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Cronache
Coronavirus,Pregliasco:"Morti bergamasca?Ritardo nella chiusura non ha inciso"

Coronavirus, Pregliasco: "Facciamo la guerra con risorse ristrette"

Il virologo Fabrizio Pregliasco spiega ad Affaritaliani.it come il contagio nella bergamasca fosse già galoppante prima del 3 marzo. La curva epidemica si era impennata a 1.245 casi in meno di due settimane.  Sulla polemica ‘viva’ fra Regione Lombardia e Stato centrale per quanto riguarda le responsabilità del ritardo nell’istituzione di una zona rossa nei comuni di Nembro e Alzano Lombardo, Pregliasco sottolinea: “Non amo in questa fase di guerra, dove in quelle zone c’è stato uno tsunami e dove delle decisioni sono state prese con livelli di conoscenza dell’epoca, parlare di errori. Bisognerà valutare ovviamente. Quello che è emerso, in termini di comunicazione, non corrisponde a quanto ne so io. Non è così. C’è un vissuto di dolore e di sofferenza dei familiari delle persone decedute. Il senso di frustrazione è comprensibile però noi siamo in guerra e la gestione della guerra si sta facendo con ristrettezza di risorse”.  

Con “non è così” si riferisce alle responsabilità del pronto soccorso di Alzano che ha chiuso, sanificato e riaperto in tre ore?  

"Ma questo non cambia: non c’è una questione di contaminazione ambientale, sicuramente riduce il rischio ma non è quello che fa la differenza. Lì c’è la procedura di contatto con i parenti e i pazienti".  

Secondo lei, quei giorni dal 3 all’8 marzo dove si aspettava la chiusura di Nembro e Alzano, hanno fatto la differenza sulla propagazione del contagio e l’aumento dei morti? 

"Non credo. I dati del contagio dicono; il 20 febbraio il caso uno; il 21 febbraio 33 casi; il 23 febbraio 114 casi; il 24 febbraio 172 casi; il 25 febbraio 240 casi; il 26 febbraio 300 casi; il 2 marzo 1245 casi. Quindi… 

Quale intensità avrà la discesa dei contagi da qui in avanti?  

“Non avremo un azzeramento nell’immediato. Alla fine di aprile potremo avere pochi casi”. 

Gli industriali del Nord chiedono di riaprire presto… 

“Mi rendo conto che c’è questa esigenza, bisognerà riaprire con grande giudizio e con le possibilità di garantire la distanza sociale”. 

Lunedì 4 maggio è una data plausibile per riaprire gradualmente? 

“Gradualmente sì”.  

Nicola Zingaretti, nelle vesti di presidente della Regione Lazio, sta ragionando sull’obbligatorietà del vaccino antinfluenzale per il prossimo anno, con lo scopo di evitare che i casi di Covid-19 non si confondano con quelli di una semplice influenza, lei che ne pensa? 

“Sulla vaccinazione obbligatoria si deve muovere lo Stato. La necessità che il prossimo anno ci sia l’opportunità per tutti che venga eseguita la vaccinazione, soprattutto per i soggetti fragili, è palese. Noi ci aspettiamo che il Covid rimanga e che la seconda ondata preferisca momenti più freddi. Il vaccino antinfluenzale ci evita di avere una sintomatologia confondibile”. 

 

 

 

 

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