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Culture
Fotografia/ Un viaggio nel poliedrico mondo di William Klein
Nina, piazza di Spagna, Roma

di Simonetta M. Rodinò

Tutto cominciò a Milano. Era il 1952. Il regista Giorgio Strehler lo invitò a dipingere al Piccolo Teatro una serie di pitture murali astratte per alcuni architetti. Poi realizzò una personale nella storica Galleria Il Milione: grandi tele campite di tratti monocromi. Iniziò così per il giovane Klein il rapporto con Mangiarotti, Zanuso, Gio Ponti per i quali creava dipinti geometrici in stile hard-edge su grandi sipari girevoli.

Proprio con le prime opere concettuali si apre l’antologica “William Klein: il mondo a modo suo”, da oggi a Palazzo della Ragione Fotografia del capoluogo lombardo.

La mostra,  150 opere originali, alcune delle quali di grande formato, tutte provenienti dall’archivio personale del fotografo, è un interessante viaggio che tocca le città da lui fotografate durante la sua carriera nelle diverse forme espressive: dalla grafica alla pittura, alla fotografia, al cinema, alla scrittura.

L’esposizione, prodotta dal Comune, Palazzo della Ragione, Civita, Contrasto e GAmm Giunti, è un mix coerente d’immagini d’epoca e di lavori più recenti diviso in sezioni. Da New York a Roma, da Tokyo a Mosca, per poi arrivare al racconto di Parigi, città in cui Klein vive da diversi anni. Segue la parte dedicata alla Moda, ai Contatti dipinti, commistione di pittura e fotografia, e infine ai film: in una saletta sono proiettati 30 minuti delle principali pellicole da lui dirette. Tra queste, “Muhammad Alì the Greatest”,  del 1974, con un suggestivo, nonché surreale incontro di box con i Beatles.

C’è forse un segmento della mostra in cui Klein si ritrova maggiormente ?

“Non c’è una sezione che senta più di un’altra, perché gli piace lavorare in mezzo alla gente, ovunque egli si trovi. Ciò che lo caratterizza sono la sua continua curiosità e il costante interesse verso le persone”, risponde la curatrice Alessandra Mauro.

Nel ’54 compose un diario fotografico di New York, dove nacque nel 1928. “E’ la città che conosceva e s’intromise nei percorsi di tante vite - prosegue -, ma quando andò a Roma (ndr: invitato da Fellini come assistente alla regia di “Le notti di Cabiria”) fu fotografo in una città che non conosceva e che voleva conoscere”.

Come senza compromessi, quasi irriguardosi, sono i reportage verso le metropoli, così senza cliché sono gli scatti di moda, verso il cui mondo ebbe un atteggiamento ironico: utilizzò grandangoli e teleobiettivi singolari, con effetti di luce e di flash insoliti e con immagini in movimento volutamente sfocate. Lavorò per Vogue fino al1966, ma non era la moda la sua vera vocazione.

“Cosa è stata la fotografia per me? Venendo da una pittura geometrica in cui il mondo esteriore era escluso, rappresentava una finestra aperta sulla vita”, parole dell’88enne poliedrico artista americano.

 

“William Klein: il mondo a modo suo”

Palazzo della Ragione Fotografia - Piazza Mercanti, 1 – Milano

17 giugno – 11 settembre 2016

Orari: martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 20.30; giovedì e sabato 9.30 – 22.30. Chiuso lunedì

Infoline: 02/43353535            

Ingressi: intero € 12,00 – ridotto € 10,00

Catalogo: Contrasto – GAmm Giunti

www.palazzodellaragionefotografia.it

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Tags:
fotografia mostra william kleinwilliam klein mostra milanowilliam klein palazzo della ragione milano





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