderci: “Io individuo do un mandato a chi conosco molto bene (quasi di persona)”.
Sulla base della stesso logica, si fondano il principio dell’elezione diretta dei procuratori in alcuni Stati negli Usa (“mi giudica chi conosco - nel senso positivo del termine”), del federalismo – anche fiscale - (“eleggo chi conosco (sempre in senso positivo); chi conosce da vicino e fa le leggi per il mio territorio; lavoro onestamente e pago le tasse per avere un ritorno sul mio territorio (fatti salvi i principi di unità e solidarietà nazionali)”) e del liberalismo in economia (se la democrazia è l’individuo, per ovvie ragioni…)
Corollario, più o meno implicito, il principio dell’alternanza. Si vedano le polemiche di questi giorni circa l'ipotesi di concedere la possibilità del terzo mandato al governatore Luca Zaia alla guida della Regione Veneto; quelle ricorrenti sui limiti degli incarichi dei parlamentari (“i professionisti della politica!”), fino al Consiglio dei ministri di questa sera dove approda il decreto-legge contenente (tra gli altri provvedimenti) l’abolizione del vincolo del terzo incarico per i sindaci dei Comuni con abitanti fino a 15mila.
Pericle nel V secolo avanti Cristo nel suo discorso agli ateniesi (in cui una volta per sempre dice tutto sulla democrazia, tutto che trova oggi la più coerente declinazione nella democrazia Usa, dove il presidente ha il limite dei due mandati, quattro + quattro anni…), afferma: “…e secondo la considerazione di cui uno gode, poiché in qualche campo si distingue, non tanto per il suo partito, quanto per il suo merito, viene preferito nelle cariche pubbliche…”