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Cronache
Milan-Arnault, il caso finisce in procura per tentata truffa
Bernard Arnault Lapresse

La "trattativa fantasma" finisce alla Procura di Milano. Al vaglio degli inquirenti ci sarebbe un'ipotesi di truffa, a carico di un mediatore finanziario di 62 anni, bresciano. Una vicenda che, come riporta La Repubblica, risale a prima della pandemia, quando il nome di Bernard Arnault e quello del Milan compaiono assieme per la prima volta. Erano diverse, nonostante le smentite, le indiscrezioni che dilagavano tra Milano e la Grande Mela sul nuovo stadio di San Siro e del centro commerciale annesso. Ma Arnault a gennaio 2020, in occasione del report annuale di LVMH, fece cessare le attese da parte dei tifosi rossoneri.

Già nell’estate 2019 a dare credito alle notizie circa un possibile interesse del magnate di LVMH per il club calcistico era stato l’intermediario bresciano D.V., 62enne, che impegnato in un finanziamento di un progetto immobiliare, aveva ottenuto parte delle quote della società appaltatrice anche grazie a una garanzia non scritta: si dichiarava, riporta CalcioMercato, fiduciario in Italia di Arnault e suo interlocutore privilegiato nella trattativa per l’acquisizione del Milan.

Sarebbe stato in grado, a sua detta, di trattare col fondo angloamericano Elliott della famiglia Singer, che aveva raccolto il Milan dall’inadempiente Yonghong Li a cui lo aveva ceduto Berlusconi nel 2017. L'intermediario di Brescia sosteneva di aver ricevuto un incarico preciso, proprio da Arnault, ossia quello di "rianimare" il team italiano che avrebbe dovuto gestire "il futuro Milan francese, dal direttore generale al responsabile dei rapporti internazionali, dal direttore sportivo all’ufficio legale".

Le riunioni del team erano iniziate nell'immediato, con la presentazione degli ipotetici piani per il calciomercato e per il nuovo stadio e con l’ingresso di nuove figure, due delle quali erano A.A., socio d’affari di D.V (intermediario bresciano), e una consulente finanziaria, Christiane Valier. Man mano crescevano le perplessità da parte di alcuni componenti del team, perplessità alle quali una serie di "mail di rassicurazione da indirizzi apparentemente veri" avevano tentato di porre fine. Un fantomatico Arnault infine aveva preannunciato tramite la posta elettronica personale un imminente accordo fissando anche l’appuntamento decisivo, che si sarebbe tenuto al più presto in Francia o in Inghilterra.

Incontro che però non ebbe mai luogo. Poi alla “trattativa fantasma”  pose un punto il braccio destro di Bernard Arnault, il direttore generale di LVMH Antonio Belloni, che tramite il suo indirizzo di posta elettronica rispose alla mail del team italiano sconfortato e dubbioso, dichiarando di non conoscere nessuna delle persone che citavano. Ora la Procura milanese ha incaricato delle verifiche i Carabinieri.

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