Coronavirus
Pochi screening e malattie: così il Covid ha peggiorato la salute delle donne

Cresce in Italia l'insoddisfazione per l'assistenza sanitaria, diminuiscono gli screening e la violenza domestica è un problema sempre più diffuso: il report
Inoltre "solo il 3% della popolazione femminile ha eseguito test per le malattie veneree, una percentualmente decisamente inferiore rispetto agli altri paesi dell’Europa che raggiungono una media dell’8%; mentre negli Stati Uniti i dati si attestano al 19%, in Cina al 10% e in Australia al 12%", continua il report. Nonostante la soddisfazione relativamente bassa verso la disponibilità di assistenza sanitaria, l’84% delle donne italiane afferma di aver parlato del proprio stato di salute con un medico o personale sanitario negli ultimi 12 mesi e di aver eseguito esami preventivi per pressione alta (43%), diabete (15%) e cancro (16%).
“Sebbene il SSN offra programmi di screening su tutto il territorio italiano, la percentuale di donne intervistate che ha usufruito di tali servizi risulta notevolmente al di sotto del 50%, la soglia minima attesa. I test meno eseguiti sono soprattutto quelli per i tumori e le malattie sessualmente trasmissibili", dichiara la dottoressa Alessandra Amendola, dirigente Biologa presso l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma.
"Una spiegazione potrebbe essere il fatto che molto spesso gli esami richiesti per lo screening di tali patologie sono rimandati nel tempo perché invasivi e impegnativi e, non da meno, richiedono una forte determinazione e capacità di accettare possibili esiti positivi che potrebbero dare inizio a percorsi clinico-terapeutici fisicamente e psicologicamente molto difficili", continua la dottoressa.
"Tuttavia, va anche considerato il fatto che questa indagine è stata condotta in piena crisi pandemica, quando l’accesso alle visite specialistiche, alla diagnosi e alle cure era fortemente limitato dalla situazione di emergenza legata al Covid-19", conclude Amendola. E’ dunque necessario avvicinare più possibile le donne ai programmi di screening per la salute. Per raggiungerle andrebbe migliorata sicuramente la qualità dell’informazione, intensificato l’invito a partecipare ai programmi e facilitato l’accesso ai test, con particolare riguardo e attenzione verso le fasce più deboli della popolazione femminile.
Inoltre, dalla ricerca emerge che "quasi nove italiani su dieci (87%) percepiscono la violenza domestica come un problema molto diffuso nel Paese, percentuale al di sopra della media del 68% dell’Europa Occidentale, degli Stati Uniti con un valore dell’82% e della media mondiale del 66%". Le donne italiane con reddito più basso (94%) sono le più propense a riconoscere la diffusione di questo problema, rispetto a quelle appartenenti alle fasce di reddito medio (85%) e alto (86%).
"Nel 2020, il 49% degli italiani – il 52% delle donne e il 46% degli uomini – sostiene di aver provato preoccupazione per gran parte del giorno precedente. Anche in questo caso, l’Italia registra uno dei dati più alti tra le popolazioni europee (36%), inferiore solo a Malta (67%), Portogallo (67%) e Spagna (50%)", si legge nel report.
Tuttavia l’Index rivela che le restrizioni legate al COVID-19 non hanno influenzato negativamente la salute emotiva di donne e uomini italiani. "Rispetto alla media mondiale, che ha evidenziato un progressivo peggioramento delle condizioni di stress (dal 35% al 40%), gli italiani hanno riferito di aver provato preoccupazione (49%), stress (41%), tristezza (30%) e rabbia (14%) in percentuali in linea con gli anni precedenti", conclude lo studio.