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Mussolini sui social, la passione per la curva e... Chi sono i tre arrestati per l'assalto al pullman a Rieti
A inchiodarli, le testimonianze di chi quella sera era con loro, e le tracce lasciate da cellulari, chat e telecamere

Chi sono i tre arrestati per l'assalto al pullman a Rieti
Non è stata una rissa improvvisata né un gesto isolato. Quella sera, sulla statale 79 che collega Rieti a Terni, c’era un gruppo che si muoveva con un obiettivo preciso. Tra sciarpe nere, cappellini calati e chat che rimbalzavano ordini, la violenza ha trovato i suoi protagonisti: Manuel Fortuna, Kevin Pellecchia e Alessandro Barberini. Tre tifosi del Rieti, tre amici legati dalla curva e da un’idea politica che guarda al passato con nostalgia nera.
Per la procura di Rieti sono loro ad aver organizzato e guidato l’assalto al pullman dei tifosi pistoiesi, culminato con la morte di Raffaele Marianella, 65 anni, colpito da una pietra. Dietro le sbarre, ora, ci sono i volti di un tifo contaminato dall’ideologia, dove la passione per lo sport si confonde con la rabbia e la simbologia fascista. A inchiodarli, raccontano gli investigatori, le testimonianze di chi quella sera era con loro, e le tracce lasciate da cellulari, chat e telecamere.
Chi è Manuel Fortuna
È il più noto dei tre. Manuel Fortuna, 20 anni, non 31 come inizialmente riferito, è il vicecapo della curva Terminillo, al PalaSojourner di Rieti. Sui social alterna foto del figlio alle raccolte alimentari organizzate con associazioni di estrema destra. Pubblica “Presente!” nelle ricorrenze delle foibe e condivide brani degli Zetazeroalfa, la band neofascista guidata da Gianluca Iannone, leader di CasaPound.
«Difendi la torre, la torre ti difende», recita uno dei loro inni. E quella “torre”, per Fortuna, è più di una metafora.
Il giovane reatino lavora nel settore del gaming, tra postazioni e accessori per giocatori, ma il suo nome è ormai associato a tutt’altro tipo di “gioco”: quello della violenza in curva. Secondo le indagini, sarebbe stato tra i promotori dell’agguato dopo la sconfitta del Rieti Basket contro Pistoia. Bastarono pochi messaggi nella chat, giusto il tempo di radunarsi, coprirsi il volto, raccogliere pietre sotto un cavalcavia e partire.
Chi è Kevin Pellecchia
Anche lui ha 20 anni, il più giovane del gruppo. Kevin Pellecchia si è diplomato in un istituto tecnico legato all’agricoltura e oggi lavora in un vivaio. La sua vita scorreva tra piante e terra, finché domenica sera non ha sostituito i fiori con le pietre.
Per gli investigatori, Pellecchia era una presenza abituale nelle curve reatine, già segnalato in passato per episodi di tensione durante partite di basket. «Ma mai — racconta un tifoso storico del Rieti — avevamo visto una violenza del genere. Questa volta è stato diverso, è stato odio». La pietra lanciata verso il pullman dei pistoiesi ha segnato anche la sua storia: da lavoratore di un vivaio a imputato per omicidio volontario.
Alessandro Barberini
Ha 53 anni e un passato segnato da un’unica costante: la militanza nella destra radicale.
La foto di copertina del suo profilo Facebook mostra il simbolo dell’associazione “Roccaforte Rieti”, la stessa frequentata da Fortuna: sfondo nero, cerchio tricolore, slogan patriottici. Un gruppo che distribuisce pacchi alimentari e porta avanti battaglie per la casa, ma che dietro l’apparenza solidale custodisce riferimenti e simbologie fasciste.
Sul profilo di Barberini il volto di Mussolini compare più volte, insieme a frasi come “il 25 aprile non è la mia festa”. Ogni 10 febbraio ricorda le foibe, ogni 7 gennaio Acca Larentia.
Un “navigato della curva”, dicono gli investigatori, che non ha mai rinnegato la propria fede politica. Ed è proprio lui, secondo le prime ricostruzioni, ad aver messo a disposizione l’auto usata quella sera per fuggire.