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La generazione del monopattino chiusa nella stanza con la playstation

‘Tu chiedi chi mai erano i Beatles’ queste riflessioni sono per quelli che a questa affermazione /domanda avrebbero la risposta pronta. I Beatles? Quattro scapestrati coi capelli a caschetto, inusuali all’epoca, che il 5 ottobre del 1962, pubblicarono il loro primo singolo.

L’Europa stava, dopo i disastri della guerra, risollevandosi con un boom economico senza precedenti che beffardamente favorì all’inizio i perdenti , come la Germania e pure l’Italia, e un po’ meno i vincenti come l’Inghilterra. Curiosa e storica la frase di John Lennon a Paul McCartney arrivati in un’ Amburgo ricostruita ‘Ma sei sicuro che sono loro che hanno perso la guerra?.

Nello stesso anno usciva sugli schermi il primo ed unico James Bond, quello interpretato dall’inarrivabile Sean Connery ‘Il mio nome è Bond ,James Bond’ la frase scritta nelle menti di tutte le donne e gli uomini di buona volontà che all’epoca sognavano non di fare gli agenti segreti ma di ripartire in tutti i campi.

E in quella grande frenesia mondiale ed europea, l’Italia viveva il suo sogno del boom economico.

E in quel sogno noi giovani di allora, ora over sessantenni ed oltre ne eravamo inconsapevoli protagonisti felici.

Perchè quell’epoca ci ha regalato emozioni semplici ma profonde che solo adesso, al confronto con la generazione di oggi, possiamo rivalutare e comparare.

‘Tu chiamale se vuoi emozioni’ diceva qualche anno dopo un’altro mito dell’epoca, Lucio Battisti. Certo erano emozioni semplici ma vivaddio spettacolari che ti sarebbero rimaste attaccate per sempre alla pelle.

I giochi ad esempio. Ma quanti si ricordano le interminabili sfide con le biglie colorate che correvano sul marciapiede nelle prime scommesse, le giocate a carte con in palio fumetti usati e strausati ma dal valore, per noi ragazzi, indicibile. E ancora gli album delle figurine Panini completati a suon di ‘celo’ celo’ questa ce l’ho’ e questa mi manca.

Ed ancora le partite all’oratorio su campi che erano peggio del cemento e ci sono costati ceffoni dai genitori ( una volta si poteva) e spruzzi di alcool e cerotti a non finire per le sbucciature quotidiane.

E le piccole guerre tra quartieri, non certo a livello delle bande giovanili di Liverpool o del Bronx , ma guerre all’italiana, dove in fondo non si prendeva quasi nulla sul serio e magari il finale era un cono di panna montata insieme spruzzato di cannella a più o meno 30 lire. Archi fatti con il legno di robinia , il più flessibile, fionde e le cerbottane con i proiettili di carta, i petrioli , a volte anche un po’ pericolosi le armi di noi guerrieri quindicenni.

E poi gli occhi e i sogni verso le ragazzine che alla domenica erano fisse alla Messa con i genitori. Sguardi, sogni, biglietti perchè i messaggi si scrivevano con la carta e non certo via messenger.

Poi via via crescendo a rincorrere i sogni dal motorino, il Ciao, il Velosolex, o il Ducati Scrambler per i più ricchi fino ad arrivare alla macchina, la mitica Cinquecento con la doppietta, la Fulvia coupé e oltre. Nella speranza di averne una per ‘ uscire con le ragazze’ e sognare nelle disco all’aperto d’estate e fumose al chiuso in inverno. Senza tralasciare l’Italia dei Mondiali.

E poi tanto e tanto ancora con l’orizzonte illimitato e i sogni pure.

Ma per quelli che oggi non sanno chi erano i Beatles  ( molti nostri ragazzi)e non possono capirlo l’orizzonte è diverso.

I sogni si chiudono nella play station e in una trasformazione della realtà assurda, tra mostri ed eroi guerrieri. I sogni hanno i confini di una stanza che altro non è che un guscio di difesa da un mondo che li ha illusi. Illusi di potergli dare tutto e che ora non riesce a dargli non un lavoro fisso ma solo uno stage con il quale a malapena si pagano un affitto. Il mangiare dai genitori.

Un mondo che gli permette dalla scrivania di vedere tutte le ricchezze di pochi, irraggiungibili per i più. Un mondo dove possono essere seduttori o seduttrici, giocatori di calcio o attrici famose con il solo ingresso in un sito.

Un mondo che da un anno non permette nemmeno a tanti di questi giovani, inscatolati e incamerati in un mondo creato a difesa, di frequentare scuole ed università.

Un mondo che li vuole doppiamente laureati ma poi non gli permette di trovare un posto di lavoro adeguato. Ma , bontà loro, li vuole tutti in monopattino.

Ecco forse, per i nostri giovani, sarebbe bello conoscere meglio chi erano i Beatles e tutto quello che è girato attorno in quell’epoca meravigliosa. Forse soltanto per capire che l’emozione di una giornata a tirare calci al pallone senza orecchi e occhi attaccati al cellulare  è qualcosa che si puo’ tornare a fare senza per questo fare inutili e tristi ‘Amarcord’. Al grido ‘riprendiamoci la vita’.

 

   

 

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