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Cronache
Migranti. Nessuna invasione in Europa ma la criminalità sfrutta il fenomeno

11000 migranti circa sono arrivati nel 2019 secondo i dati del Viminale. Una tendenza alla decrescita cominciata dal 2017 quando avevano raggiunto le nostre coste circa 113000 persone.

Dati che allora, come ancor più adesso, confermano che non è mai esistito il rischio di un’invasione né in Italia e nemmeno in Europa.

 

I veri pericoli sono sempre stati due: l’indifferenza dell’Europa che, fino a poco fa, tendeva a scaricare il problema sul nostro Paese riparandosi dietro l’accordo di Dublino e l’incapacità dell’Italia a controllare una criminalità organizzata che vedeva i migranti come importante fonte di guadagno.

Migranti. Le inutili paure degli europei

I  numeri degli sbarchi sembrano essere davvero bassi, soprattutto se riferiti ad un continente come l’Europa di oltre 500 milioni di persone. Un continente che da anni ha bassa natalità e sistemi pensionistici che abbisognano di equilibrio economico.

 

Un paio di esempi possono far riflettere su quanto il problema migratorio sia diventato un falso ‘nightmare’.

 

Il primo è quello relativo alla ‘diaspora’ nel Venezuela. Il numero dei profughi che in pochi anni sono scappati dal Paese, in mano alla dittatura chavista di Nicolas Maduro, potrebbe raggiungere i 6,5 milioni.

 

‘E’ questa la più grande emergenza migratoria dell’America Latina della recente storia’ affermano in sintonia l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite e l’Organizzazione Internazionale per le migrazioni(OIM).

 

Tutte queste persone stanno calando a valanga in Paesi come Cile,Ecuador, Colombia con numeri annuali decisamente superiori a quelli per cui molti europei gridano all’invasione.

Migranti. Le inutili paure degli europei

Il secondo esempio è relativo ad Haiti e alla Repubblica Dominicana. La frontiera tra i due paesi è qualcosa di assolutamente indifendibile e divide, per modo di dire, un Paese in crescita economica di 10 milioni di persone ed un altro, probabilmente il più povero del mondo, con 3 milioni di persone che soffrono la fame e vogliono migrare spostandosi solo di qualche decina di chilometri. Incomprensioni, sfruttamento, paure e criminalità sono il pane quotidiano dell’isola caraibica che ospita i due paesi.

 

Entrambi gli esempi hanno in comune realtà di Paesi non industrializzati. Paesi dove le difficoltà economiche non sono solo stime e numeri dell’Istat ma realtà drammatiche percepibili appieno girando in un qualsiasi supermercato.

Anche per questo gli europei, italiani compresi, dovrebbero capire che certi allarmi e paure, sono abbastanza infondati.

 

Altri invece sono gli aspetti dell’immigrazione che dovrebbero preoccupare e non venire sottovalutati: il primo è la gestione dell’accoglienza in una logica di ripartizione, il secondo è il controllo della criminalità che si sviluppa attorno al fenomeno migratorio.

Il primo ripetuto più volte in prima persona da Papa Francesco, il secondo cavallo di battaglia del leader della Lega Matteo Salvini.

 

Migranti e stranieri senza permesso, non rappresentano un’equazione che porta necessariamente ad un risultato di maggiore propensione a delinquere ma, è un dato di fatto che, circa il 34% del totale dei detenuti nelle carceri italiane è costituito da stranieri (dati relativi al giugno 2017 del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria).

Stranieri provenienti da oltre 100 paesi. I più rappresentati sono cittadini del Marocco, poi della Romania, Albania, Tunisia, Nigeria ed infine Egitto.

E’ giusto altresì confermare che in percentuale i detenuti stranieri hanno commesso reati meno violenti rispetto ai detenuti italiani che invece eccellono ,manco a dirlo, in reati di associazione mafiosa.

 

Invece il grosso del problema legato all’immigrazione fuori controllo sta- come rileva la relazione semestrale 2018 della DIA-nel reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

E’ questo infatti uno dei principali e più remunerativi business criminali.

 

Organizzazioni criminali  straniere e italiane collaborano insieme indirizzando i migranti verso prostituzione, spaccio e caporalato.

Sempre più in crescita sono quindi le attività illecite di contraffazione, tratta di persone e traffico di stupefacenti.

 

Preoccupano le osservazioni della DIA :‘questi sodalizi mantengono, molto spesso, i contatti con le consorterie dei paesi d’origine, ma talvolta interagiscono con organizzazioni multinazionali per le quali operano come tratto terminale della filiera illecita. E’ quanto accade nella gestione illecita dei flussi migratori, ove le aggregazioni criminali straniere, allo stato, sembrano aver investito maggiori risorse. L’attività illecita copre tutte le varie fasi della tratta, dall’organizzazione delle partenze dai paesi di origine, alle traversate per raggiungere il territorio nazionale, compresa la gestione di “servizi di trasporto” verso le destinazioni finali, anche in altri paesi europei’.

 

E alcuni esempi parlano di criminalità nigeriana e nordafricana nella gestione della tratta migratoria dei connazionali, che traggono profitti proprio dal traffico di esseri umani.

Un fenomeno, quello del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di ampia portata e che non sembra in diminuzione.

 

Le carestie,le guerre, la comprensibile ricerca di condizioni di vita migliori per sé e per i propri figli, spingono giovani madri, lavoratori e ragazzi verso terre nuove; terre molto lontane da casa, dalla propria famiglia, dai propri fratelli.

 

Il problema dell’immigrazione tocca molti aspetti legati alla dimensione etica e sociale. La migrazione controllata può’ essere un’opportunità per tutti. Non lo deve però essere per le organizzazioni criminali.

Ed è su questo che gli europei si devono preoccupare e battere, senza se e senza ma e senza divisioni di tipo ideologico o politico.

 

Ed ecco perché bisogna lottare con forza i criminali e aprire le porte di un’umanità condivisa.

 

Aldilà di paure, nazionalismi o ideologie politiche. 

 

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