Stato-mafia, pm: "Mannino diede input alla trattativa"
"Dopo l'omicidio Lima, che segna il cambio di strategia di Cosa nostra, Mannino e' persona offesa. E' lui il prossimo della lista. Ma non puo' denunciare. Perche' se lo fa corre il rischio di essere assimilato a Lima, dando credito alle tesi gia' esposte anche in seguito all'allarme lanciato dai servizi: Mannino ucciso, come Lima, perche' non ha mantenuto i patti. E questo e' un rischio politico che Mannino, in ascesa e di fatto divenuto l'unico riferimento politico di Andreotti in Sicilia, non puo' permettersi. E' qui, in questo momento, che Mannino avvia il canale occulto di intermediazione e si da' impulso e avvio alla trattativa". E' la tesi esposta dal sostituto procuratore Roberto Tartaglia dinanzi al gup Marina Petruzzella, nella requisitoria iniziata oggi contro l'ex ministro Dc Calogero Mannino, nello stralcio col rito abbreviato del processo per la trattativa Stato-mafia. Presenti in aula anche gli altri Pm, l'aggiunto Vittorio Teresi e i sostituti Nino Di Matteo e Francesco Del Bene.
Mannino, imputato di attentato mediante violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario dello Stato, secondo l'accusa ebbe un ruolo in una parte di storia dei rapporti tra la mafia e lo Stato negli anni '80 e '90. "Un periodo -ha affermato Tartaglia- in cui una parte importante delle istituzioni, non solo politiche spinta da esigenze egoistiche contrabbandate per ragioni di Stato che hanno portato a cercare il dialogo e il compromesso con la mafia. In questo contesto -per il Pm- il ruolo di Mannino e' quello di intermediario, assieme ad altri soggetti, che hanno dato l'imput a queste interlocuzioni". Cio' avviene tra ottobre 1991 e marzo 1992. In quella fase, Cosa nostra contava sull'annullamento della sentenza del maxi processo da parte della Cassazione. Una garanzia che sarebbe arrivata dai politici. Il Pm ha ricordato in proposito le dichiarazioni rese del pentito Leonardo Messina nel 1997, secondo cui "in Cosa nostra si diceva che tutto sarebbe finito in una gran fesseria in Cassazione. Perche' avevamo la certezza che il procedimento sarebbe andato alla prima sezione, quella di Corrado Carnevale, che era uomo di Andreotti".