Coronavirus, vinceremo questa guerra
Tricolore e applausi dai balconi. Uniti anche in questa guerra
Mai come in queste ore il Paese ha estrema necessità di unione, fiducia, tenacia, coralità e speranza. In centinai stanno “cadendo” e sono nostri concittadini; nonni, madri, padri, sorelle, fratelli, zii. Un’ecatombe. Che siano per la maggior parte anziani o “vecchi” non è affatto una consolazione, tutt’altro. Con loro, a morire per mano di un killer subdolo ed invisibile (con l’aiuto di qualche irresponsabile), c’è la storia, la saggezza, il buonsenso, la comprensione, l’umanità. Parliamo dei veri custodi, i pilastri, gli ultimi baluardi di quei valori, quali famiglia e rispetto (parole ultimamente un po’ in disuso), finiti nel dimenticatoio tra le nuove generazioni. Anche perderne uno anticipatamente è come perdere un pezzetto di noi.
Maledetti coloro che minimizzano o si beffano di questa drammatica situazione. Maledetti coloro che non comprendono appieno in quale tragica spire è piombato il nostro sistema. Maledetti coloro che – con atteggiamenti scellerati e spregiudicati – mettono ad alto rischio sé stessi e il prossimo. Con un elevato tasso di letalità, pari al 7%-8%, il Coronavirus non è paragonabile ad altre infezioni virali del recente passato. Tuttavia c’è chi ancora persevera e ignora i dati matematici basilari. Una classica e “normale” forma influenzale di stagione miete qualche migliaio di vittime all’anno, ma (che sia ben chiaro!!!) su una base di milioni di ammalati. Facendo le debite proporzioni con il Covid-19 il risultato sarebbe catastrofico. Il sistema sanitario lombardo e veneto, tra i migliori al mondo, è quasi al collasso e in alcune zone quali la bergamasca o il bresciano, la battaglia quotidiana tra contagiati, intubati, carenze di camere intensive e morti rasenta l’inferno. Il bollettino numerico serale di Borrelli è lapalissiano. Uno stillicidio. Pronti soccorso blindati, corridoi ove non v’è un attimo di tregua, stanze adibite a prima accoglienza, stati clinici disperati che si sommano ai nuovi arrivi, macchinari in fase di esaurimento e cimiteri stracolmi. Un tour de forze inimmaginabile.
Una guerra che ci ha presi alla sprovvista e contro la quale non eravamo pronti, ma che stiamo combattendo con stoico coraggio. Non solo poeti, artisti, eroi, santi, pensatori, scienziati, navigatori e trasmigatori, questa è Terra di chi ha vissuto conflitti, distruzione, terremoti, alluvioni, devastazioni, bombe, ma che poi si è sempre rialzata con ORGOGLIO E ONORE!
E mentre la Germania dissimulava, la Francia ridimensionava, l’Austria chiudeva, la Spagna prendeva le distanze e qualche cretina banchiera, serva dei poteri forti, apriva la bocca senza contare fino a 10, l’Italia era - in maniera forsennata ed ammirabile - in “corsa” già da settimane. E ai soliti detrattori d’oltreconfine, bravi solo a denigrare una Nazione che per storia, tradizioni e sapere è il vanto di un’Europa ormai palesemente inesistente, sia sotto il profilo cooperativo che finanziario, val la pena dire a testa alta: “Vi facciamo vedere come lotta il popolo italiano”.
Dobbiamo farlo per i nostri connazionali periti, per quelli contagiati, per i gloriosi titolari e dipendenti di imprese e attività che si sono dovuti fermare, per i giornalisti in prima linea, per i militari, le Forze dell’Ordine, i Vigili del Fuoco, la Polizia Penitenziaria, gli amministratori locali, gli uomini e le donne della Protezione Civile e persino per i detenuti. Ma anche e soprattutto per gli attuali Eroi, quelli in trincea, stanchi e stremati, ovvero infermieri, assistenti, rianimatori, anestesisti, operatori 118, specialisti, professori e medici di ogni ordine e grado.
A noi, il popolo, vien chiesto solamente una cosa; rispettare con ferrea diligenza il decreto governativo rimanendo serrati in casa. Ma noi, il popolo, possiamo far sentire vicinanza e calore a tutti quelli che lavorano dissennatamente h24 nei luoghi della sofferenza in un unico modo possibile; seguire le direttive che ci vengono impartite dalla comunità scientifica, alias esperti con un ragguardevole background alle spalle.
Ed in siffatto tragico e surreale contesto c’è chi prova a sentirsi utile, magari unendosi agli sforzi anche solo improvvisando applausi scroscianti all’indirizzo degli operatori sanitari e canti popolari nei folti rioni metropolitani o pianificare turni per i rifornimenti alimentari a beneficio dell’intera palazzina (onde evitare sortite eccessive) o rinunciare agli affetti vicini e lontani pur di salvaguardare l’incolumità propria e altrui oppure sventolando dai balconi il vessillo, alto e sontuoso, della nostra Patria, l’amato tricolore. Ognuno vuol dimostrare solidarietà come può, ognuno sente il bisogno di fare qualcosa pur sapendo che il margine d’azione è assai ristretto e ognuno desidera fornire sostegno e aiuto in qualsiasi forma possibile, consapevole del fatto che stavolta non c’è la nazionale di calcio in campo, la Ferrari in pista o Luna Rossa in mare, ma la vita dei nostri “fratelli”.
E’ questo il vero volto della grande ITALIA!
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