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Dal celibato dei preti al ruolo delle donne, passano i secoli ma i temi restano gli stessi: che cosa imparare dai Conclavi del 1978
Se l’elezione è veloce vuol dire che c’è accordo tra gli elettori, che sono uniti sui temi più gravi e urgenti, se dura molto vuol dire che ci sono stati scontri

Che cosa imparare dai Conclavi del 1978
Che cosa insegnano i Conclavi? Tante cose: se l’elezione è veloce vuol dire che c’è accordo tra gli elettori, che sono uniti sui temi più gravi e urgenti; se l’elezione dura più tempo vuol dire che ci sono stati scontri. Conta il nome che scegliere l’eletto, contano le eventuali sorprese in Cappella Sistina, che puntualmente dimostrano come quest’elezione sia in fondo la meno prevedibile al mondo. E una cosa è certa: i problemi sul tavolo, da tanto tempo, sono sempre gli stessi.
Oggi, 1° maggio 2025, il Conclave ufficialmente riposa. Niente Congregazioni, niente discussioni, niente sembra accadere. Non è difficile invece immaginare che, specie in previsione della reclusione in Santa Marta (e strapuntini approntati per l’occasione, visto che gli elettori sono 133 e ce n’è uno, il cardinale Vinko Pulic da Sarajevo, ammalato: voterà grazie ai tre cardinali infirmarii che andranno a Santa Marta a raccogliere il suo voto), in queste ore vi sia frenetica attività a base di discussioni, incontri, pranzi, sondaggi. Gente che non conosce l’italiano cerca qualcuno che la aiuti a comprendere Roma e il Vaticano: impresa vana farlo in meno di un paio di settimane, visto che la verità è quella detta da Giulio Andreotti a Giovanni XXIII neoeletto: “Mi permetta Santità, ma lei non conosce il Vaticano”. Angelo Giuseppe Roncalli aveva infatti chiesto un provvedimento urgente e l’aveva detto al Divo Giulio, che poi ebbe modo di annotare come quel provvedimento urgente fosse arrivato a metà del Pontificato di Paolo VI. Tanto per essere più chiari.
E allora? E allora allungatevi i basettoni, mettete i pantaloni a zampa o le gonne zingaresche con i sabot se siete gentili lettrici, e venite con noi nel 1978. L’afosa estate prima, e l’ottobrata romana di quell’anno che videro tre Papi avvicendarsi in appena 70 giorni. Settanta, numero bliblico: 70 sono i nostri anni di vita, sta scritto, 7 è il numero che indica un tempo lunghissimo. E in quei 70 giorni la Chiesa fece il giro su se stessa. Useremo i cablogrammi di Wikileaks, l’occhiuta vigilanza dell’Ambasciata Usa in Italia anche sulla Santa Sede, per raccontarvi come spesso le previsioni vengano deluse e come le elezioni papali molto possano dire sullo stato di salute della Chiesa. L’Alfetta è pronta, il motore romba: saltate a bordo e tornate con noi nei leggendari anni Settanta!
Quando si parlò di un argentino (non era Bergoglio)
È mezzanotte di venerdì 18 agosto quando i telex tra Roma e Washington ticchettano un lunghissimo telegramma (l’email è ancora lontana da venire, abituatevi: ci muoveremo in un mondo analogico). Ecco che cosa si legge:
Il Conclave per eleggere un nuovo Papa inizierà il 25 agosto. A parteciparvi saranno 111 dei 114 cardinali elettori. Sebbene ve ne siano 125 di cardinali nel loro Sacro Collegio, 15 di essi sono ultraottantenni e pertanto non possono votare secondo le attuali regole per l’elezione di un nuovo Pontefice (...). Sebbene altri candidati forti potranno emergere dopo il 25 agosto, i circoli ecclesiastici ritengono che i papabili (candidati) al momento siano i cardinali Sergio Pignedoli (italiano), Sebastiano Baggio (italiano) e l’argentino Eduardo Pironio. Pignedoli è molto noto sia nel mondo cattolico che non cattolico ed ha esperienza pastorale, diplomatica e di Curia, è accettabile per il Terzo mondo, ed è ritenuto in grado di reggere un Papato aperto ad altre religioni, sistemi filosofici e diverse culture. È stato indicato come il candidato dei cardinali progressisti.
Baggio è molto noto a tutti gli elettori com potente ed influente capo della Congregazione per i Vescovi con cui i vescovi e arcivescovi (inclusi i cardinali arcivescovi) hanno rapporti ecclesiastici sin dal 1973. ha anche avuto una importante esperienza pastorale, diplomatica e curiale. Oltre a questo si ritiene abbia appoggio tra i cardinali italiani, pare possa averne anche dai latinoamericani e dunque dotarsi di un sostanzioso pacchetto di voti. È ritenuto ampiamente il cardinale espressione dei porporati “conservatori”
Nel caso in cui ci fosse uno stallo tra Pignedoli e Baggio, c’è Pironio. Lo considerano papabile perché è di origini italiane e quindi accettabile per i cardinali italiani come primo Papa moderno non italiano, ha avuto esperienza nella burocrazia vaticana come capo della Congregazione per i Religiosi e gli istituti secolari, e va bene ai cardinali del Terzo Mondo. La sua età relativamente giovane di 58 anni e la sua precedente vicinanza alla Teologia della liberazione sono i suoi handicap principali tra gli elettori conservatori: negli ultimi Conclavi si è scelto di eleggere Papi attorno alla sessantina.
Questi erano i blocchi di partenza in quella calda estate. Paolo VI, che aveva riformato la Chiesa col Concilio Vaticano II, era morto domenica 6 agosto dopo una breve agonia e dopo gli ultimi amari mesi di vita che avevano visto il rapimento e la morte del suo amico Aldo Moro. E gli americani, in tutto questo, tenevano presente una cosa: occhio, nel XX secolo i Conclavi sono durati 3-4 giorni, segno sostanziale di una certa unità nella Chiesa.
Ma nel 1978 le cose, il mondo, erano cambiati. E lo sono cambiati ancora di più nei 47 anni successivi, fino a noi. Ma c’era l’idea di un Papa straniero che parlasse italiano o di origini italiane fosse, cioè il cardinal Eduardo Francisco Pironio morto in Vaticano nel 1998 e oggi Beato. Anni dopo Papa Francesco ricorderà di averlo incontrato e frequentato “In tanti momenti, sino a quando ci ha lasciato, e ho avuto modo di conoscerlo da vicino e di apprezzare la fedeltà della sua sequela al Signore”.
Hanno previsto tutti, meno Albino Luciani
Anche se il 23 agosto Repubblica ha pubblicato una comunicazione riservata filtrata non si sa come dall’Ambasciata italiana presso la Santa Sede (nella quale si esprimono considerazioni su vari papabili), nessuno ha previsto né riuscirà a prevedere un Conclave lampo come questo e l’elezione di Albino Luciani. Intanto gli americani prendono nota e appuntano tutto: siamo a venerdì 25 agosto, ancora la mezzanotte e ancora un cablo che ticchetta da una parte all’altra dell’Atlantico. Stavolta si legge:
Nel momento in cui i 111 cardinali entrano in Conclave nel pomeriggio del 25 agosto, c’è un diffuso senso di incertezza su chi emergerà come prossimo Papa e quanto tempo ci vorrà per eleggerlo. È chiaro, comunque, che il Sacro Collegio abbia scelto di andare avanti sulla linea progressista indicata dal Concilio Vaticano II e le grandi encicliche, come Pacem in Terris, Mater et Magistra, e Populorum Progressio.
Sono due grandi encicliche di Giovanni XXIII: la prima è quella sulla pace e sul ruolo pacificatore del cristiano nella società, anno 1963; la seconda è sulla questione sociale (lavoro, giustizia, diritti, sindacato); la terza – che fu anche molto contestata – è una delle più belle encicliche di Paolo VI che tratta in particolare della cooperazione tra popoli e Terzo mondo, proponendo la nascita di un fondo mondiale per aiutare i Paesi in via di sviluppo. Ma mentre il cablo presenta altri candidati all’elezione papale, ecco che osserva:
Molti vaticanisti ritengono che nei vent’anni passati dalla morte di Pio XII la chiesa cattolica abbia applicato delle riforme che l’hanno resa più forte al suo interno e sono riuscite con successo a darle una più ampia statura e credibilità internazionale. Un segno importante di tutto queto è il numero e qualità delle delegazioni speciali – di Stato ed ecclesiali – che hanno seguito il funerale di Paolo VI. Le capacità del prossimo Papa e le sue attitudini determineranno in ampia parte se il Vaticano continuerà a occupare o no la stessa posizione sulla scena internazionale.
Ecco chi è Giovanni Paolo I
Alla mezzanotte del 26 agosto, sabato, Albino Luciani è già da qualche ora Giovanni Paolo I. Ha stupito tutti con il doppio nome, è stato eletto a sorpresa contro qualsiasi previsione e nel loro cablo i diplomatici yankee osservano
I grandi elettori della Chiesa cattolica oggi, sabato 26 agosto, hanno eletto come Pontefice della Chiesa cattolica romana e Sovrano dello Stato città del Vaticano l’Arcivescovo di Venezia, Albino Luciani, che ha scelto il nome di Papa Giovanni Paolo I.
L’elezione rapida sottolinea il desiderio del Collegio cardinalizio di dimostrare unità e con la scelta del nome, Giovanni Paolo I, il nuovo Papa ha indicato che ha accettato il consenso del Collegio cardinalizio sul fatto che debbano andare avanti le previsioni del Concilio Vaticano II.
Da notare che gli americani non sanno niente di Luciani, peraltro comparso di sfuggita in un cablo del 1974 in cui si parlava di organizzare un concerto in San Marco a Venezia, per cui nel cablo scrivono… la biografia diffusa dalla Sala Stampa della Santa Sede!
L’arrivo di Wojtyla, il ricordo di Luciani: i problemi sono sempre quelli anche oggi
Dura poca. Passano 33 giorni e Giovanni Paolo I viene trovato morto all’alba del 29 settembre 1978. Non gli fanno l’autopsia, innescando ridde di supposizioni e complottismi che durano ancora oggi, sebbene si sapesse che Luciani non era proprio in salute al momento dell’elezione, avendo problemi di cuore. Ma 50 giorni dopo l’elezione di Giovanni Paolo I, alla mezzanotte di lunedì 16 ottobre 1978 Giovanni Paolo II è il nuovo Papa. Lo hanno eretto in serata, la gente quando ha sentito il cognome Wojtyla ha pensato fosse il Papa nero. Invece è polacco e cambierà la Storia, ma al momento nessuno lo può immaginare. Anche qui l’Ambasciata americana in Italia ticchetta una biografia della Sala stampa della Santa Sede, ma poi “verrà aggiunto un telegramma interpretativo”. Già: Karol Wojtyla era apparso nei cablo della diplomazia yankee anni prima, quando nel ‘76 aveva fatto un giro tra i polacchi d’America e aveva pure incontrato l’allora presidente Gerald Ford. La bestia nera dei sovietici si era materializzata e li avrebbe condotti all’estinzione nel 1989: ma quella notte d’ottobre di un anno tremendo per l’Italia tutto questo era ancora di là da venire. E, curiosamente, il cablo che annuncia l’elezione di Wojtyla parla più di Luciani. Di quello che avrebbe potuto fare. E lo chiama “Papa del Popolo”, come si è detto ora per Francesco: particolare che nessuno ricordava.
(…) Karol Wojtyla, l’ex arcivescovo di Cracovia. Ancora una volta i cardinali hanno agito rapidamente eleggendo un nuovo Papa per dimostrare l’unità della Chiesa. Nella loro scelta di Wojtyla hanno rotto una tradizione vecchia di 400 anni per la quale i Papi sono sempre stati italiani. L’ultimo non italiano è stato Adriano VI, che ha regnato dal 1522 al 1523.
Il nuovo Papa, il 264°, succede al Papa del Popolo, Giovanni Paolo I, il cui breve regno di 33 giorni ha prodotto alcuna enciclica o decisione amministrativa ma ha elettrizzato il mondo e può aver posto, ciononostante, parametri sulla politica e lo stile che Papa Giovanni Paolo II non potrà abbandonare alla leggera. Sebbene il nome scelto ci dia alcune chiavi interpretative, bisognerà rimandare una valutazione programmatica del nuovo Pontefice finché non avremo valutato il suo discorso al collegio dei cardinali che è atteso per domani.
Si ricorderà che Giovanni Paolo I nel suo discorso al collegio ha indicato le linee guida del suo programma papale, che insieme al nome scelto ha segnato l’impegno chiaro a continuare le linee guida dei predecessori Giovanni XXIII e Paolo VI. Tutto ciò ha anche dato il riflesso su quanto ha messo d’accordo i cardinali nelle loro discussioni pre-Conclave (…) visto che il testo letto da Luciani era stato preparato dalla Segreteria di Stato.
Anche stavolta i vaticanisti scandaglieranno il discorso per vedere quale sarà la rotta del nuovo Papato, in particolare su temi quali: autorità e disciplina nella Chiesa; condivisione del potere nel governo di essa; il ruolo della Chiesa nella promozione della giustizia sociale; celibato dei preti; dialogo con le Nazioni; ecumenismo; controllo delle nascite; ruolo delle donne nella Chiesa, e così via.
Se ci fate caso, sono gli stessi temi che dovrà affrontare il successore di Francesco. A voi la riflessione.