Gherardo Colombo insegna a recuperare il senso della vita - Affaritaliani.it

Cronache

Gherardo Colombo insegna a recuperare il senso della vita

Di Patrizia Gioia

"La vera saggezza nasce quando l'amore della conoscenza e la conoscenza dell'amore si fondono"( Raimon Panikkar) Venerdì scorso, nel Piccolo Teatro Studio Melato di Milano e in collegamento satellitare con oltre 100 cinema sparsi sul territorio nazionale, organizzato dall’Associazione Sulleregole Milano, Gherardo Colombo ha dialogato in diretta con i giovani. Non è la prima volta che ascolto Colombo, da anni impegnato dopo avere lasciato la magistratura, a riflettere sul nostro tempo e non solo sulla mancanza di regole, tentando di dissotterrare le radici della corruzione e della prevaricazione. Si vede e si sente la fatica che Colombo ogni volta si trova a dovere compiere per cercare di risvegliare un pubblico- in questo caso di giovani - che, annebbiati dalla follia della tecnologia, fatica a tenere insieme corpo mente e cuore. Disabituati a stare insieme in modo umano, l’allenamento educativo di Colombo continuamente e attentamente cerca di risvegliare le domande senza dare risposte subitanee, ma fornendo quel vuoto e quel silenzio, luoghi sempre urgenti e necessari per riprenderci in primis le nostre “regole interiori” e riportare così in vita il senso perduto della vita: la Vita. Colombo riporta in superficie parole dimenticate come fiducia/responsabilità/solidarietà/possibilità. Parla dell’importanza dello studio e della disciplina, una conoscenza fertile che possa aprire ai molti perché della Vita, elenca qualche film per dare spinte e spunti, rammenta in modo particolare il sempre attivo capitolo del grande inquisitore nel famoso romanzo di Dostoewskji. Non occorre essere eroi, quel che oggi occorre è tornare ad essere uomini e donne consapevoli del proprio posto nella società, un posto che chiama all’operare, ognuno per quello che è e per dove è.

Uscire dalla magistratura non è stato per Colombo abbandonare il campo, ma rendersi conto che lì non c'era più campo alcuno da poter coltivare. Occorre creare insieme un nuovo campo, tenere insieme tutti i saperi, fertilizzandoci mutuamente in un dialogo dialogico e non dialettico: la Cultura è trasformazione. L’incontro con i giovani è stato per me importante e portatore di molte domande, ma c’era qualcosa che sentivo mancante in quello che Colombo, appassionato e sincero esprimeva, sentivo che c’era qualcosa “in più” che doveva essere messo sul piatto di portata, un ingrediente essenziale, senza il quale anche la più prelibata pietanza diventa insipida e senza virtù alcuna. Ripensando nei giorni successivi all’incontro e a questo mio sentire, mi è ritornato al cuore un breve e profondo scritto di Hermann Hesse: “Ricordo di Hans”, scritto in occasione del suicidio del fratello più piccolo, Johannes, chiamato sin da piccolo Hans. Scrive Hesse: “ Ogni uomo è il centro del mondo, il quale sembra girare docilmente attorno a ciascuno e ogni uomo e ogni giorno della sua vita è fine e apice della storia universale. Dietro di lui sono appassiti e tramontati popoli e millenni e davanti a lui non c’è nulla. Tutto l’enorme apparato della storia universale sembra servire solo per l’attimo, per l’acme del presente. L’uomo primitivo avverte come una minaccia tutto ciò che turba la sua sensazione di essere al centro, di stare sulla riva mentre gli altri vengono trascinati via dalla corrente; rifiuta di essere ridestato, di essere istruito, avverte il risveglio e il contatto con la realtà – in altre parole lo spirito – come qualcosa di ostile e detestabile e fugge via , spinto da istintiva repulsione, lontano da tutti coloro che vede in preda allo stato di risveglio: veggenti, spiriti dubbiosi, geni, profeti e invasati.”

Ecco l’ingrediente che a Colombo manca ! mi son detta, non perché non l’abbia, ma perché tutti noi non siamo più consapevoli di questa dimensione di profondità dove lo spirito regna, non da padrone, ma in un dialogo tripartito con anima e corpo. La trascendenza altro non è che trascendere il mentale e riscoprire anche il senso simbolico della realtà. Come posso risvegliare quella fiduciosa fiducia di cui parla Colombo? Come posso sentire che TU sei l’altra parte di me, che senza un Tu non esisto nemmeno io, che il male che fai a me lo fai a te? Come posso tornare a scoprire che la realtà è relazione e rivelazione continua?!? Come posso comprendere che il cosmo sono io, siamo noi, che non solo l’ecologia ( il logos della terra ) ma l’ecosofia , la sapienza della terra, ci sta chiamando a una rinnovata responsabile consapevolezza? Bisogna tornare al valore dell’esperienza . E per fare questo non posso usare solo la volontà, certo anche l’esempio conta ed è necessario, ma occorre anche che la nostra dimensione spirituale possa riprendere vita: sono venuto affinché ci sia vita e che sia Vita piena, ha detto qualcuno non facile a dire trombonate che si chiama Gesù. Non è certo a caso che Dostoewskij parli proprio del suo ritorno nel grande inquisitore, e non è certo un caso che Raimon Panikkar, uno dei più grandi fautori del dialogo interculturale e inter-intra religioso abbia scritto un ideale seguito al grande inquisitore di Dostoewskji, dove Gesù torna ancora una volta tra noi e ancora una volta il grande inquisitore è all’erta, ma il passo a cui siamo chiamati è oggi ancora più rivoluzionario: non più uccidere il padre, ma perdonarlo. Il perdono è un atto di decreazione, toglie il male fatto dal mondo, ricreandoci nuovi insieme a lui.

E a Colombo, pur nominando come momento di risveglio la rivoluzione francese, la rivoluzione francese non piace. E nemmeno a me piace, come non può piacere ad alcun essere umano che abbia fatto esperienza sulla sua pelle che la violenza porta solo altra violenza. La legge del Karma dice quel che dice il Vangelo, gli errori dei genitori ricadranno sui figli. Nessuna pappa misticheggiante, ogni cosmovisione ha in sé invarianti umane ma non universali culturali. Possiamo fecondarci a vicenda nella diversità costitutiva. Ognuno di noi è unico e irripetibile. E’ un cambiamento antropologico a cui siamo chiamati e ogni uomo risvegliato deve fare il suo compito, per dove è e per come è, ma lavorare è cooperare al dinamismo del cosmo intero.

E’ questo che dovrebbero scrivere nella Costituzione, dove sarà la parola Amore ad essere bandiera. Vivere è un cantare insieme alla Vita la bellezza del grande dono che abbiamo e che ignorantemente e quotidianamente evadiamo. Siamo tutti invitati al banchetto della Vita, siediti, mangia con noi, la tua Vita è in tavola! ( Questo sarebbe stato buon esergo per Expo, altra follia di un’umanità che aderisce e ingerisce quel che gli passano da ingurgitare, che non sceglie e nemmeno digerisce ...ma che imperterrito deglutisce ! altro che risveglio! ) . P.S. Da anni tentiamo con Fondazione Arbor questa nuova educazione: una trasformazione del nostro essere umani, il pensiero di Panikkar è fonte di buone energie e ideale guida, ma è ognuno di noi che farà nuova la via . Abbiamo portato in Chiesa e in Università “la tragedia del grande inquisitore”, molti ragazzi non la conoscevano, il giorno dopo la nostra ultima rappresentazione in Università hanno creato un club Dostoewskji. Si tratta solo di spargere semi, fiduciosi del dinamismo del mondo! E ringrazio Gherardo Colombo del suo prezioso seme e tutti quelli come gli amici di UNISONA che mi hanno invitata e che hanno portato acqua al pozzo di un’umanità comune. Possiamo unire le nostre forze?! Si.