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Cronache
Tortura, lo Stato italiano è il primo indagato per la morte di Meloni

Tragica coincidenza quella di ieri tra date ed eventi. Infatti mentre alla Camera ieri passava con 198 voti a favore diventando legge il reato di tortura, all'Ospedale di Cagliari moriva, dopo 60 giorni di dichiarato e volontario sciopero della fame, il detenuto Salvatore 'Doddore' Meloni.

MELONI, UNA MORTE E TORTURA INGIUSTA
Meloni era l'ultimo indipendentista sardo, colui che immaginava la terra dei nuraghi lontana anni luce dal potere romano. Con la forza delle sue idee, più o meno discutibili, ma solo e comunque sempre soltanto idee, si batteva per il suo sogno di liberare la Sardegna dalla colonizzazione italiana. Per i suoi reati fiscali, che sicuramente avevano un peso economico molto inferiore a quelli di Valentino Rossi o di valanghe di altri personaggi famosi, era stato incarcerato. Obiettivamente uno dei pochi italiani in carcere per questo di tipo di crimine. Con insospettato rigore lo Stato più volte non ha accettato la richiesta del suo avvocato di consentirgli gli arresti domiciliari .

MELONI, UNA MORTE INGIUSTA. NON ERA UN CAMORRISTA
Sembra incredibile ed è davvero orribile prendere coscienza di uno Stato che, da un lato decide una legge per il crimine di tortura e punisce 'chiunque con violenza o agendo con crudeltà dà sofferenza fisica' e possa dall'altro lato , quasi in contemporanea , infliggere sofferenza ( senza distinguere i diversi pesi e quindi le diverse misure) a chi ha perpetrato atti criminosi. Meloni non era un capo clan, e nemmeno un killer o rapinatore seriale, aveva idee , magari non condivisibili. Avrebbe certo dovuto pagare per i suoi reati fiscali , ma non doveva pagare con la morte.

MELONI, UNA MORTE INGIUSTA. LO STATO COLPEVOLE
Non è concepibile che uno Stato che si presenta al mondo in maniera solidale, aperto con tutti i migranti che arrivano sulle proprie coste, li cura e li mantiene per anni, non sia in grado di evitare ad un proprio cittadino di 74 anni di morire in carcere per uno sciopero dichiarato della fame. Ma come, ci si mobilita ( e giustamente) a tutti i più alti livelli per offrire, come ha fatto l'Ospedale Bambin Gesú , una morte dignitosa ad un bimbo inglese di fatto già morto, e non si riesce a capire che un italiano ( non certo Totò Rina) sta morendo volontariamente in carcere per difendere un suo credo? La cruda verità è che Ieri lo Stato italiano ha scritto una pagina dolorosa e vergognosa, una pagina dove rimarranno impresse per sempre le parole violenza, indifferenza, cinismo.

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