Saviano/Veronesi, quanti corpi umiliati in Italia da immigrazione clandestina
In democrazia può vivere liberamente chi ha un’identità, dei diritti e dei doveri
Lo scrittore Sandro Veronesi sul Corriere della Sera invita l’omologo Roberto Saviano a salire sulle navi dei migranti. "Mettiamo il nostro corpo – scrive Veronesi - su quelle imbarcazioni. (…) Ciò che sta accadendo nel Mediterraneo è inaccettabile: andiamo là dove si lascia morire la gente per opportunismo". Saviano risponde di essere d’accordo in una lunga lettera su Repubblica, in cui entra nella fattispecie e cerca di capire perché si è arrivati al clima attuale di scontro con l’attuale maggioranza di governo e in particolare col vicepremier nonché ministro dell’Interno Matteo Salvini, fautore del giro di vite sulla politica dell’immigrazione.
“Il corpo – sostiene Saviano - è al centro di tutto. Corpi lasciano la loro terra, corpi percorrono il deserto, corpi soffrono per mancanza di acqua e di cibo, corpi incassano colpi inferti nei lager libici, corpi vengono seppelliti durante il viaggio, corpi vengono violati, corpi vengono pianti, corpi affondano nel Mediterraneo”. Nasce spontanea la seguente replica: il corpo è anche quello dei migranti che, poiché arrivano illegalmente in Italia senza casa e senza soldi, sono condannati a vivere in baracche e a raccogliere frutta e verdura guadagnando un euro a cassetta nelle campagne del Sud. Sono i corpi dei migranti illegali che bivaccano nei giardini di Porta Venezia o sotto i portici in via Vittor Pisani di fronte alla Stazione Centrale di Milano. Ma anche quelli degli addetti della nettezza urbana che alle 8 del mattino puliscono coi getti d’acqua i marciapiedi. Come quelli delle forze dell’ordine che invitano i clandestini a spostarsi o a bloccarli quando hanno reazioni da animali affamati. Sono i corpi di chi si reca al lavoro e assiste incredulo a tutto questo e quelli delle donne che, dopo una giornata di lavoro, la sera arrivano col treno alla Stazione Centrale e temono di fare 200 metri per raggiungere il parcheggio dell’auto.
Più che inaccettabile (aggettivo che usa Veronesi, ma ormai diffusamente sulla bocca di tutti in più ambiti, dal giornalismo alla politica) tutto ciò è “imprevisto”: in democrazia possono vivere liberamente solo coloro che hanno un’identità, dei diritti e dei doveri. E l’Italia è stata lasciata sola ad accogliere centinaia di migliaia di clandestini fino quasi a mettere a repentaglio la propria democrazia.
C’è poi l’aspetto proporzionale/temporale: una cosa è il gesto simbolico (e non si mette in discussione l’utilità di tali azioni) del corpo (la persona) che sale con la maglietta rossa per qualche ora sul barcone dei migranti, altra sono i corpi che bivaccano sotto i portici o vivono nelle baracche per mesi e mesi, se non per anni, e coloro che devono convivere con tutto questo per altrettanto tempo: migranti stessi, cittadini, forze dell’ordine, addetti alla pulizia delle strade e via dicendo.
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