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Conclave, il Papa Nero c'é. L'esperta: "La Chiesa africana è da sempre con i deboli"
Docente, esperta africanista, la professoressa Bono loda l'arcivescovo di Kinshasa: “Chissà se i tempi sono maturi”


Conclave, c'è il Papa Nero. L'endorsement per Fridolin Ambongo Besungu di Anna Bono
Un Papa africano? “Avrebbe molta attenzione ai problemi che caratterizzano l'Africa e non soltanto l'Africa. E il primo problema è ribadire quello che la religione cristiana ha detto e continua a ripetere a tutte le generazioni in tutto il mondo: tutti gli uomini nascono liberi e uguali, tutti gli uomini hanno piena dignità e tutti gli uomini devono essere considerati il nostro prossimo senza distinzioni e discriminazioni di qualunque genere”. Parola di Anna Bono, già docente universitaria, africanista e contributor per La Nuova Bussola Quotidiana, che ha dalla sua una lunga esperienza d’Africa e una conoscenza ineguagliata del Continente Nero.
Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa: "Si è temuto per la sua vita"
E in vista del Conclave sottolinea la figura di Fridolin Ambongo Besungu, l’arcivescovo di Kinshasa (Congo). “Lui, per il suo coraggio e per la sua determinazione nel corso degli anni a criticare e criticare con piena ragione i governi che si sono succeduti nel paese, in certi periodi è stato minacciato e si è temuto per la sua vita”. La Chiesa africana offre istruzione, medicine, e si schiera dalla parte dei più poveri: chissà se i tempi sono maturi.
Ho il piacere di trovare ancora una volta la professoressa Anna Bono, africanista e contributor per La Nuova Bussola Quotidiana. Professoressa il 7 maggio i cardinali si chiuderanno in Conclave e voterannno il successore di Papa Francesco. La Chiesa in Africa, com'è in questo momento storico?
"Sono due domande distinte, anche se complementari. In questo momento la Chiesa in Africa, la Chiesa cattolica, cattolica romana, è una presenza importante. Forse è il caso di fare una parentesi per dire, per spiegare meglio quello che appena detto. Il cristianesimo è la religione più diffusa in Africa, più di metà della popolazione è di religione cristiana. I cattolici sono circa 260-270 milioni distribuiti in vari paesi, soprattutto nell'Africa subsahariana, perché come tutti sanno l'Africa è stata colonizzata mille anni prima dell'inizio della colonizzazione europea dagli arabo-islamici, subito dopo la morte di Maometto. Hanno incominciato, e hanno conquistato enormi territori, soprattutto, appunto, nell'Africa del nord. Quindi, la situazione attuale della Chiesa cattolica è quella di essere presente in quasi tutti i Paesi africani in misura molto, molto diversa, dove quasi dappertutto però una costante: sia che si tratti di una minoranza, sia che si tratti della maggioranza della popolazione, c'è una posizione coraggiosamente critica dei confronti dei governi (quando questi governi se lo meritano di essere criticati), cosa che succede molto spesso".
Gli africani come guardano al Conclave?
"Guardano con speranza, perché ci sono almeno due cardinali africani di cui si sta parlando in questi giorni, in queste settimane, come possibili papabili. Gli elettori sono solo 18: in tutto sono 29. Quindi su 133 cardinali elettori l’Africa è una minoranza e per poter eleggere un cardinale africano la Chiesa cattolica africana ha bisogno di alleanze e di accordi, come d'altra parte le altre Chiese locali".
Senta, che cattolicesimo è quello che c'è in Africa? Perché ce li descrivono come dei conservatori, ma c'è sempre stata questa remora verso il Papa Nero. In Vaticano, per azzopparli, si maligna (e mi spiace riferirlo) dicendo che il clero africano è ottimo finché resta sobrio. Ora, lei che voglio dire ha vissuto 12 anni in Africa, come si è trovata, come lo ha visto questo cattolicesimo africano?
"Beh, è una domanda imbarazzante perché sì che ci ho vissuto, però non ho avuto contatti che mi permettono di dare dei giudizi globali. Ho avuto rapporti con il clero, anche con l'alto clero, e ho trovato persone molto diverse. I rapporti più importanti, e credo anche però la presenza, tutto sommato, più importante dal punto di vista della popolazione africana ce l'hanno i missionari che in alcuni casi da molti, molti decenni, da quasi secoli, sono presenti in Africa anche con dei difetti, con degli sbagli dal punto di vista strategico, a volte anche tattico. Però si sono sempre prodigati e continuano a prodigarsi in una maniera straordinaria per la popolazione andando incontro, cercando di supplire alle carenze, quando non all'assenza di servizi da parte dei governi che invece lì dovrebbero fornire. Penso soprattutto alla sanità e in tutta l'Africa, in tutto il continente africano, la presenza di ambulatori, ospedali, dispensari organizzati, gestiti, finanziati dalla Chiesa Cattolica, rappresentano la salvezza per milioni di persone. E poi c'è anche un ruolo importante, come d'altra parte in tutto il mondo, per quel che riguarda l'istruzione scolastica. Anche dove i cristiani, i cattolici e i cristiani in generale sono in minoranza in Africa, ma ripeto questo vale anche per l'Asia, dove hanno creato degli istituti scolastici, sono considerati di elevatissima qualità, tanto che anche le famiglie di altre religioni, Islam soprattutto nel caso dell'Africa, ambiscono a far sì che i loro figli possano frequentarle, perché hanno la certezza che riceveranno un'istruzione di altissimo livello.
Parliamo per un momento di sesso, professoressa
"Mi dica".
In un continente che è piegato dall'AIDS come fa ad attecchire un messaggio sostenuto dalla Chiesa Cattolica, quello dell’astinenza sessuale come soluzione al problema? Come si può dire a un continente piegato all'AIDS, non mettetevi il preservativo?
"Questo è uno degli aspetti su cui si discute ed è controverso: il problema è che l'AIDS, soprattutto in Africa, non è questione di astinenza, di preservativo, è questione di di igiene e di educazione sessuale. I preservativi, la diffusione dei preservativi in Africa incontra delle enormi difficoltà non grazie alla Chiesa Cattolica o altre religioni, ma perché è ancora radicato nella cultura africana l'idea, la convinzione, la certezza che primo compito di ogni persona, uomo o donna che sia, è di avere figli, formare una famiglia e di avere figli facendo quindi continuare la propria famiglia, il proprio lignaggio, il proprio clan e questo è un imperativo che continua a essere molto molto sentito dagli africani, anche quelli giovani, anche quelli inurbati che vivono abbastanza lontani dalla tradizione. Dopodiché l'educazione sessuale e il rispetto reciproco, questi sono i dettami, le prescrizioni che più è provato e più sono servite a combattere l'AIDS. In Uganda, per esempio, dove l'AIDS è stato e continua a essere una piaga tremenda, è uno dei primi paesi in cui si è manifestato in tutta la sua devastante forza. I centri dove si è davvero costruito qualche cosa, si è combattuto l'AIDS efficacemente, sono quelli che hanno puntato sull'educazione e parlando di educazione ripeto soprattutto sull'insegnare ai giovani, alla popolazione in generale, in particolare ai giovani, il rispetto reciproco e quindi ridurre, evitare la promiscuità sessuale".
L'Africa è un continente ricchissimo che vive nella miseria più nera, cosa può fare la Chiesa?
Giustissimo che sia un continente ricchissimo e giustissimo che sia anche il continente della povertà più nera. C'è da dire che però questa è un'immagine dell'Africa che non tiene conto di cambiamenti recenti degli ultimi decenni. In realtà in Africa c'è una consistente percentuale di popolazione che possiamo definire di ceto medio e la povertà si è andata riducendo di anno in anno, soprattutto grazie ad aiuti internazionali che hanno contribuito a ridurre appunto la fascia di popolazione povera. Il problema del continente africano, di tutti i continenti africani, è l'insicurezza. Anche le situazioni più consolidate di stabilità da un momento all'altro possono invece venire devastate dallo scoppio di una guerra o dalla diffusione (questo è uno dei problemi in questo momento più gravi del continente africano) del terrorismo islamico, del jihad".
La Chiesa come si pone in tutto questo?
"Da un lato, nei decenni, e ho già accennato, con un'attività di promozione sociale e di prestazione di servizi di base, come ho detto prima, sanità e istruzione. Ma questa è una situazione che varia molto da paese a paese, perché i paesi a prevalenza cristiana hanno determinate caratteristiche e danno determinate opportunità agli operatori cattolici o cristiani, dove invece sono in minoranza la situazione cambia molto. Devo dire, e mi rifaccio a quello che ho detto quasi all'inizio, che uno dei contributi che la Chiesa costantemente dà è quello di porsi coraggiosamente, e a volte a repentaglio della vita, in posizione critica nei confronti dei governi, delle classi dirigenti, quando queste se lo meritano. Esempi recenti li abbiamo avuti in Kenya, dove a fronte della rivolta dei giovani nei mesi scorsi contro il governo, accusato senza mezzi termini di essere il principale responsabile dei problemi del paese a causa della corruzione, la Chiesa cattolica keniana si è schierata dalla parte dei giovani, e di recente è arrivata a raccomandare alle parrocchie, ai sacerdoti, di non accettare offerte di denaro da parte dei politici, proprio per non dare l'impressione di essere dalla parte dei politici. Meglio ricavare fondi, i fondi necessari per tutte le attività svolte in altro modo, ma non accettando soldi dai politici. Lo stesso discorso, per rimanere a fatti recenti, la Repubblica Democratica del Congo, dove la Chiesa cattolica da sempre, ma in particolare in questi ultimi mesi, si è attestata su posizioni molto critiche nei confronti del governo. Uno dei cardinali papabili è proprio un cardinale del Congo, intendo la Repubblica Democratica del Congo, il cardinale Fridolin Ambongo Besungu. Lui, per il suo coraggio e per la sua determinazione nel corso degli anni a criticare e criticare con piena ragione i governi che si sono succeduti nel paese, in certi periodi è stato minacciato e si è temuto per la sua vita. Non è l'unico perché criticare le classi dirigenti, i governi in Africa è un rischio, ed è un rischio a cui non sfuggono neanche le più alte cariche della Chiesa".
C'è un convitato di pietra, l'Islam. Boko Haram è uno dei nomi che non le manda certo a dire...
"Sì, Boko Haram in Nigeria e non solo Boko Haram perché ormai sono tre i gruppi jihadisti più pericolosi, più minacciosi in Nigeria, ma oltre alla Nigeria ormai il jihad è diffuso e si è insediato, si è radicato in diversi altri paesi e in tutti i paesi in cui si è radicato inevitabilmente rappresenta un pericolo per i cristiani in generale, per i religiosi in particolare. La Nigeria e a seguire il Niger, il Burkina Faso, il Mali ed anche paesi in cui la maggioranza della popolazione non è musulmana. Uno dei paesi più colpiti nel corso degli anni con attentati gravissimi da parte di gruppi jihadisti per esempio è stato il Kenya, che è un paese a maggioranza islamica. Lei ha parlato di Haram, un altro forse altrettanto pericoloso gruppo jihadista è al Shabab, che è un gruppo jihadista formatosi in Somalia, la Somalia confina con il Kenya dato che il Kenya sconta la vicinanza con questo paese; e poi ci sono tanti altri sigle, tanti altri gruppi legati sia o ad Al-Qaeda o allo Stato islamico che per fortuna spesso si scontrano tra di loro, dico per fortuna nel senso che a volte questo serve ad attenuare la pressione sulla popolazione e la Chiesa, la Chiesa cattolica e non soltanto quella cattolica ovviamente, è minacciata e lo è sempre di più perché la diffusione del jihad in Africa subsahariana sta continuando ormai da qualche anno. Chi ha in mente la cartina geografica dell'Africa può capire questo: persino in Mozambico, quindi Africa australe, Africa meridionale, da alcuni anni c'è un agguerrito, un potente gruppo jihadista. Si chiamano al Shabab, anche questo vuol dire “i giovani”, che ha stabilito le sue basi nel nord del paese ed è cresciuto in potenza e quindi come minaccia molto rapidamente. Per dare una misura della potenza di questo gruppo jihadista, due anni fa è riuscito a impadronirsi di una città portuale di oltre 100.000 abitanti e a tenerla per settimane: sembra quasi impossibile che possano succedere cose del genere, il Mozambico non ha un esercito enorme come il Sudan o come l'Etiopia ma è un paese che potrebbe, dovrebbe essere in grado di reagire contro tali attacchi. Ma a questo gruppo jihadista è stato permesso di crescere: all'inizio, nel 2017, erano poche centinaia di persone".
Per concludere: che profilo potrebbe avere un papa africano, che tipo sarebbe, di cosa si occuperebbe?
"Intanto spero sia un papa cattolico capace di, non so come dirlo, capace di rimediare ad alcuni dal mio punto di vista percorsi negativi o comunque rischiosi per la Chiesa che hanno caratterizzato gli ultimi anni, questi ultimi anni. Come caratteristica africana, credo che un papa africano avrebbe molta attenzione ai problemi che caratterizzano l'Africa e non soltanto l'Africa. E il primo problema è ribadire quello che la religione cristiana ha detto e continua a ripetere a tutte le generazioni in tutto il mondo, tutti gli uomini nascono liberi e uguali, tutti gli uomini hanno piena dignità e tutti gli uomini devono essere considerati il nostro prossimo senza distinzioni e discriminazioni di qualunque genere.
Il messaggio cristiano è questo, procedendo dalle parole del Vangelo, ma è un messaggio che per noi occidentali è talmente vero, è talmente scontato che non ci riflettiamo più quanto invece si dovrebbe. Nel resto del mondo, in Asia, in Africa, meno in Sudamerica, il messaggio cristiano stenta ancora a radicarsi e a improntare la vita delle persone e delle istituzioni, quindi io credo che un papa africano più consapevole di questo si concentrerebbe su questo aspetto, cosa che farebbe bene anche alla nostra realtà, perché è vero che la civiltà occidentale è quella che ha meglio recepito il messaggio cristiano, ma c'è ancora molta strada da fare perché sia praticato e sia la guida di ogni persona e di ogni istituzione".