Romina Power: "Vincere Sanremo? Preferisco l'Oscar"
Di Massimo Maffei
«In giro si parla di una mia vittoria al Festival di Sanremo insieme ad Al Bano? Nei miei sogni c’è piuttosto la nomination all’Oscar per “Il Segreto”». Romina Power non è una che si accontenta. In amore come nella professione. Qualche anno fa, ha fatto polemizzare il mondo intero per certe sue affermazioni legate alla fine del suo matrimonio a Cellino San Marco. Dopo il riavvicinamento - davvero non scontato - fin dalla scorsa estate lo sta solleticando a modo suo, opponendo sorrisetti silenziosi alle domande che vertono sulla privata sua e di Al Bano.
Adesso, che ha appena finito di girare “Il Segreto”, pretende di sognare l’Oscar… Di fatto, la pellicola ha ben poco da spartire con i musicarelli ai quali ci aveva abituato proprio accanto all’ex marito. La vicenda è caustica e la narrazione, spesso, non è da meno. Ispirata a fatti realmente accaduti nella primavera del 1945, quando l’Italia aveva deposto le armi, la pellicola racconta l’eccidio di Codevigo, un paese della bassa padovana destinato a vivere le violenze della guerra proprio mentre il Paese celebrava la sua liberazione. Nella crudezza del racconto si incastra il dramma di una famiglia, costretta suo malgrado a misurarsi con le nefandezze di alcuni comunisti. Il film si dipana da un flashback: Italia Martin (la protagonista Romina Power) deve fare le spese con un segreto terribile, che per molti anni le ha impedito di rivedere il luogo dove è nata e dove ha vissuto la sua adolescenza. Quando finalmente torna al paese per partecipare al matrimonio della nipote, però, è costretta a fare i conti con i ricordi. È la primavera del 1945. Italia ha 15 anni, si sta innamorando per la prima volta, tuttavia ha un’indole sensibile e indipendente. Legge e sogna a occhi aperti, stabilendo una forte empatia con il bellissimo paesaggio che la circonda, ma quel dolore, quell’ansia che le fa battere il cuore inspiegabilmente, la tormenta come un’eroina dei romanzi Sonzogno…
Spiega Antonello Bellico, regista della pellicola. «Con “Il segreto” non abbiamo voluto fare una rievocazione storico-ideologica di un eccidio avvenuto nel nostro paese subito dopo la deposizione delle armi nel 1945. Non è neppure un documento di indagine, che voglia tracciare una linea di demarcazione tra buoni e cattivi. Abbiamo semmai voluto indagare gli stati d’animo individuali e i sentimenti della comunità in cui questi fatti terribili realmente accaddero. L’angolo visuale è quello di alcuni personaggi che sono per lo più realmente esistiti e che comunque si pongono come emblematici». E conclude: «Abbiamo raccontato una storia forte, d’amore e di persone che furono raggiunte da una morte violenta, indiscriminata, proponendoci di capire e far rivivere il loro tragico percorso umano. Come fu elaborata dalle coscienze quella tragedia e poi, a distanza di tanto tempo, come e stata tramandata ai nostri giorni?». Per maggior verosimiglianza e aderenza alla realtà il regista ha chiesto ad alcuni attori di recitare in un «comprensibile dialetto veneto. Tra questi c’è anche Romina Power che se l’è cavata egregiamente».