Boom di violenze tra i giovani, Maria Rita Parsi non ha dubbi: "A farli esplodere è il vuoto lasciato dal Covid" - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 15:08

Boom di violenze tra i giovani, Maria Rita Parsi non ha dubbi: "A farli esplodere è il vuoto lasciato dal Covid"

Baby gang, risse, coltelli nello zaino come una penna qualunque. L'intervista a Maria Rita Parsi

di Alessia Federica Acquaviva

Boom di violenze tra i giovani, parla la psicologa Maria Rita Parsi: "Colpa del Covid, ecco perché"

La cronaca nera italiana non lascia più spazio ad altro: la violenza tra i giovanissimi è diventata una “moda” che occupa le prime pagine. Ma dietro ogni lama c’è un vuoto emotivo profondo, scavato dalla pandemia di Covid-19 e alimentato da un mondo in perenne emergenza bellica.

A far luce sulle radici del fenomeno è la dottoressa Maria Rita Parsi, psicologa e psicoterapeuta di fama internazionale, già membro del Comitato ONU sui diritti del fanciullo, componente dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza e presidente della Fondazione Movimento Bambino Onlus. Autrice di oltre cento libri, la dott.ssa Parsi va dritta al punto: la rabbia giovanile nasce da un buco che il Covid ha lasciato dentro.

Il Covid: un trauma collettivo

«Abbiamo tutti gli strumenti – psicologia, sociologia, pedagogia, neuropsichiatria – per capire cosa sta succedendo», esordisce Parsi. Il virus ha portato via milioni di vite, soprattutto tra gli anziani: nonni e nonne, punti di riferimento importantissimi per gli adolescenti. «L’angoscia di morte è la madre di tutte le angosce umane», spiega la psicoterapeuta. «I ragazzi l’hanno vissuta in diretta, chiusi in casa, davanti a uno schermo che trasmetteva lutti ininterrotti».

Il virtuale, una trappola quotidiana

Da quel trauma è nato un cervello adolescente «completamente catturato dal virtuale», spiega Parsi. Deep web, video aggressivi, challenge mortali: «Se non si fa un uso virtuoso del virtuale diventa una sorta di linea guida verso la violenza». Continua: «I giovani sono spaventati, privi di immagini di futuro, pieni di insicurezza. Hanno visto troppi morti in tv e ora, online, inseguono l’illusione dell’immortalità. Non colgono più il limite, il tempo, la realtà. Vivono distaccati».

Dallo schermo alla strada: un filo diretto

Finita la pandemia, sono esplose le guerre. Ucraina, Gaza, i ragazzi sono sommersi da notizie 24 ore su 24. Smartphone sempre in mano, filmano tutto – il bello e il brutto. «Un tempo non c’era questa overdose di informazione», osserva Parsi. «Oggi sono stra-informati, ossessionati da un dramma senza fine». Il passo dal virtuale alla strada è breve. «Escono col coltello perché è una moda, come le unghie lunghe o i capelli blu. Solo che i coltelli uccidono».

La ricetta: una società che reagisce

Parsi è categorica: «Serve una società che elabori il cambiamento. Che aiuti i giovani a metabolizzarlo, trasformi la scuola, sostenga le famiglie, formi gli adulti. Altrimenti andrà sempre peggio». Il “cartello dei coltelli” non è un gioco. È il sintomo di un vuoto che nessuno ha ancora riempito.