Di Pietro ripercorre Mani Pulite: "Craxi? Non era incorruttibile" - Affaritaliani.it

Cronache

Di Pietro ripercorre Mani Pulite: "Craxi? Non era incorruttibile"

di Lorenzo Lamperti
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Tonino non ci sta: Bettino Craxi non era un "incorruttibile" e Mani Pulite non è da buttare. Antonio Di Pietro risponde alle rivelazioni di Silvio Berlusconi contenute nel libro di Alan Friedman, "My Way", nel quale si parla di un Craxi "morto povero" e soprattutto "incorruttibile". L'ex pm ripercorre con Affaritaliani.it, carte alla mano, l'inchiesta più celebre e discussa degli anni Novanta. L'inchiesta che portò alla fine politica del leader del Partito Socialista e della Prima Repubblica. 

"Pace all'anima sua ma non confondiamo la realtà dei fatti con la mistificazione", avverte Di Pietro. "Craxi è stato il punto di riferimento di un sistema di finanziamenti illeciti alla politica sul piano lombardo e sul piano nazionale. E ciò lo ha ammesso lui stesso sia in sede parlamentare sia nei giorni seguenti durante un interrogatorio pubblico nel quale disse che tutti i partiti ne facevano uso e che lui ne era a conoscenza".

Dalle rivelazioni di Berlusconi ma anche dalle parole di tanti altri personaggi politici (e non) dell'epoca però si sostiene che Craxi abbia usato tutto il denaro "solo a fini politici" e "mai a fini personali". Una ricostruzi0one che secondo Di Pietro è inesatta. "Non scherziamo, nell'inchiesta furono individuati conti esteri a lui riconducibili, soprattutto in Svizzera. Le somme depositate non risultano essere andate al partito", afferma Di Pietro ad Affari. "E non lo dico io, basta andarsi a vedere che cosa dice la sentenza All Iberian passata in giudicato".

Nella sentenza All Iberian, che ha stabilito la prescrizione del reato accertato in primo grado con la condanna, si legge che "Craxi è incontrovertibilmente responsabile come ideatore e promotore dell'apertura dei conti, destinati alla raccolta delle somme versategli a titolo di illecito finanziamento, quale deputato e segretario esponente del Psi. La gestione di tali conti non confluiva in quella amministrativa ordinaria del Psi, ma veniva trattata separatamente dall'imputato, ossia da Craxi, tramite i suoi fiduciari. Significativamente, Craxi non mise a disposizione del partito questi conti, quando vennero scoperti".

Di Pietro parla ad Affari di cinque conti corrente. Si riferisce a quelli citati anche nella sentenza All Iberian, in particolare a quelli Constellation Financiere e Northen Holding, gestiti dal suo ex compagno di scuola Tradati. Secondo l'ex pm i soldi non arrivarono nelle casse del Psi. "Raggio (il collaboratore di Craxi indicato come l'uomo che andò a raccogliere i soldi dai conti all'estero dopo l'esplosione di Tangentopoli) ha sempre manifestato stupore per il fatto che, dopo la sua cessazione dalla carica di segretario del Psi all'inizio del 1993, Craxi si sia astenuto dal consegnare al suo successore i fondi contenuti nei conti esteri", scrivono i giudici.

"Ancora oggi la destinazione di quei soldi resta ignota", dichiara Di Pietro ad Affari. "Dove sia finito tutto quel denaro resta un mistero perché Craxi usava un sistema di fiduciari". L'ex magistrato non accetta neppure che si faccia passare Craxi come un "uomo mandato in esilio". "Ma quale esilio, Craxi era un latitante. Se n'è andato lui all'estero, mica ce l'abbiamo mandato noi". In questo modo Di Pietro prova ad allontanare le tante critiche che nel corso degli anni sono piovute sull'atteggiamento della Procura di Milano verso l'imputato, da molti considerato un capro espiatorio. Anzi, sul punto ricorda che la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha respinto la richiesta della famiglia Craxi di dichiarare illegittima la condanna nel processo sulla vicenda della metropolitana di Milano.

Non è tutto, Di Pietro se la prende anche con chi cerca di rivisitare la figura dell'ex leader socialista. "Purtroppo nel corso degli anni si sono moltiplicati i suoi estimatori del giorno dopo. Si tratta di persone che usando il nome di Craxi cercano di rifarsi anch'essi una verginità".

LEGGI L'ORIGINALE RICHIESTA DI AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE A CARICO DI CRAXI INOLTRATA DA DI PIETRO E DAGLI ALTRI PM DI MILANO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI NEL1993