Condanna per attivisti antimafia. Accostano paese ligure alla 'ndrangheta - Affaritaliani.it

Cronache

Condanna per attivisti antimafia. Accostano paese ligure alla 'ndrangheta

Antonio Amorosi

La DNA dice che ci sono infiltrazioni in zona. La Prefettura chiede scioglimento del Comune. Il Viminale non lo fa e un giudice dice che è lesivo accostare...

Il Tribunale di Genova ha condannato in primo grado ai danni gli esponenti dell’associazione Casa della Legalità di Genova, Christian Abbondanza, Simona Castiglion ed Enrico D’Agostino (900 euro più un risarcimento danni da stabilire in sede civile) perché anche citando gli atti ufficiali (atti giudiziari, relazione D.N.A., relazioni D.I.A. e varie Informative) avrebbero diffamato e arrecato danno al Comune di Diano Marina, in provincia di Imperia, e all’economia di quel territorio. 

 

Il Comune, nella figura del sindaco Giacomo Chiappori, ex parlamentare della Lega Nord, lamentava che le parole della Casa della Legalità stessero danneggiando l’economia del paesino. Le frasi incriminate della Casa della Legalità che più volte ha parlato di 6 ‘drine (‘ndrangheta) presenti sul territorio sarebbero state lesive: “A Diano Marina la ‘ndrangheta ha un ruolo decisivo. Negarlo non serve a risolvere il problema. Minimizzare nemmeno. Serve prendere atto e sradicarli, uno ad uno, iniziando dal troncare la rete di relazioni che le cosche hanno costruito in questi decenni”. Affermazione che per il Comune sarebbe “falsa, diffamatoria e gravemente lesiva degli interessi economici” dell’ente. La cittadina sarebbe la “prima realtà turistica del ponente ligure”. Un giudice conferma le parole del sindaco e condanna gli attivisti sempre molto attivi nella lotta alle mafie radicate in Liguria.

 

La colpa della Casa della Legalità è quella di aver accostato la cittadina alla 'ndrangheta. In particolare il Comune, costituitosi in giudizio, contesta un articolo pubblicato nel 2014 dal titolo "La 'ndrangheta a Diano Marina e la Lega Nord gli fa l'inchino" dove Abbondanza, Castiglion e D’Agostino spiegavano con quel titolo il cambio di passo tra le parole di un ex sindaco di centro destra sempre di Diano Marina, Angelo Basso, che aveva confermato la presenza della ‘ndrangheta in loco, ma silurato dalla sua maggioranza a vantaggio dei leader di centro destra successivi, non dello stesso parere. Una frase, quella del titolo, inaccettabile per il Comune. 

 

Nel 2015 la Prefettura aveva chiesto lo scioglimento del Comune di Diano, richiesta però respinta dal Viminale. Eppure la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo nella Relazione Annuale 2018 scrive: “La Liguria, per come detto, è da anni regione in cui la Ndrangheta è fortemente operativa, presente su praticamente l’intero territorio e in tutti icontesti dell’economia. L’agire delle varie articolazioni è connotato, per un verso, da notevole autonomia decisionale nonostante i forti vincoli familistici con l’area di origine e, per altro verso, da un affrancamento da forme appariscenti di intimidazione, privilegiandosi un percorso di silente penetrazione delle attività economico-produttive - soprattutto in relazione ai settori del movimento-terra e dei lavori pubblici - e di condizionamento dei decisori politici locali. Dati significativi in tale direzione sono le forti infiltrazioni – che hanno quasi sempre condotto allo scioglimento dei consigli comunali – nei comuni di Bordighera, Ventimiglia, Diano Marina e Lavagna.” La DNA cita proprio il piccolo comune di 5.900 abitanti, Diano Marino. 

 

“Sarà interessante leggere le motivazioni della sentenza”, ha dichiarato Abbondanza che difeso dall'avvocato Riccardo Di Rella, ha annuncia ricorso in appello.