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Cronache
Acqua, reti colabrodo: un terzo va persa. Pronti 300 mln a fondo perduto

Risorse per sistemare il sistema idrico italiano. Ecco cosa fare

L’emergenza del prossimo futuro, neanche troppo lontano, si chiama acqua potabile. Se non si pianificano oggi soluzione domani potrebbe essere troppo tardi. Non tranquillizza il fatto che le reti idriche nazionali italiane siano un colabrodo: su cento litri immessi se ne perdono dai 39 ai 41, cioè più di un terzo non raggiunge la destinazione prevista. In alcune province d'Italia questo terzo diventa addirittura l’80%. Si calcola che Basilicata, Lazio, Sardegna e Sicilia abbiano perdite idriche di sicuro superiori al 50%. Friuli Venezia Giulia, Umbria, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Toscana, Calabria, Veneto hanno perdite superiore al 40%.

Un disastro che farà vedere i suoi effetti concreti nel breve futuro. Il motivo? Le nostre reti sono troppo vecchie: il 60% dei sistemi idrici italiani sono stati messi a terra oltre 30 anni fa.

Il record assoluto delle perdite è detenuto dalle provincia di Frosinone e Latina che superano il 70%.

Nel rapporto Istat 2020 sull’acqua risulta che in capoluoghi come Chieti, Latina, Belluno o Siracusa oltre due terzi dell’acqua immessa vada perduta. In altre città però, come Macerata, Pavia, Como, Biella, Livorno, Milano e Pordenone le perdite risultano sotto il 15%.

Per questo motivo anche una parte degli interventi previsti dal PNRR riguardano il sistema idrico. Le risorse dedicate alle infrastrutture idriche non bastano a coprire tutte le falle.

Ma è aperto fino al 31 ottobre un bando per il contributo a fondo perduto agli enti locali, che va dai 5 milioni ai 50 milioni, con 300 milioni disponibili. Gli interventi finanziabili sono mirati alla riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione e sono la seconda tranche di un altro finanziamento a cui seguiranno ulteriori bandi. I beneficiari ammessi al finanziamento entreranno in una graduatoria e potranno ottenere risorse in base a dei parametri prestabiliti. Nell'avviso pubblico di una precedente erogazione di fondi, marzo 2022, 23 milioni non sono stati assegnati e quindi vengono incorporate nei 300 milioni attuali. Cioè anche se il Paese è un colabrodo non tutti gli enti locali hanno fatto domanda o erano in condizioni di poterla fare.

Possono richiedere le risorse tutti quegli enti di governo che si occupano di acque sia direttamente che indirettamente, cioè che abbiano affidato il servizio a soggetti esterni legittimi.

L’obiettivo ovviamente è modernizzare le reti in ogni punto e dove è più urgente, riducendo sprechi di acqua potabile, lavorando verso l’efficientamento, la limitazione delle perdite, migliorando il servizio erogato, aumentando i controlli di sistema con la digitalizzazione, immettendo anche nuovi sistemi di controllo o rendendo misurabile, controllabile e adeguata la pressione idrica. Tutto viene finalizzato a raggiungere un’efficienza energetica per evitare sprechi.

Sono finanziabili anche le spese per la modellazione idraulica delle reti, l'istallazione di valvole di controllo delle pressioni per la riduzione delle perdite e tutti i sistemi di controllo che riescano a misurare i livelli d'acqua nei serbatoi. Gli enti locali o i soggetti d'ambito possono realizzare anche investimenti che vadano a ridurre le perdite con metodi innovativi come scansioni da satellite, da aereo, tramite sistemi radar, così come usando meccanismi più tradizionali. Allo stesso tempo sono ammessi i finanziamenti di tecnologie che consentano la telelettura e la telegestione dei contatori dell’acqua, gli interventi di manutenzione straordinaria, la sostituzione di interi tratti di rete idrica, il rifacimento degli stessi tratti.

Entro il 31 marzo 2026 si prevede di estendere tali interventi ad ulteriori 41.700 chilometri di condotte italiane. Il finanziamento riserva almeno il 40% degli investimenti al Mezzogiorno che in fatto di perdite e di rete vetuste sembra l’area in peggiori condizioni

 

 

 

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