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Cronache
Violenza sulle donne, +79,5% di chiamate al 1522 durante la pandemia

Violenza, 20.525 donne hanno chiesto aiuto nei primi 5 mesi di pandemia. L'8,6% a causa di circostanze scatenate o indotte dall'emergenza Covid, dalla convivenza forzata alla perdita del lavoro da parte del carnefice o della vittima.

Nei primi cinque mesi del 2020 sono state 20.525 le donne vittime di violenza. Nello stesso periodo le donne ospitate nelle case rifugio sono state 649, l'11,6% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Sono i dati emersi dal report dell’Istat “Le richieste di aiuto durante la pandemia”. La media di donne accolte per centro, pari a 73, arriva a 108 nel Nord-est e a 95 nel Centro. I centri di aiuto alla vita (Cav) delle isole e del sud hanno invece accolto rispettivamente una media di 43 e 47 donne. L’incremento delle donne accolte dai Cav nei primi cinque mesi del 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, non è rilevante (+1,1%) ma sul territorio le differenze si fanno più marcate: si va da +41,5% di donne accolte nelle Isole, a +21,1% al Sud a +5,4% del Centro e +5,2% del Nord-est fino al calo registrato nel Nord-ovest (-16,4%).

Nell’anno del Covid e della convivenza forzata durante la fase di lockdown le chiamate al 1522, il numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking, sono aumentate del 79,5% rispetto al 2019, sia per telefono, sia via chat (+71%). Il boom di chiamate si è avuto a partire da fine marzo, con picchi ad aprile (+176,9% rispetto allo stesso mese del 2019) e a maggio (+182,2 rispetto a maggio 2019), ma soprattutto in occasione del 25 novembre, la giornata in cui si ricorda la violenza contro le donne, anche per effetto della campagna mediatica. Nel 2020, questo picco, sempre presente negli anni, è stato decisamente più importante dato che, nella settimana tra il 23 e il 29 novembre del 2020, le chiamate sono più che raddoppiate (+114,1% rispetto al 2019). 

Nel 2020 le chiamate al 1522 sono state 15.128, una media di 41 al giorno, a fronte delle 8.427 dell’anno precedente. La violenza segnalata è soprattutto fisica (47,9% dei casi) ma quasi tutte le donne hanno subito più di una forma di violenza e tra queste emerge quella psicologica (50,5%). La casa si conferma il luogo principale della violenza (negli ultimi sette anni il 75% delle vittime indica le mura domestiche come il luogo dove si consuma l’atto violento): non a caso il 40,8% delle vittime è coniugata. Rispetto agli anni precedenti, sono aumentate le richieste di aiuto delle giovanissime fino a 24 anni di età (11,8% nel 2020 contro il 9,8% nel 2019) e delle donne con più di 55 anni (23,2% nel 2020 contro il 18,9% nel 2019).  Riguardo agli autori, crescono le violenze da parte dei familiari (18,5% nel 2020 contro il 12,6% nel 2019) mentre sono stabili le violenze dai partner attuali (57,1% nel 2020).

Dopo il calo di utenze, in corrispondenza del lockdown di marzo 2020, i centri hanno trovato nuove strategie di accoglienza (il 78,3%). Quasi tutti hanno modificato le modalità di erogazione dei servizi, introducendo i colloqui telefonici (95,4%) e  il supporto via email (66,5%). Il 67,3% ha mantenuto la possibilità di recarsi al centro, garantendo il rispetto del distanziamento e della protezione previsti dalle norme anti Covid-19. Solo sei hanno dovuto interrompere l’erogazione dei servizi: tre in Lombardia, uno in Veneto, nel Lazio e in Abruzzo.

 

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