"Migranti? Altro che Ong. Sono le politiche Ue ad aiutare i trafficanti" - Affaritaliani.it

Cronache

"Migranti? Altro che Ong. Sono le politiche Ue ad aiutare i trafficanti"

Lorenzo Lamperti

INTERVISTA/ Andrea Di Nicola, criminologo dell'Università di Trento, spiega i segreti del traffico di esseri umani. E sulle Ong...

Andrea Di Nicola, che cosa ne pensa dell'inchiesta di Catania sui presunti legami tra trafficanti di esseri umani e Ong?

Mi pare che il procuratore Zuccaro abbia un po' corretto il tiro. Ha detto di non avere prove specifiche e ha parlato solo di una conversazione ascoltata attraverso un'intercettazione. Mi pare che per quanto riguarda le Ong si tratti più di opinioni che non di una vera e propria inchiesta. Anche perché in presenza di un'inchiesta che tratta temi così delicati immagino ci sarebbe molta prudenza a parlarne. 

Lei ha lavorato tantissimo e lavora tuttora sul tema del traffico di esseri umani (sull'argomento Andrea Di Nicola ha scritto anche il libro "Confessioni di un traffico di uomini" edito da Chiarelettere, ndr). Nella sua esperienza si è imbattuto in elementi che possano far pensare a rapporti tra trafficanti e Ong?

No, mai. Continuo a lavorare sul tema con il mio gruppo di ricerca presso l'ateneo di Trento, abbiamo anche incontrato dei trafficanti per la stesura del libro ma mai nessuno di loro, nemmeno per sbaglio, ha parlato di legami con qualsivoglia Ong. Più recentemente con il progetto eCrime abbiamo osservato il comportamento sul web dei trafficanti. Su Facebook, Instagram e altri social network offrono servizi alla luce del sole. Li abbiamo anche contattati fingendoci dei potenziali clienti. Ci hanno parlato di rotte e metodi di attraversamento ma mai di Ong.

Il rapporto di Frontex, citato parecchio negli ultimi giorni e in particolare da Di Maio, dice in realtà che potrebbero esserci "conseguenze involontarie", cioè un aiuto al traffico, dall'attività di salvataggio delle Ong. E' davvero così?

La stessa cosa la si diceva di Mare Nostrum. Si parlava di "traghetti" che andavano a prendere i profughi al largo della Libia. Ora si parla di "taxi". Il punto è che molte attività umane possono avere delle conseguenze involontarie. Anche delle leggi legittime ne hanno. Ogni intervento produce conseguenze. Se salviamo più persone aumentiamo gli arrivi. Se lasciamo morire più persone diminuiamo gli arrivi. Ma quello che non si vuole capire, o si finge di non capire, è che se tolgo le navi dalla Libia il problema non si risolve. Pensiamo davvero che in quel caso i trafficanti non faranno altro?

Che cosa farebbero i trafficanti in quel caso?

Molto semplice. Non userebbero più quel canale me ne userebbero altri. Andrebbero di nuovo in Turchia. Si chiude una rotta e se ne apre un'altra. Per esempio i Balcani sono ancora invasi. Abbiamo dati secondo i quali i profughi arrivano ancora nella zona dei Balcani in aereo, chiaramente coloro che se lo possono permettere. L'intera zona dei Balcani è un rubinetto che è stato stretto ma che ancora gocciola. Nel frattempo il traffico via mare è stato dirottato verso il basso Mediterraneo e dunque l'Italia. Ma chi ha i soldi continua a percorrere quella rotta via cielo.

Dopo l'accordo tra Ue e Turchia come sono cambiate le rotte?

Nella maggior parte dei post su Facebook si parla soprattutto di Nord Africa, Libia in particolare. Ha cominciato a circolare anche qualcosa su una nuova rotta dall'Egitto. Ma c'è ancora tanta Turchia. Online i trafficanti parlano solo di mare ma poi al telefono danno anche informazioni sulla via aerea.

E' corretto dire che non bisogna accanirsi sugli "scafisti per necessità"?

Lo scafista è sempre e comunque una piccola pedina. Va paragonato allo spacciatore nel traffico di droga. In più, è vero che sempre di più questo ruolo viene direttamente lasciato a un richiedente asilo che guida il barcone e rischia la galera ottenendo in cambio il viaggio gratis. Tra l'altro non dimentichiamoci che il mondo non è solo bianco e nero. Non ci sono solo buoni e cattivi. Spesso i richiedenti asilo vedono i trafficanti come dei benefattori, che offrono un servizio che nessun canale gli offre.

La politica ha approfittato subito del rapporto di Frontex e dell'inchiesta di Catania per parlare del tema. Ma lo sta facendo nella maniera giusta o nella maniera sbagliata?

Si tratta di un tema delicatissimo e ci vorrebbe maggiore responsabilità da parte di tutti. In questo caso mi pare che ci si stia concentrando su temi marginali evitando di affrontare il quadro generale in maniera costruttiva e seria. Questo accade perché il tema dei migranti è un'importante leva politica ed elettorale. Parlando coi trafficanti la sensazione è che si prendano gioco della nostra inettitudine. Un'inettitudine che alimenta il loro lavoro e che gli fa guadagnare tanti tanti soldi.

L'Europa sta facendo abbastanza per affrontare il problema?

L'Europa sta facendo davvero poco. Mi sembra che sia ancora impreparata. Non esiste una politica di asilo politico che gestisca i flussi regolari. Agisce in maniera scomposta ed eterogenea con risposte nazionali quando invece servirebbe una gestione armoniosa e condivisa. Poi non si può davvero pià parlare di emergenza. E' imbarazzante sentire che qualcuno ancora definisce "emergenza" una situazione che va avanti da 20 anni e che lo farà ancora nei prossimi. Finché si parla di emergenza si daranno risposte emergenziali e non strutturali. 

Quali potrebbero essere le risposte strutturali da dare?

Intanto bisognerebbe usare più pugno duro con la criminalità. Le risposte le devono trovare i politici. Io ritengo che le soluzioni possano essere anche radicali, sempre meglio dell'attuale vaghezza. Parliamo per assurdo: vogliamo circondare tutta Europa da muri altissimi e invalicabili per veicolare il traffico sugli Usa? Questa è una risposta. Al contrario vogliamo abbassare tutti i muri e accogliere l'interezza dei richiedenti asilo? Anche questa è una risposta. In mezzo a questi due estremi ritengo ci siano risposte più corrette e più sane.

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