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Lo sguardo libero
Gli italiani per protesta non guardino gli azzurri contro la Turchia
Roberto Mancini (1964), commissario tecnico della nazionale italiana

Per senso di responsabilità, Mancini, che ha fallito obiettivo, doveva dimettersi

Roberto Mancini è uno dei ct migliori sulla piazza internazionale, vuole un calcio moderno. Sa che il gioco all’italiana appartiene alla preistoria. Senza di lui l’Italia non avrebbe vinto gli Europei 2020.

È un grande professionista - che guadagna tre milioni di euro netti l’anno -; tuttavia per  principio di responsabilità, anche per finalità educative nei confronti delle giovani generazioni, che di tali valori sono in troppi casi privi, al pari di un direttore di un giornale, o di un manager alla guida di un’impresa, che se non conseguono il risultato o la loro organizzazione fa errori clamorosi si dimettono, anche egli  doveva lasciare l’incarico, perché ha fallito l’obiettivo (leggi qui).

Mutatis mutandis, un po’come fece Gad Lerner, da neodirettore del TG1 da tre mesi, che si dimise, in quanto vertice responsabile di un giornale, perché un giornalista mandò in onda immagini che non si doveva per ragioni deontologiche, anche se lui non ne era (colpevolmente) al corrente.

Né da Mancini, né dai giocatori, sono arrivate parole di scuse esplicite e limpide. Tipo: “Ci scusiamo con gli italiani, quattro volte campioni del mondo di calcio. Per la seconda volta consecutiva saremo esclusi, al nostro posto andrà la Svizzera”. Mancini ha dichiarato: “Non voglio trovare scuse per quello che è successo”. Come insegna la disciplina manageriale: mai giustificarsi. Non è ammesso. Invece, si può sbagliare e lo si può riconoscere. Si lascino perdere altre frasi, sempre del ct, che - come direbbe Alessandro “Spillo” Altobelli - trovano il tempo che trovano: “Vogliamo vincere il prossimo mondiale!”.

Ci sono operai che rischiano la multa quando arrivano in fabbrica con cinque minuti di ritardo, anche se, non per colpa loro, vengono trattenuti dal traffico. Non si sono sentite parole esplicite e limpide di scuse da parte di Gianluigi Donnarumma (stipendio netto annuo: 12 milioni di euro), Marco Verratti (9 milioni), Jorginho (6,5 milioni - colui che durante le qualificazioni ha fallito rigore sia all’andata che al ritorno contro la Svizzera, contro il medesimo portiere, senza che nessuno abbia pensato prima che calciasse la seconda volta: “Se provasse qualcun altro? … e invece… “errare humanum est, perseverare autem diabolicum” -), Leonardo Bonucci (6,5 milioni), Lorenzo Insigne (4,5 milioni), Ciro Immobile (4 milioni) e via scendendo.

Circa le condizioni dello spogliatoio dello stadio di Palermo, trasformato in un immondezzaio dai calciatori azzurri dopo la sconfitta, si crede che non sia vero, che sia stato una sorta di esca a vantaggio del web, come è stato scritto. Impossibile. Un uomo che guadagna più di un milione di euro l’anno e lascia una simile discarica… uno sputo al pianeta non sostenibile, troppo abitato, troppo inquinato e sporco, con il 15% della popolazione che vive con meno di due dollari al giorno, proporzionalmente pieno di rifiuti anche per colpa dei Paesi più poveri che non hanno neppure i soldi per gestirne la quantità, dove appunto vivono i disgraziati da due dollari die. Se abbandonano rifiuti di ogni genere i ricchi…

 

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