Cronache
Camorra, blitz a Salerno: 11 arresti. Affari con pompe funebri e ambulanze
Le indagini sono partite dopo il carosello della ambulanze del giugno 2019 a Capaccio Paestum (Sa) per festeggiare l'elezione del sindaco Franco Alfieri
Quando nel giugno 2019 ci fu a Capaccio Paestum (Salerno) un corteo di ambulanze per festeggiare l'elezione a sindaco di Franco Alfieri, l'accaduto non lasciò indifferenti le autorità. Infatti fu proprio da quel "carosello" che sono scattate le indagini della Procura di Salerno. Culminate oggi nell'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell'imprenditore Roberto Squecco e di altre 10persone. I reati ipotizzati a vario titolo sono intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecità, autoriciclaggio, peculato, abuso d'ufficio e falso, turbata libertà degli incanti ed emissione di fatture per operazioniinesistenti. L'ordinanza è stata eseguita dai poliziotti della Squadramobile di Salerno e della Divisione anticrimine della Questura salernitana con il coordinamento del Servizio centrale operativo e delServizio centrale anticrimine. E' stato inoltre eseguito un sequestro dibeni di associazioni di soccorso pubblico e ulteriori assetti societariper un valore di circa 16 milioni di euro. Le indagini hanno consentito di inquadrare l'imprenditore salernitano quale gestore di fatto delle associazioni che operavano nel settore del trasporto infermi e delle collegate società di onoranze funebri e che agivano in monopolio nei comuni di Agropoli, Acerno e Capaccio. Le associazioni e società erano solo formalmente intestate aparenti e collaboratori.
"Il carosello di ambulanze ha determinato un’attenzione enorme di varie forze dell’ordine - racconta Francesca Fittipaldi, pm titolare del fascicolo - la procura ricevette diverse informative in merito a quell’episodio che determinò molestie e disturbo alla cittadinanza perché avvenne in ora notturna, l’impiego di mezzi di soccorso sviati dalla loro naturale destinazione e utilizzati per seguire un camion con cartellonistica a vela, riportante l’effige del neoeletto sindaco. Questo si aggiunge a una serie di denunce e segnalazioni, non da ultima quella del presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra, che segnalò che probabilmente si trattava di un segnale di giubilo in codice mafioso che ha necessariamente imposto un’attenzione maggiore". Nel corso delle intercettazioni, aggiunge, quel carosello "emerge per bocca di Roberto Squecco (l'imprenditore arrestato, ndr.) non come una mera goliardata, ma come un interesse ad avere, e probabilmente erano le sue intenzioni, voce in capitolo, un aggancio forte all’interno delle istituzioni locali. E questo ha consentito di disvelare tutti gli altri suoi affari illeciti, già perpetrati ancora in essere, addebitandoglieli e riconducendogli la proprietà e la disponibilità di un patrimonio ingentissimo. Un passo falso che ha condotto la procura di ricostruire nei suoi confronti tutta una serie di beni e disponibilità, oltre che tutti gli altri reati che hanno poi condotto al suo arresto "
Secondo quanto ricostruito dai magistrati salernitani, nonostante fosse stato già sottoposto a una misura di prevenzione patrimoniale,Squecco continuava ad avere interlocuzioni con le amministrazioni pubbliche, gli enti, i clienti, i collaboratori e i fornitori, non giustificabili con il suo ruolo di dipendente di una delle societàfunebri controllate e di mero volontario delle associazioni-onlus a lui ri conducibili. Nell'ambito delle indagini sono stati eseguiti neiconfronti dell'imprenditore e di altri prestanome dei sequestri preventivi di società e associazioni operanti nel trasporto e soccorsoinfermi in convenzione con l'Asl di Salerno e delle onoranze funebri,oltre a conti correnti e rapporti bancari sui quali erano statirintracciati movimenti di ingenti somme di denaro pari a circa 500mila uro. Secondo l'autorità giudiziaria Squecco è da considerare "soggetto socialmente pericoloso" e vicino al clan camorristico Marandino. Già nel 2014 è stato arrestato per partecipazione ad associazione di stampo camorristico facente capo a Giovanni Marandino ed estorsione aggravata,fatti per i quali è stato condannato definitivamente, con parziale riforma della forma tentata del delitto estorsivo aggravato dal metodo mafioso.
Il Tribunale ha inoltre evidenziato che sin dalla seconda metà degli anni '90: risalgono a quel periodo, infatti, le denunce per truffa, ricettazione, violazione delle norme tributarie, traffico di carte clonate, nonché le operazioni di distrazione di beni e capitali poste in essere in danno dei creditori delle società da costui amministrate, formalmente o di fatto, poi dichiarate fallite. Condotte queste ultime grazie alle quali ha accumulato un ingente capitale illecito, di oltre 3 milioni di euro, successivamente reinvestito in diversi settori imprenditoriali, e per le quali ha riportato due condanne per bancarotta fraudolenta.