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Costume
McDonald’s “divora” l’amore. Ceo licenziato per una relazione

Steve Easterbrook è a capo della società McDonald’s dal 1° Marzo 2015, 52enne divorziato con tre figli, di origini inglesi. Il Ceo è stato oggetto di una indagine interna della catena di fast food più famosa al mondo – pensate un po’! – per una relazione sentimentale consensuale con una dipendente del medesimo gruppo.

Cosa c’è di strano? Ci si domanda. Apparentemente nulla, eppure ciò è bastato per essere licenziato. Già, per i sovrani dell’hamburger low cost tale scelta viola il codice etico e le regole vigenti per il personale. Lo stesso Easterbrook, in perfetto stile anglosassone, accusa il colpo con aplomb: “Sono d’accordo con il board dell’azienda sul fatto che sia l’ora di farmi da parte”.

Non essendo un anello debole della catena di comando, ma un dirigente di livello internazionale, evidentemente non avrà grossi problemi né economici, né nel riposizionarsi in altre società degne di nota. Il punto però è un altro, dov’è finita l’umanità? Ed i diritti dei lavoratori? Com’è possibile licenziare una persona per una storia d’amore?

In Italia – per fortuna – si sarebbe configurato un licenziamento illegittimo, immotivato o, è giuridicamente più corretto definire “discriminatorio”. Caso da manuale, l’ultimo rimasto dopo il Jobs Act a prevedere l’immediata reintegra sul posto di lavoro.

E mentre Microsoft anela alla settimana corta di quattro giorni lavorativi, con un esperimento riuscito positivamente a Tokyo, spirano i diritti sociali sul vento di una poliedrica Globalizzazione. Riunioni da remoto, mail, il contatto umano e le esigenze personali vengono schiacciati sempre più assieme al cuneo retributivo. Il nostro Paese resiste per storia e tradizione, ma perde colpi ed inevitabilmente si armonizza al distopico uso e consumo delle professionalità.

È un gran peccato perché come ci insegna lo psicologo Daniel Goleman, l’intelligenza emotiva è invece il perno di ogni grande successo, nella vita e nel mondo degli affari. Una qualità che non sfugge al 34% delle agenzie lavoro, tant’è vero che l’intelligenza emotiva è stata inserita tra le prime dieci competenze richieste al World Economic Forum entro il 2020.

 

Di Andrea Lorusso
FB @andrealorusso1991

 

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