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Padre Caprio: "Ecco perchè la Russia e gli ortodossi sperano in un Papa conservatore e non molto filoamericano"
L'intervista al professore di Scienze ecclesiastiche orientali

padre stefano caprio
Intervista a Padre Caprio sul rapporto Mosca-Roma
Conservatore e non troppo filoamericano. È così che i russi e il mondo ortodosso si aspettano il prossimo Papa e, soprattutto, valutano gli elementi di appeal per un dialogo tra Cattolicesimo e Ortodossia (che significa anche Cremlino, visto che da tre secoli almeno la Chiesa ortodossa è legata a filo doppio col potere politico russo). Padre Stefano Caprio, professore di Scienze ecclesiastiche orientali presso il prestigiosissimo Pontificio Istituto Orientale, parla con Affaritaliani.it e delinea il rapporto tra Roma e Mosca. Con molte sorprese, prima fra tutte un legame che – situazione politica a parte – è ancora in piedi.
Don Stefano Caprio ha un dottorato in scienze ecclesiastiche orientali e insegna presso il Pontificio Istituto Orientale, in quel di Roma. Pensate che tra le sue competenze c'è quella di essere un traduttore e interprete dal russo, è un giornalista, è un assistente scout e la sua disciplina di insegnamento è la patologia, la teologia delle religioni storia e cultura russa. Allora, Don Stefano, intanto grazie al suo tempo e della sua cordialità e della sua disponibilità. Come si vede il conclave dalla Russia, come si vede il conclave dal mondo ortodosso? Cosa si aspettano i nostri fratelli?
Ho appunto parlato anche poco fa con un sacerdote, anche giornalista russo, che mi chiedeva anche lui il significato del nuovo Papa per la Russia. Bisogna un po' rendersi conto che adesso siamo in una fase di grande incertezza geopolitica e quindi anche la figura del Papa con il suo carisma universale, conta molto proprio negli equilibri anche geopolitici e ci si chiede se il nuovo Papa sarà capace di intervenire, di essere un mediatore, di essere presente in questo campo, però sappiamo che il Papa non è soltanto questo, anzi potrebbe essere principalmente il pastore delle anime, più che un protagonista della vita politica, di cui non è sicuro. Papa Francesco ha comunque molto insistito per cercare una via per la pace e il prossimo Papa non potrà ignorare questo appello: ci sono diversi cardinali che conoscono bene la situazione, ovviamente quelli che hanno collaborato con Papa Francesco come il segretario di Stato Pietro Parolin, come l’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, come altri. C’è stato ad esempio il cardinale italiano Claudio Buggerotti della congregazione orientale che parla perfettamente il russo e quindi si potrà vedere anche da questo punto di vista un Papa che magari interviene, continua la linea di Papa Francesco anche con nuove iniziative.
Qual è stato il rapporto tra Papa Francesco e l'ortodossia?, tutto questo significa anche il rapporto se vuole con il potere politico russo, perché come lei mi insegna da 300 anni almeno, l'ortodossia e il potere politico in Russia sono legati a filo doppio.
Papa Francesco rimane nella storia per essere il primo, finora l'unico Papa che ha incontrato il patriarca ortodosso di Mosca e quindi è del più grande successo nella storia delle relazioni tra la Chiesa Cattolica e l'ortodossia russa. L'ortodossia russa ha questa tradizione anche proprio dalle origini bizantine, la cosiddetta sinfonia bizantina, per cui la Chiesa non può esistere senza il potere politico e il potere politico deve sostenere la Chiesa che è sempre stata attuata nella storia russa, perfino anche se in modo rovesciato nel periodo dell'Unione Sovietica. All'inizio l'hanno perseguitata, ma poi Stalin ha rimesso in piedi la Chiesa che gli serviva per sostenere lo spirito patriottico e la sua politica è di fatto stata la Chiesa di Stalin e in parte ancora oggi lo è, perché l'attuale patriarca è stato fatto vescovo nel 1976, quando non aveva neanche 30 anni, in quel contesto, allora c'era Brezhnev, in cui la Chiesa era totalmente legata allo Stato.
Con questo tipo di Chiesa il papato ha avuto rapporti vari, diversi nella storia, diciamo che nell'ultimo secolo è stato un atteggiamento di concessione, di cercare di aprire anche quando era difficile la cosiddetta Ostpolitik Vaticana, che del resto è in atto ancora anche nei confronti della Cina e si può dire che Papa Bergoglio ha rinnovato questa linea di Ostpolitik, quindi di cercare di trovare i modi per avere rapporti anche di fronte a una situazione così controversa come uno Stato aggressore, aggressivo. Però ci sono stati anche altri tipi di atteggiamenti, perché la Chiesa russa non è semplicemente una Chiesa nazionale asservita allo Stato, ma ha sempre cercato di fare un po' da Chiesa universale, di riassumere in sé tutta l'ortodossia e perfino anche un po' il cristianesimo mondiale, quindi di essere un po' un contrappeso al papato e i papi nella storia hanno cercato in tanti modi di attirare l'ortodossia russa all'idea di una unione con il papato, con la Chiesa cattolica, proprio per assumere insieme questo tipo di missione di afflato universale.
A maggior ragione allora le chiedo: una ventina di anni fa un amico sacerdote ortodosso, greco ortodosso, mi disse noi non siamo due Chiese divise ma un'unica Chiesa con un muro nel mezzo. È possibile tirarlo giù questo muro oppure no?
Il prossimo Papa può fare qualcosa in questo senso? Molto è stato già fatto nel secolo scorso con i dialoghi ecumenici che di fatto hanno abolito un po' di barriere sia con gli ortodossi che con i protestanti, è difficile andare oltre quelle dichiarazioni che purtroppo sono rimaste sulla carta. D'altra parte lei pensi che con gli ortodossi le divisioni dogmatiche ufficiali di fede erano già state risolte nel 1400 al concilio di Firenze dove si fece l'unione da cui infatti gli ortodossi che hanno voluto in seguito unirsi con Roma vengono chiamati gli uniati come quelli dell'Ucraina e lì al concilio di Firenze erano già state risolti tutti i problemi dogmatici, rimasero soltanto i problemi politici, allora c'era la questione dell'invasione ottomana, oggi ci sono altre questioni comunque molto gravi e quindi di fatto è più una questione umana che divina. Non è una barriera religiosa perché gli ortodossi hanno più o meno la stessa fede dei cattolici, rispetto ai protestanti non gli manca praticamente nulla se non proprio il papato ma hanno comunque il loro patriarcato che è un principio simile, quindi si tratta solo di aspettare momenti migliori. Quando, dopo il concilio Vaticano II, l'Unione Sovietica ritenne che si poteva ottenere dei vantaggi con l'avvicinamento del Vaticano, inviò i suoi rappresentanti dal patriarca in giù a fare dialogo con i cattolici ed erano diventati migliori amici; cosa che è andata avanti fino a poco tempo fa perché con l'attuale patriarca di Mosca noi siamo tutti in ottimi rapporti personali, fin dai tempi giovanili: però è cambiata la politica e bisognerà vedere cosa succede dopo.
A proposito degli uniati, però ogni tanto Mosca rinfaccia Roma che questi uniati glieli abbiamo scippati e invece dovrebbero smetterla di essere ribelli e ricongiungersi a Mosca. O sbaglio?
È una storia lunga e complicata: in realtà l'unione dei greco-cattolici-ucraini avvenne proprio quando fu proclamato il patriarcato di Mosca alla fine del Cinquecento e come risposta i russi che stavano nel regno di Polonia che ancora non si chiamavano ucraini, decisero invece di riunirsi con Roma, cioè da una terza Roma che vorrebbe essere Mosca dopo Roma e Costantinopoli alla riunione con la prima Roma. Sono i due volti del cristianesimo russo, quello più verso occidente che è rappresentato oggi dagli ucraini e quello più invece orientale con le forzature degli ultimi tempi, quindi è una polemica storica che attraversa la intera storia della Russia, come i dibatti tra gli slavofili e gli occidentalisti, la Russia è Eurasia, sia oriente che occidente e finché non riesce a fare una sintesi, finché si butta solo da una parte, finirà per essere sempre in conflitto.
Papa Francesco anziché mandare il cardinale Zuppi a tentare una mediazione tra Russia e Ucraina, non mi pare però che il cardinale abbia ricavato granché da questo tentativo di mediazione, il prossimo papa potrà tentare una mediazione, potrà avere un peso da quelle parti del mondo?
Come si è visto la mediazione per finire il conflitto armato nessuno ha avuto la concezione di un successo finora, neanche il Presidente Trump che ha detto che avrebbe fatto finire la guerra in 24 ore, il papa non mandò Zuppi non al posto di Parolin perché ci è andato anche Parolin. Parolin però è il diplomatico che deve seguire la parte politica, Zuppi è andato a fare una missione umanitaria che non ha avuto grandi risultati ma almeno ha aiutato un po' di bambini deportati, un po' di prigionieri da scambiare. Adesso che comunque si spera nella fine del conflitto, se non per successo di mediazioni e trattative proprio per esaurimento delle forze anche della Russia perché la Russia sta perdendo moltissimi soldi nella guerra, rischia di crollare come economia, quello che conta per il prossimo papa non sarà tanto fare trattative, ma aiutare una ricostruzione morale oltre che materiale dell'Ucraina e un nuovo modo di riuscire a dialogare con i russi. Sarà difficile, ma non impossibile perché il desiderio dei russi non è quello di starsene isolati in un mondo sospeso tra l'Europa e l'Asia: i russi vogliono comunicare con tutto il mondo, al di là della propaganda politica che Putin e gli altri cercano di imporle e bisognerà trovare modi efficaci di dialogare.