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Cronache
Naufragio, Joseph muore a sei mesi. "Mediterraneo, cimitero senza lapidi”

"Ho perso il mio bambino, dov'è il mio bambino". Sono le urla della mamma di Joseph, il bambino di 6 mesi morto ieri sulla nave dell'ong spagnola Open Arms. Recuperato in mare dopo il naufragio, il bambino è apparso subito in gravi condizioni, l'ong ha chiesto immediatamente l'evacuazione medica ma i soccorsi sono arrivati troppo tardi.
“A pochi km dalle nostre coste si è consumata ieri l’ennesima tragedia del mare che ha visto purtroppo morire ancora una volta, davanti ai nostri occhi e a poche settimane da un altro naufragio, un bimbo di soli 6 mesi”. E’ il commento di Andrea Iacomini portavoce di Unicef Italia “E’ una notizia che ci lascia sgomenti”, prosegue, ricordando che a una settimana dalla Giornata Mondiale dell’Infanzia, che celebra la ratifica della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza da parte di quasi tutti i paesi del mondo, “oggi sempre di più ribadiamo la necessità di garantire il diritto alla protezione e alla vita di ogni bambina e bambino senza alcune distinzioni e in qualsiasi luogo essi si trovino”. 

“Non vogliamo più essere testimoni delle morti di bambine e bambini in mare. – commenta Iacomini -  È fondamentale e urgente che l’Europa si impegni stabilmente a garantire vie di accesso sicure dalle aree di crisi o di transito, per evitare così che decine di migliaia di bambini, donne e uomini vivano con l’incubo della traversata, i ricatti dei trafficanti subendo violenze e abusi, mettendo a rischio la propria vita e quella dei propri figli fino a vederla svanire tra le onde del Mediterraneo”.  L'Unicef, a fianco dei governi per garantire soluzioni concrete ad una situazione che non è più rinviabile, chiede “alle istituzioni uno sforzo sulle operazioni di ricerca e soccorso e di prevedere sicuri meccanismi di sbarco”.

"Un'ennesima tragedia che si consuma a pochi chilometri dalle nostre coste nell'indifferenza generale, ciascuno preoccupato solo di se stesso". E' la denuncia di don Gianni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana, che esprime il dolore della Migrantes per le "morti innocenti".

“Questo naufragio avviene letteralmente davanti ai nostri occhi. Eppure nulla si muove, in questo azzeramento delle distanze sarebbe normale un’immediata reazione da parte dell’Europa e dei governi nazionali per cercare di salvare quante più vite possibile", commenta il presidente del Centro Astalli padre Camillo Ripamonti. " "Sarebbe ovvio attivare canali umanitari e piani di evacuazione dalle principali aree di crisi come è oggi la Libia. Si tratta tra l’altro di misure già sperimentate che bisognerebbe mettere in atto in maniera strutturale e sistematica. - prosegue - Ogni naufragio ci mostra il paradosso di questa epoca in cui il fatto che degli esseri umani muoiano in mare non suscita reazioni e non provoca indignazione. Serve un sussulto di umanità, unico vaccino possibile al male dell’indifferenza”. 

“L’Italia e l’Europa oggi non possono guardare negli occhi la mamma minorenne della Guinea disperata perché ha visto morire il suo bimbo di 6 mesi per l’ennesimo tragico naufragio nel Mediterraneo senza provare profonda vergogna. Anche in questo caso i fatti dimostrano inequivocabilmente la grave responsabilità dell’assenza di un sistema di ricerca e soccorso internazionale adeguato, quando solo la nave della Ong Open Arms è potuta intervenire per cercare di salvare i naufraghi". E' la denuncia di Raffaela Milano, direttrice Programmi Italia-Europa di Save the Children. “Mamme anche giovanissime e spesso sole, neonati, bimbi piccoli e migliaia di minori non accompagnati continuano a cercare di raggiungere la Libia e poi la salvezza in Europa, dopo aver vissuto condizioni di povertà estrema e violenze di ogni genere, anche a causa dei conflitti, e molti hanno perso e continueranno a perdere la vita nel Mediterraneo se non ci sarà una risposta immediata dell’Italia e dell’Europa. Dall’inizio dell’anno, sono giunti in Italia più di 3.850 minori non accompagnati, privi di figure adulte di riferimento, il 13% del totale degli arrivi.”

“Il nostro team presente a Lampedusa sta collaborando nel dare un primo sostegno ai sopravvissuti, in una situazione già estremamente critica per l’accoglienza. Un sostegno non solo in termini di protezione ma anche psicologico, a seguito del trauma vissuto. Tutti i giorni, in frontiera sud così come alla frontiera nord, continuiamo a raccogliere testimonianze delle sofferenze vissute dai minori e dai nuclei familiari durante il loro viaggio. - prosegue - E’ indispensabile che l’Italia e l’Europa assumano un impegno immediato per un sistema di ricerca e soccorso in mare e attivino vie di accesso sicure per scongiurare il ripetersi di queste tragedie”.  

Abbiamo riflettuto se fosse il caso di mostrare il grido del naufragio, il dolore e la disperazione.
Abbiamo deciso di rendere pubblico quello che accade in quel tratto di mare perché i nostri occhi non siano i soli a vedere e perché si ponga fine a tutto questo subito. #Joseph pic.twitter.com/exny2hYi8q

— Open Arms IT (@openarms_it) November 12, 2020


Ad intervenire su segnalazione di uno degli aerei di Frontex, Open Arms insieme ad Emergency. “La nostra imbarcazione si è immediatamente diretta verso il target segnalato e, una volta giunta sul posto, si è trovata a dover operare una complicatissima operazione di soccorso. – spiega la ong - Il gommone, con a bordo circa 100 persone, tra cui alcuni bambini e donne in stato di gravidanza, aveva ceduto, e le persone erano dunque tutte in acqua, prive di salvagente o di dispositivi di sicurezza. I nostri soccorritori sono immediatamente intervenuti portando in salvo il maggior numero di persone possibile”.

Tra le vittime un bambino di se mesi, si chiamava Joseph e veniva dalla Guinea, spiega la ong in un tweet. Nonostante gli enormi sforzi dell'equipe medica e la richiesta di evacuazione urgente per i casi più gravi, “non ce l'ha fatta ad aspettare”. 

La ong ha reso noto di aver ottenuto nella notte l’evacuazione d'urgenza con un elicottero della Guardia costiera per 6 persone. “Oggi il ponte #openarms ospita 257 persone e i corpi senza vita di 5 esseri umani. Il #Med è un cimitero senza lapidi”, scrive Open Arms.

Da Redattore Sociale

Le urla della madre dopo il naufragio: "Ho perso il mio piccolo". VIDEO

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