Tasse di soggiorno, peculato a Cesare Paladino. La decisione della Cassazione.
La Cassazione conferma la sentenza di patteggiamento per peculato che nel novembre 2019 aveva condannato Cesare Paladino, suocero di Giuseppe Conte e proprietario del Grand Hotel Plaza di Roma, a un anno e due mesi. Paladino era accusato di aver omesso il versamento di 2 mln di euro di tasse di soggiorno al Comune tra il 2014 e il 2018. La Cassazione ha accolto il ricorso della procura di Roma contro la decisione del giudice, risalente al 30 novembre scorso, che aveva revocato la sentenza ritenendo che il fatto non fosse "previsto dalla legge come reato", sulla base della presentazione da parte dei legali difensori del gestore del Grand Hotel Plaza di una istanza di incidente di esecuzione, che si atteneva a un articolo del decreto Rilancio, appena approvato dal governo Conte.
Il giudice aveva accolto l'istanza sulla base della norma - da alcuni definita 'pro-albergatori' - che prevede una sanzione solo in via amministrativa per tali condotte. Secondo la procura di Roma, invece, la norma in questione non poteva essere applicata in modo retroattivo, quindi a prescindere dal fatto che fosse posteriore ai fatti accaduti.
"A mio avviso è una decisione che va rispettata e che segna continuità con l'orientamento già espresso in precedenza dalla Suprema Corte", ha commentato l'avvocato difensore di Paladino, Stefano Bortone. Il legale ha fatto presente però che "restano molte perplessità sul piano giuridico e appare pertanto più una decisione dettata da motivi organizzativi che dall'intento di rispettare appieno i principi di diritto".
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