Cronache
Le ragioni di chi accusa Papa Francesco di eresia

Un gruppo di sacerdoti, laici e studiosi tradizionalisti incolpa Papa Francesco (Jorge Mario Bergoglio) di 7 eresie, pronunciate in diverse occasioni e tra l'altro prende di mira l'esortazione apostolica "Amoris laetitia", in un passaggio della quale viene consentito ai divorziati, caso per caso, di accedere ai sacramenti, tra cui la comunione. Prontamente è stato reso impossibile accedere alla pagina web creata per aderire alle accuse di eresie dai dispositivi via Internet nei confini dello Stato della Città del Vaticano. Al di là del dettaglio - francamente importa solo ai cattolici di stretta osservanza, quindi a una minoranza nei paesi cattolici più ricchi e secolarizzati se un divorziato possa o no fare la comunione - la polemica apre il dibattito sul nocciolo della visione del Santo Padre.
Si può dire che Francesco abbia scelto l'aspetto secondario del cristianesimo: l'uguaglianza, una declinazione dell'amore, e non quello primario: l'immortalità dell'anima, tanto è vero che secondo la Chiesa una persona nasce veramente nel momento in cui muore, quando cioè in un certo senso ha compiuto il suo destino… o più semplicemente la festa principale dei credenti è la Pasqua e non il Natale. La Chiesa cattolica ha perso fedeli nei paesi più ricchi perché il progresso determina secolarizzazione: le persone benestanti non pregano Dio perché il loro benessere se lo guadagnano da soli, senza interventi divini. E' stato anche dimostrato, a riprova di tale tesi, che negli stessi paesi ricchi il ritorno della fede si verifica in caso di catastrofi, come un terremoto, quando cioè per una ragione apparentemente irrazionale si torna a essere poveri.
Segno di ciò - della crisi della Chiesa nel ricco occidente - sono il calo dei sacerdoti, sostituti spesso da preti provenienti dai paesi africani (poveri appunto) e gli aspetti sentimentali e superficiali della vita delle nostre parrocchie con preti presenti su tutti i social network, funerali accompagnati dentro e fuori la chiesa da applausi, palloncini e scritte tipo "Adesso voli tra gli angeli" (qualcuno applaudiva la bara durante i funerali nel Medioevo?). Perso l'occidente ricco, è stato eletto Bergoglio, un sudamericano, per fermare l'emorragia dei cattolici del Sud America. Qui i cattolici fino agli anni 70 erano intorno al 90% della popolazione, ora sono scesi al 60% e oltre. Ciò preoccupa la Chiesa di Roma perché tale tendenza si deve, oltre che alla secolarizzazione, alla migrazione verso le varie chiese neo-pentecostali, una declinazione sentimentale e superficiale del cristianesimo, non a caso il corrispettivo, per ora in tono maggiore, di quanto stanno diventando alcune nostre parrocchie.
Di qui le dichiarazioni del Pontefice contro il capitalismo e a favore degli umili ("Il diavolo entra dal portafoglio"). Demonizzare il denaro, lo spirito meritocratico e di competizione, significa non aiutare le popolazioni dei paesi più poveri, spesso caratterizzati da democrazie di facciata: l'individualismo - non l'uguaglianza - è alla base della democrazia: gli uomini sono tutti diversi e uguali solo di fronte alla legge. Se le persone, un popolo, non si arricchisce, non crea quel surplus monetario che dà il via al progresso economico e all'emancipazione. Per completezza si tralascia il tema del celibato dei preti, della loro solitudine e di derive come la pedofilia e di altri come il controllo delle nascite: gli sbarchi dei migranti economici dall'Africa sono dovuti anche alla sovrappopolazione. Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla) negli anni del suo pontificato (1975-2005) compì numerosi viaggi in Africa, atterrava all'aeroporto dove celebrava messa davanti a un milione di persone e in sostanza diceva: "No al controllo delle nascite".
Tutto ciò si traduce nel linguaggio semplice di Francesco (si rivolge al popolo di tutto il pianeta, tendenzialmente sotto-istruito). Ottima la scelta già nel nome a livello di comunicazione: Francesco. Il Sommo Pontefice è il primo che fa proprio il nome di Francesco d'Assisi, vero uomo spirituale del Medioevo (ma allora tutti lo erano) con espressioni di sincretismo religioso incantevoli (analogie col buddismo). Sempre a livello di comunicazione, il nome proprio assoluto, senza numero ordinale, Francesco, ricorda, con rispetto, si accolga il paragone, non circa i contenuti ma la forma, la scelta di personaggi dello spettacolo: Lorenzo, Madonna, Vasco… Autorevole comunicatore, ma troppa la frequenza degli interventi. Gli esperti in materia sanno che è prezioso ciò che è raro. Il discorso della vita è uno: "I have a dream" di Martin Luther King, "Il discorso della Luna" di Papa Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli), "I'am a Berliner" di John Fitzgerald Kennedy (si spera non sia ripetuto all'infinito sui fondi dei giornali quando una città subisce un attacco terroristico: "Siamo tutti newyorkesi", "Siamo tutti londinesi"…). L'attuale capo della Chiesa, il che è connesso alla sua visione egualitaria, spesso interviene : dallo "ius soli" al lavoro ai migranti, un po' come quei politici che fanno di continuo dichiarazioni (un pensierino) all' Ansa. Certamente i cattolici che accusano il Santo Padre di eresia fanno il suo gioco: Francesco sempre più Francesco.