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Simona Cinà, la pallavolista 20enne morta in piscina: dalle tracce di sangue all’assenza di alcol. Tutti i punti da chiarire
L’avvocato della famiglia, Gabriele Giambrone, ha evidenzia alcune anomalie nel decesso della 20enne

Morta in piscina a 20 anni durante una festa: cosa non torna nel caso di Simona Cinà
Simona Cinà è morta nella notte tra venerdì 1 e sabato 2 agosto nella piscina di una villa privata a Bagheria, in provincia di Palermo, dove si stava svolgendo una festa di laurea. Aveva vent’anni, studiava Scienze motorie all’università e praticava sport a livello agonistico. Poco dopo l’una di notte, aveva mandato un messaggio alla madre per avvisare che stava per entrare in acqua e non avrebbe avuto il cellulare con sé. Tre ore più tardi, intorno alle 4, arriva la chiamata al 112: Simona è in arresto cardiaco, qualcuno prova a rianimarla, ma quando i soccorsi arrivano è già morta.
I familiari scoprono quanto accaduto solo dopo aver chiamato insistentemente il suo telefono. Risponde un ragazzo che dice: “Simona sta male”. Quando arrivano alla villa, la figlia è già senza vita. Secondo il medico legale, sul petto della giovane ci sarebbero i segni di tentativi di rianimazione.
I carabinieri indagano sulla dinamica della morte. L’ipotesi dell’annegamento non convince la famiglia. Simona era in salute, sapeva nuotare ed era una sportiva. L’avvocato della famiglia, Gabriele Giambrone, evidenzia alcune anomalie. Prima tra tutte: come è possibile che, in una festa con circa 80 invitati, nessuno si sia accorto che la ragazza era in difficoltà in piscina? Il cadavere, inoltre, sarebbe stato trovato con il volto rivolto verso l’alto: una posizione che solleva interrogativi sulla dinamica dell’accaduto.
Altri elementi sono oggetto di attenzione investigativa: le tracce di sangue trovate vicino alla piscina — secondo un partecipante alla festa, sarebbero dovute a un calcio dato per la rabbia — e la scena apparentemente “ripulita” al momento dell’arrivo delle forze dell’ordine. I familiari affermano che sul posto non c’erano alcolici visibili, solo bottiglie d’acqua, nonostante molti ragazzi presenti fossero in evidente stato di ebbrezza. Anche l’invito circolato in chat nei giorni precedenti alla festa è stato acquisito: conteneva riferimenti a bevande alcoliche e consigli di portare il costume nel caso in cui qualcuno, “troppo ubriaco”, fosse caduto in acqua.
Nei prossimi giorni è attesa l’autopsia sul corpo della ragazza, che potrebbe chiarire cause e tempi della morte. Intanto, i carabinieri stanno sentendo i testimoni, raccogliendo elementi e analizzando i contenuti dei cellulari. Uno dei partecipanti è stato sottoposto al prelievo del Dna.