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Lo sguardo libero
Sì alle Province che esprimono la vicinanza dello Stato al cittadino
Foto: LaPresse

“Le Province sono uno spreco di soldi pubblici. Chi le rivuole si cerchi un altro alleato”, sostiene il vicepremier pentastellato  Luigi Di Maio.  Per un approccio liberale - che può essere proprio sia della destra che della sinistra -  le Province – rottamate dalla riforma Delrio, che le ha trasformate  in enti amministrativi di secondo livello -  possono esprimere e rappresentare la vicinanza dello Stato al cittadino, essere cioè uno strumento di e per il rafforzamento della democrazia.

Il cittadino paga le tasse e vuole che notevole parte di esse rimangano sul suo territorio (federalismo fiscale), vuole strade, scuole e sicurezza che funzionino. E la competenza delle Province è sempre stata in particolare sulle strade e sugli edifici delle scuole superiori. Per completezza, così il cittadino  vorrebbe anche eleggere direttamente i suoi rappresentanti nelle Assemblee legislative e persino il pubblico ministero (come succede con i procuratori distrettuali in alcuni Stati Usa). Vuole cioè conoscere, per così dire quasi di persona, chi fa le leggi per lui e chi lo giudica.

Certo lo scontro tra 5 Stelle e Lega sulle Province ha risvolti politico-elettorali ed è condizionato dallo scontro in atto tra Governo e Regioni sull’autonomia. E ha ragione Di Maio quando parla di costi e teme un nuovo poltronificio - e infatti il personale delle Province secondo la riforma Delrio sarà rottamato a esaurimento -.

La questione è la funzione più che il personale. Si pensi alla rete stradale e alle scuole superiori, abbandonate e trascurate, della grande provincia italiana, da quelle lombarde a quelle siciliane. Gli spechi dovrebbero essere sempre evitati. È  evidente che ciò è molto difficile da perseguire, ma i precedenti comportamentali e organizzativi negativi non possono inibire una decisione. Anzi bisognerebbe intervenire su di essi. I 5 Stelle sembrano così confermare di essere un movimento centralista e statalista.

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