Cronache
Consip, Amorosi: "Così il modello emiliano delle Coop è diventato sistema"

INTERVISTA/ Antonio Amorosi svela il modello emiliano delle Coop che governa gli appalti (anche nel caso Consip) ed è diventato sistema
di Lorenzo Lamperti
@LorenzoLamperti
Antonio Amorosi, giornalista e autore del libro d'inchiesta "Coop Connection" (Chiarelettere), è stato tra i primi a mettere il faro sul mega appalto Consip di cui tanto si sta discutendo nelle ultime settimane con l'inchiesta che vede tra gli indagati il manager Alfredo Romeo e Tiziano Renzi. Tanto che in un'intercettazione Bocchino fa notare a Romeo la pubblicazione di un articolo "scomodo" apparso sul quotidiano La Verità lo scorso 23 settembre. In un'intervista ad Affaritaliani.it, Amorosi spiega come funzionano il sistema degli appalti e il "modello emiliano".
Antonio Amorosi, che idea ti sei fatto dell'inchiesta Consip?
Il quadro era già delineato dall'assetto dell'appalto. Non sapevo dell'inchiesta dei Carabinieri di Napoli, ma guardando la struttura della spartizione sembrava realmente una divisione per grandi gruppi economici. Mi sono subito concentrato sulle anomalie sulla presenza delle Coop.
A quali anomalie ti riferisci?
Avevano mandato domanda sia Manutencoop sia Cns nonostante quest'ultima avesse avuto dei problemi di natura amministrativo-giudiziaria. Precedentemente, sull'appalto chiamato "Scuole belle", erano state sanzionate dall'Antitrust che li aveva avvertiti di non ripetere questo meccanismo di spartizione. Un meccanismo in cui sostanzialmente Manutencoop e Cns si dividevano gli appalti nelle rispettive aree di influenza a scacchiera. Dove si presentava una non si presentava l'altra. E invece anche in questo caso si ripeteva lo stesso meccanismo con un appalto diviso in 18 lotti nazionali e con lo stesso schema di presenza/assenza tra Manutencoop e Cns. Dove c'era una non c'era l'altra. La stranezza ulteriore è che Consip, tenendo ferma l'assegnazione dell'appalto, ha inviato più volte delle comunicazioni chiedendo la conferma delle offerte fatte. A distanza di anni Cns si ritira, probabilmente per non far saltare tutto. L'elemento importante, spiegato bene nel mio libro, è che non bisogna immaginare un sistema clientelare e corruttivo secondo schemi tradizionali. Non dobbiamo pensare alla classica valigetta dei tempi di Tangentopoli. Qui siamo di fronte a un sistema diverso che nasce dal modello emiliano.
Come funziona il modello emiliano?
Il modello emiliano funziona per reti. L'imprenditore, solitamente cooperatore, ha una rete di politici e di amministratori: appartengono agli stessi gruppi di influenza, ai tempi del vecchio Pci e Pds era gente che era cresciuta insieme e faceva parte dello stesso partito. Questo modello permise allora al mondo delle cooperative e della sinistra di uscire illeso da Tangentopoli. Il motivo è semplice: era più difficile individuarli. Come funzionava? Io imprenditore assumo una serie di figure afferenti al partito. Il partito, o il sindaco, sono finanziati da me in parte legalmente e in parte con altre utilità non facilmente tracciabili. In cambio loro mi daranno il disegno dell'appalto calibrato sulla mia impresa. Un appalto che contiene caratteristiche molto particolari ai quali la mia impresa risponde perfettamente. Questo è stato il modello vincitore in quella fase di Tangentopoli e che la classe politica e imprenditoriale ha fatto proprio e reso sistema.
C'è lo stesso modello anche nel Consip?
Consip ha costruito appalti sempre più grandi, inevitabilmente calibrati su grandi strutture economiche e ai quali dunque non possono partecipare tutti. Queste grandi strutture economiche trovano tavoli di mediazione anche se è difficile dimostrarlo. Si tratta sempre di quelle 10-15 imprese che vengono favorite da una struttura di appalti di questo tipo. Negli Stati Uniti il 25% degli appalti è destinato a imprese locali di piccole dimensioni, proprio per favorire la concorrenze. La Consip non dovrebbe accentrare gli appalti, come invece fa, ma dovrebbe accentrare le informazioni per sapere in tempo reale che cosa funziona e che cosa non funziona.
In tutta questa vicenda qual è il ruolo di Romeo?
Nelle intercettazioni si ascolta Romeo che, parlando con Bocchino, dice di volersi difendere da un sistema di appalti calibrati per la coop, cercando di valorizzare la propria impresa costruendosi una rete di relazioni. Secondo lo schema generale Romeo poteva vincere solo in Campania, nel suo territorio. Il modello emiliano infatti prevedeva che un'impresa potesse vincere un appalto solo sul territorio che controlla, quasi come se fosse un clan. Ora non funziona più così. Romeo infatti per vincere altrove deve avere una rete di relazione: da qui i suoi rapporti con Gasparri della Consip, con Bocchino e probabilmente con altre figure più importanti del mondo politico.
Ciò significa che senza questa rete di relazioni è impossibile ottenere un appalto di questa portata?
Come spiego nel mio libro, senza una rete di relazioni oggi non riesci a fare impresa. E' stato proprio questo il modello vincente nato 20-25 anni fa. All'epoca c'era tutta una sottorete facilitata da rapporti politicamente contigui, adesso invece la rete te la devi costruire cercando relazioni diverse. E' il sistema emiliano che diventa modello.
Allo stato delle cose che giudizio si può dare su Romeo e gli altri indagati?
Al di là delle responsabilità dei singoli dovremmo focalizzarci sul riuscire a costruire strutture che non consentano questo tipo di attività. Bisognerebbe rendere molto più trasparenti i processi di assegnazione degli appalti e grazie alla Rete questo oggi non sarebbe nemmeno difficile. Finché esisterà l'uomo esisterà anche la corruzione. Ma è fondamentale capire come e quanto partecipa lo Stato nel tentativo di debellarla. Ma la verità è che il modello emiliano elevato a sistema fa mangiare tutti.
![]() COOP CONNECTION, DI ANTONIO AMOROSI (CHIARELETTERE) La PRIMA INCHIESTA sulle coop in Italia. Anni di silenzio, difficile mettere il naso dentro un mondo che garantisce lavoro, potere, soldi e continuità politica. Solo grazie agli ultimi scandali di Mafia capitale sono affiorate le CONTRADDIZIONI di un universo economico che da solo genera 151 miliardi di fatturato dando lavoro a più di un milione di persone. Grande distribuzione, grandi opere, servizi, alimentazione, assicurazioni: il mondo coop, frutto di una storia secolare, copre tutto il territorio, dal Nord al Sud, IN NOME DELLA SOLIDARIETÀ, a difesa dei lavoratori. Questo libro prova a smontare la PROPAGANDA che ha alimentato l’universo coop e racconta la realtà di un BUSINESS protetto, in cui sfruttamento, corruzione, speculazione finanziaria sono ben presenti seppure mai denunciati perché coperti dal marchio della legalità. Per fare del bene TUTTO È CONCESSO, anche godere di un regime fiscale particolare (lo garantisce la Costituzione), allearsi con le mafie locali, pilotare le gare d’appalto, pagare tre euro all’ora un lavoratore, persino arricchirsi sulle spalle degli immigrati. Un vero blocco economico, politico, culturale che fa comodo a un’intera classe dirigente e che si basa sulla DISTRAZIONE DELLA MAGISTRATURA in un intreccio di potere difficile da scalfire. COOP CONNECTION vuole dare voce a chi è solo a denunciare questo sistema, in nome di quei valori in cui credono tanti lavoratori e che hanno ispirato la nascita delle prime cooperative. |