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Culture
Grande guerra patriottica, in un libro i materiali inediti per l'Italia

Le edizioni La Città del Sole presentano "GRANDE GUERRA PATRIOTTICA. Nella Storia e nei suoi valori più significativi. Il “9 maggio” e il “Reggimento degli Immortali" Di ENRICO VIGNA (La Città del Sole 2017, pp. 178, euro 35) Apparato iconografico: archivi russi e del Patriarcato Ortodosso russo

“…Il patriottismo dell’uomo russo è conosciuto in tutto il mondo. È il fondamento della specificità del popolo russo e del suo carattere speciale. Quando la patria è in pericolo il cuore dell’uomo russo si infiamma particolarmente. Proteggere la patria non è solo un dovere sacro, è un irresistibile dettato del cuore, una richiesta di attaccamento che egli non riesce a fermare e deve compiere fino in fondo. Ora il popolo russo, in un’unità senza paragoni e con patriottismo, lotta contro un potente nemico, che sogna di schiacciare il mondo intero barbaramente spazzando via tutto ciò che incontra, ciò che di prezioso ha creato l’umanità in secoli di progressivo lavoro. Questa lotta non è solo lotta per la nostra patria, che è in grande pericolo, ma è una lotta per l’intero mondo civile, che è sotto la minaccia della distruzione. Adesso, purtroppo, in molti cercano di diffamare la Russia e il suo passato, di equiparare la Germania nazista in guerra all’Unione Sovietica, al solo scopo di giustificare la devastazione e disintegrazione di un grande Paese. Nelle Chiese si sta pregando per la vittoria. Durante la messa si prega per “dare forza senza sosta, invincibilità e trionfo, saldezza e coraggio per schiacciare il nemico, la sua furbizia, la sua infamità…”. METROPOLITA ALEKSIJ SIMANSKIJ, durante la liturgia del 10 LUGLIO 1941 nella cattedrale di Mosca

Il libro Grande Guerra Patriottica, curato da Enrico Vigna, è un lavoro di documentazione storica corredato di un corposo apparato iconografico – foto e manifesti d’epoca – prevalentemente inedito per l’Italia, che occupa buona parte del volume. L’intento è quello di offrire un’informazione agevole e divulgativa, il più possibile obiettiva, sugli anni 1941-’45 della II Guerra Mondiale vissuti sul Fronte orientale. Ossia gli anni di quella che viene ricordata come “Grande Guerra Patriottica”, un’epopea di massa – che forse trova il suo unico precedente nella Rivoluzione del 1917 – che vide l’intero popolo russo mobilitarsi contro le truppe dell’Asse, nella più grande invasione della Storia. Un evento che, se appare molto sentito in Paesi come la Russia, l’Armenia, la Polonia, la Bielorussia, la Georgia, l’Ucraina, la Moldavia, l’Azerbaigian, il Kazakistan, il Kirghizistan, il Tagikistan, il Turkmenistan, e l’Uzberkistan, risulta piuttosto dimenticato o comunque trascurato dal vicino Occidente.

Al centro dell’opera è il concetto di “patriottismo” per le comunità slave nelle sue molteplici valenze, messo a fuoco nella materialità tragica della guerra. Senza il sostegno di valori identitari e spirituali saldamente radicati in tali popolazioni, infatti, l’URSS non sarebbe stata capace di affrontare, tanto meno di superare, l’aggressione nazifascista. Partendo da un’analisi cronologica dei fatti militari, soffermandosi in particolare sull’Operazione Barbarossa e sui combattimenti di Stalingrado del 1942-’43, l’autore procede a esaminare il ruolo dei tre pilastri della società e dello Stato sovietici dell’epoca: il Governo, il Partito Comunista e la Chiesa Ortodossa. Parallelamente non viene mai meno il riconoscimento della funzione decisiva delle popolazioni sovietiche: soldati, partigiani, lavoratori, anziani, ragazzi e soprattutto donne dimostrarono una tenacia inscalfibile durante la Resistenza all’invasione, nelle retrovie e nella fase finale della vittoria.

Molto intense anche le “tragiche pagine sportive” del libro dedicate al match calcistico disputatosi il 9 agosto 1942 a Kiev tra ufficiali tedeschi e collaborazionisti, da un lato, e giocatori ucraini dall’altro, conclusosi con un’affermazione schiacciante di questi ultimi che portò a una feroce rappresaglia in cui perirono 8 degli 11 giocatori ucraini in campo. La sera dell’8 maggio 1945, a Mosca – in seguito alla capitolazione tedesca concordata in precedenza con le forze alleate sul fronte occidentale –, viene siglata la resa e la mattina dell’indomani viene dato l’annuncio della vittoria da parte del governo sovietico. Per decenni, il 9 maggio, giorno della vittoria sulla Germania nazista, è stato festeggiato in tutte le Repubbliche del blocco orientale, diventando ricorrenza ufficiale nel 1965. Con la dissoluzione dell’URSS, la commemorazione prende a essere celebrata in modo sempre più defilato. La situazione cambia con l’ascesa al potere del presidente russo Vladimir Putin che, rimettendo al centro il prestigio storico e culturale del suo Paese, ha favorito l’instaurarsi di un ritrovato clima di orgoglio nazionale. Progressivamente l’anniversario del Giorno della Vittoria è tornato a essere la più grande festa nazionale e popolare. Nel 2015, a 70 anni esatti dalla ricorrenza, 16.000 soldati russi, 1300 militari provenienti da 10 Paesi – con circa 200 mezzi corazzati e 150 tra aerei ed elicotteri da combattimento – hanno sfilato a Mosca in quella che è stata la più imponente parata della Russia contemporanea. Il cosiddetto“Reggimento degli Immortali” è diventato così la realtà di un Progetto unitario che coinvolge i Paesi dell’ex URSS, in memoria dei 26 milioni di sovietici morti durante il II° conflitto bellico.

HANNO DETTO:

«Dovremo essere sempre grati a questo popolo e a questo Paese. Alla memoria dei combattenti e della fedeltà dei suoi uomini, donne, bambini, che difesero la loro amata Patria dall’occupante e furono il simbolo dell’incrollabile spirito dei popoli dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche». Franklin Delano Roosevelt, Presidente degli Stati Uniti d’America dal 1933 al 1945. «Nel corso degli anni di guerra continua, abbiamo potuto vedere come i sovietici abbiano preso su di sé tutto il peso della furia tedesca e l’abbiano annientata. L’intero mondo civilizzato deve riconoscere i meriti della figura centrale di questa lotta : il soldato russo e il suo popolo». Generale USA Joseph Warren Stilwell

L'AUTORE

Enrico Vigna (Torino, 1954) è giornalista e saggista. Tra le sue pubblicazioni: “Jugoslavia 2001. Atti, fatti, misfatti” (Manes 2001); “Pagine di Storia rimosse”: la politica e i crimini di guerra dell’Italia fascista in Jugoslavia (con Pietro Brignoli, Arterigere 2005); “Afghanistan ieri e oggi. 1978-2001. Cronaca di una rivoluzione e di una controrivoluzione”. (La Città del Sole 2006); “Le Chiese d’Oriente e il “regime” siriano”. Zambon Ed. (2013), “L’Ucraina tra golpe, neonazisti, riforme e futuro”. Zambon Ed. (2014), “Ucraina, Donbass. I crimini di guerra della Giunta di Kiev”. Zambon Ed. (2015), “Noi sotto le bombe: i bambini del Donbass scrivono”, (curato con V. Shilova, N. Popova, 2016). Ha collaborato con Riccardo Iacona e RAI Tre al programma “Kosovo. Nove anni dopo” (2008); è coautore, insieme a Rajka Veljovic, del documentario “KOSOVO 2005: Viaggio nell’Apartheid in Europa”. Cofondatore del CIVG (Centro Iniziative per la Verità e la Giustizia), Enrico Vigna è portavoce del Forum Belgrado Italia e presidente dell’Associazione di solidarietà SOS Yugoslavia; nel 2012, è stato onorato del Premio Novosti di Belgrado, per l’attività umanitaria in Serbia/Kosovo-Metohija. I proventi ricavati dalle vendite del libro Grande Guerra Patriottica verranno devoluti – per decisione dell’autore – ai veterani e alle loro famiglie, oggi perseguitati in Ucraina, e ai veterani e alle loro famiglie nel Donbass, attraverso il Progetto “HURA”.

Per ulteriori informazioni: enricoto@yahoo.it

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