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Cronache
Cyberbullismo, vittime i prof: meme e screenshot, i reati digitali dei minori

L’episodio più comune è lo screenshot della faccia del prof mentre fa lezione, con sotto parole irripetibili. Ma ci sono anche i meme, ovvero le vignette beffarde e spesso offensive: i cosiddetti episodi di harrassment, ergo le molestie ripetute attraverso messaggi elettronici costanti. Si chiama cyberbullismo, il riferimento normativo è la legge 71 del 2017 ma…il fatto meno prevedibile che emerge di dati relativi al primo lockdown, diffusi da Centro Studi  Livatino, è che su 120 casi 89 fossero a danno dei docenti. “Genitori e ragazzi devono capire che il telefono non è una zona franca, le fattispecie di reato restano identiche in via generale – commenta  Simone Facchinetti, avvocato, esperto in materia di cyberbullismo e depositario di storie di ordinaria inciviltà come quella della prof del Canton Ticino che si vedeva recapitare “ti uccideremo”  per via elettronica. Qua il dipartimento educazione è intervenuto e i due ragazzi hanno porto le scuse -prosegue Facchinetti- Anche se la legge 71 non ha previsto azioni in caso i bullizzati fossero docenti, restano le fattispecie del codice civile e penale.  Art. 2043 c.c. responsabilità per atti illeciti, art. 2048 c.c. che individua la responsabilità di genitori e precettori, poi numerosi articoli del codice penale relativi ad atti persecutori, violazione della privacy, ingiuria, interferenze illecite nella vita privata. Se il soggetto che li compie ha meno di 14 anni non è imputabile, se ha fra i 14 e 18 anni è penalmente imputabile quando ne viene provata la capacità di intendere e di volere”.

Il paradosso dei social e i reati digitali più commessi dai minori

Verrebbe da dire genitori attenzione: i vostri figli con quel telefono non possono fare tutto. Ma vale anche per gli adulti: “il paradosso dei social media -prosegue Facchinetti- è che da un lato possiamo più facilmente cambiare e modellare la nostra identità virtuale e tuttavia le tracce lasciate fanno ricostruire molto bene l’identità reale di una persona. L’inserimento dei propri dati, dei propri commenti, delle proprie foto su un social network costruisce una memoria storica della propria personalità che non scompare, anche quando il soggetto lo vorrebbe”.

Secondo Fondazione Carolina, costituita da Paolo Picchio con il nome della figlia oggetto di episodi di bullismo, video osceni durante le lezioni online ed episodi di violenza verbale contro docenti e studenti sono molto comuni. I reati che ricadono sotto la voce cyberbullismo sono di solito il  Flaming (infiammare i discorsi con toni accesi), Denigration (sparlare di qualcuno), Outing and trickery (far confessare una cosa  alla vittima per poi usarla), Exclusion (esclusione deliberata dal contesto sociale). Poi ci sono lo stalking e l’utilizzo di materiale pornografico per vendetta (revenge porn). Dei 121 episodi segnalati durante il lockdown 9 erano casi di “sexting”, 4 di “revenge porn”, 23 i gruppi su Telegram in cui venivano diffuse immagini di minori con un episodio di adescamento. Nel 2019 sono stati 460 i casi di bullismo trattati dalla Polizia Postale, di cui 52 rivolti a bambini con meno di 9 anni. Anche il furto di identità digitale, con 87 vittime nel 2019, è un fenomeno da monitorare.  

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