Culture

Lia Levi: "I giovani e la meraviglia creativa mi danno la carica"

 

Roma, 9 mar. (askanews) - Lia Levi ha 91 anni, una grande forza e un'energia instancabile. La scrittrice, giornalista e superstite dell'Olocausto arriva dalla sua Trastevere per un incontro con gli alunni dell'Istituto Santa Dorotea di Roma. Hanno letto il suo libro "Una bambina e basta. Raccontata agli altri bambini e basta" (Harper Collins Italia 2020), riadattamento per ragazzi - con i disegni Zosia Dzierzawska - del suo celebre racconto autobiografico con cui nel 1994 vinse il Premio Elsa Morante opera prima. Gli studenti fremono, sono pieni di domande e curiosità. "Prima di tutto come prima sensazione mi dà carica, mi dà gioia. E poi il fatto, certo, ricordare magari il libro che è lo stesso, l'esperienza è la stessa, però c'è la meraviglia creativa del fatto che poi le domande possono essere simili, ma mai le stesse", ha raccontato a margine dell'incontro ad askanews.Lia aveva finito la prima elementare quando per le leggi razziali di Mussolini ha dovuto lasciare la scuola pubblica per quella ebraica ed era alle medie quando ha dovuto nascondersi presso il convento delle Suore di San Giuseppe a Roma, dove ha atteso la liberazione. Anche se ha iniziato solo dopo i 60 anni a fare la scrittrice di libri per adulti e ragazzi, ne ha scritti a dozzine, e di premi importanti ne ha ricevuti altrettanti (l'ultimo il "Mildred L.Batchelder Award 2023, riconoscimento assegnato annualmente al miglior libro per bambini tradotto in inglese e pubblicato negli Stati Uniti). Oltre a ciò non smette di girare le scuole per raccontare la Shoah ai ragazzi: "Penso che il fatto di fare la scrittrice e quindi di inventare, c'è una carica, c'è la carica dell'idea, la carica di metterla poi in atto e poi quello che non avevo previsto, perché non tutto può essere programmato nella vita, il fatto di incontrare poi le scuole, quindi avere il contatto con i giovani, non l'avevo messo nei miei piani, è successo", ha raccontato. "L'altra componente forse qualcosa è derivata proprio da quel periodo, perché io ero bambina, dico noi perché chi è testimone per forza era bambino, non stavamo tanto a lamentarci, ma tutta la forza era concentrata nel dire 'che devo fare'", ha ricordato.Durante l'incontro si è scoperto che anche presso l'Istituto di via Matera sono state accolte delle bambine ebree, mentre al Gianicolo, dove le Dorotee hanno un'altra sede più grande, anche intere famiglie. Chissà quante altre storie come quelle di Lia bambina. Intervista di Stefania CuccatoMontaggio Carlo MolinariImmagini askanews